Conversazione di Livio Partiti con Giuseppe Culicchia
I LUOGHI DELLE PAROLE
VOLPIANO - SABATO 24 OTTOBRE
GIUSEPPE CULICCHIA
"MY LITTLE CHINA GIRL"
EDT
Pechino. Non c'è città in cui ci si senta stranieri come questa. Sarà che c'è la nebbia anche con il sole. Sarà che i viali sono lunghi quaranta chilometri. Sarà che lo skyline cambia continuamente e le cose vecchie lasciano spazio a quelle nuove e quelle nuove a quelle nuovissime, all'infinito.
Così anche la storia si sfarina, sommersa da cantieri eretti su cantieri. A Pechino vai dove devi, non dove vuoi. Ad esempio: sei certo che il prezzo da pagare al ristorante del Partito Comunista Cinese sia solo quello del conto?
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Giuseppe Culicchia (Torino 1965), figlio di un barbiere siciliano e di un”operaia piemontese, cresce mangiando pane cunzato e leggendo l”enciclopedia Conoscere.
Vince il torneo di calcio della scuola in qualità di riserva disputando solo uno splendido secondo tempo da ala sinistra nella partita contro i professori. Per tutte le superiori passa il tema in classe al compagno di banco in cambio del compito di matematica, esame di maturità compreso.
All”università, abbozza storie in una biblioteca di Palazzo Nuovo e nelle sale del Caffè Fiorio a Torino. Tra i suoi eroi, Hem, Scott e Buk. Ormai ventiduenne, impara a nuotare. Poi finisce a fare l”aiuto-bibliotecario a Londra, e scrive i racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli nell”antologia Papergang Under 25 III (1990).
Dopodiché torna a Torino e dato che vuol continuare a scrivere cerca lavoro in una libreria, dove scopre che Thomas Bernhard ha dato alle stampe un romanzo di circa 500 pagine con un unico punto a capo, più o meno a metà. Commesso/edicolante/magazziniere/tuttofare per una decina d”anni, pubblica il long-seller Tutti giù per terra (1994, premio Montblanc e Premio Grinzane Cavour Autore Esordiente).
Grazie al romanzo d”esordio finisce in copertina su L”Indice dei Libri del Mese, cosa che gli procura molti nemici e molto onore. Invitato più volte al Maurizio Costanzo Show, rifiuta di parteciparvi. Nel 1997 il suo primo romanzo diventa un film con Valerio Mastandrea per la regia di Davide Ferrario. Seguono Paso Doble (1995), Bla Bla Bla (1997), Ambarabà (2000), A spasso con Anselm (2001), Liberi tutti, quasi (2002), Il paese delle meraviglie (2004, premio Grinzane Cavour Francia) e Un”estate al mare (2007), tutti editi da Garzanti e tradotti in una decina di lingue. Nel frattempo, per sei mesi suona la batteria in un gruppo fantasma chiamato Ratones, che però si scioglie dopo che lui propone agli altri membri una canzone intitolata McChicken il cui testo sotto forma di haiku recita: “McChicken / McChicken / McChicken”. Comunque: con Laterza pubblica Torino è casa mia (2005) e Ecce Toro (2006).
Da Einaudi, l”atto unico Ritorno a Torino dei Signori Tornio (2007). Da Feltrinelli, il memoir Sicilia, o cara. Un viaggio sentimentale (2010). Per Mondadori scrive i romanzi Brucia la città (2009), Ameni Inganni (2011) e Venere in Metrò (2012). Nel corso degli anni traduce tra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. Gli piacerebbe tradurre il caro vecchio Ernest, in particolare Fiesta, o al limite Festa Mobile, o anche solo l”ultimo capitolo di Morte nel Pomeriggio, o giusto il racconto Colline come Elefanti Bianchi, ma non gliel”hanno mai proposto. Purtroppo non conosce il norvegese, altrimenti avrebbe fatto di tutto pur di tradurre Knut Hamsun. Collabora o ha collaborato con i quotidiani La Stampa, La Repubblica e il manifesto, con i mensili GQ, Traveller e Linus, con il settimanale Gioia. Tifa per la squadra di calcio di Torino, il Toro. Ma, da vero sportivo, tifa anche per tutte le squadre che in tutte le serie e i tornei incontrano di volta in volta l”altra squadra cortesemente ospitata in città.
Cos”altro? Ama giocare a calciobalilla, anche se non ha mai frequentato l”oratorio (e si vede). Ogni anno a Ferragosto guarda Il sorpasso. Desidera essere sepolto a Marsala. Non subito, però.
IL POSTO DELLE PAROLE
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