Conversazione di Livio Partiti con:
Claudio Pozzani, Krenar Zejno, Sigurbiorg Thrastardottir, Regina Hilberg
CLAUDIO POZZANI
KRENAR ZEJNO
SIGURBIORG THRASTARDOTTIR
REGINA HILBERG
I “venti” di poesia continuano a soffiare anche quest’anno, visto che lo scorso Festival “Parole spalancate” era il ventesimo e questa volta celebriamo i 20 anni (1995–2015) della manifestazione di poesia più grande e longeva d’Italia.
La parola-chiave di quest’anno è Bellezza, una parola diventata rivoluzionaria e in controtendenza, visto il progressivo scivolamento verso l’indifferenza a tutto ciò che esce dal campo visivo perennemente inchiodato su schermi o stando attenti al selciato sul quale camminiamo, in senso reale e metaforico.
La Bellezza, declinata in tutti i suoi aspetti e applicazioni, ci sta accompagnando in un ciclo di incontri settimanali che avrà il suo clou al 21° Festival Internazionale di Poesia (11 – 20 giugno 2015).
Attraverso la Bellezza, vogliamo continuare il grande progetto della Ricostruzione poetica dell’universo, questa sorta di convegno in progress iniziato dieci anni fa, quando la deriva etica, educativa e culturale non si era ancora riverberata nell’economia.
Ricostruire l’universo dentro e attorno a noi recuperando il valore e la forza della parola attraverso la sua espressione più alta e destabilizzante, ossia la Poesia: questa è l’idea-forza che ci ha spinto a creare 20 anni fa il Festival e che moltiplica oggi la nostra resilienza.
Ancora una volta, Parole spalancate non sarà una mera vetrina dei più importanti poeti del mondo, noti o emergenti, ma un’oasi nella quale ritemprarsi, caricarsi di energia, risciacquarsi la mente, scambiare opinioni ed esperienze, all’ombra di parole che gli autori invitati offriranno al pubblico, che da venti anni segue sempre più numeroso questa manifestazione.
ascolta la conversazione
www.festivalpoesia.org
Ultimamente sono stato in Bosnia, Armenia, Ecuador, Marocco, Canada, Georgia e in ognuno di questi Paesi , quando andavo nelle scuole, iniziavo sempre il mio incontro-performance con questa domanda: “Qual’è il vostro sogno?”
Potevano essere alunni delle elementari o studenti universitari, ma c’era sempre una selva di mani alzate per esprimere il proprio desiderio… e fra questi i più gettonati erano due : “viaggiare e in particolare venire in Italia” e poi “Fare qualcosa di utile per il mio Paese”.
Quando vado nelle scuole e università in Italia e rivolgo la stessa domanda, c’è di solito un silenzio imbarazzante (con poche e ossigenanti eccezioni). Diavolo… non si chiede una risposta razionale, ma un sogno ! Che so, astronauta, rockstar, genio del web, raddrizzatore di banane col laser, qualsiasi cosa si sogni di fare…
Pensavo a questa differenza di desiderio e di capacità di astrazione quando ho letto i dati Istat secondo i quali i poveri in Italia sono circa il 20 %.
Ma questi dati si fermano alla possibilità di spesa, alle cifre, al denaro guadagnato. La povertà di sogni e di cultura nel nostro Paese è molto più elevata e terrificante.
Quando sento discorsi del tipo « non ho tempo di leggere/ di andare a teatro/ di vedere una mostra » ho la conferma che ha vinto ( o almeno sta vincendo) l’Esercito dell’Ombra.
Quando vedo persone dai 14 ai 25 anni che non riescono neanche a pronunciare una loro aspirazione, soprattutto per paura di essere presi per sognatori o ingenui o altre etichette infamanti, io so che l’Esercito dell’Ombra li vedrà presto tra i suoi soldati, pronto a prendere in giro chi cerca di pensare, lavorare e vivere creando qualcosa di diverso.
Quando sento (ovunque io vada nel mondo) che il mio Paese è il più sognato, il più invidiato, visto come meta irrinunciabile e quando torno vedo questa desolazione fatta dalla triplice “I” (ignoranza, insofferenza e ignavia), so che non ci sarà via d’uscita tranquilla o rimedio, perché qualora di risolvesse la crisi economica, tornerebbe l’arroganza dei ri-arricchiti e le 3 “I” resterebbero al loro posto, magari peggiorate. L’arte e la cultura sarebbero solo parole con le quali i portatori insani di 3 i si metterebbero l’anima in pace regalando soldi ai soliti carrozzoni teatral-accademici e fondazioni pseudoculturali create da loro stessi.
Quando vedo che in tutti i siti di enti locali l’assessorato alla cultura è l’ultimo della lista e si ricorda a malapena il nome del Ministro dei Beni e Attività Culturali mi viene in mente un parallelo tra la cultura e il ragazzino scarso a giocare a pallone che nelle partite nelle piazzette rimaneva sempre ultimo nelle scelte, spesso umiliato e paragonato al pallone.
Quando parlo di bisogno di una rivoluzione culturale e vedo intorno a me facce indifferenti o stupite so che l’Esercito dell’Ombra ha già preso possesso dei loro sensi.
Però, quando mi viene voglia di scappare dal mio Paese, dopo un attimo di scoramento mi viene da pensare, forse con ingenua fierezza, che lo lascerò solo dopo aver cacciato fuori a calci tutti quelli che mi spingono ad aver voglia di lasciarlo.
Sono loro a doversene andare, non noi. E’ l’Esercito dell’Ombra a dover essere dissolto dalle illuminazioni, dalla luce delle idee e delle creazioni.
La ricostruzione culturale inizia da qui, da un libro letto anziché scritto; da un’ora in più in cui ci regaliamo la bellezza di una mostra, di uno spettacolo, di un paesaggio, di una passeggiata ; da una vita non più divisa tra lavoro e tempo libero dove la cultura è vista come la terza incomoda (« non mi fa guadagnare e non mi diverte »).
C’era qualcuno che quando sentiva la parola “cultura” metteva mano alla pistola. Ora siamo attorniati da persone che quando la sentono sparano direttamente. Soprattutto stupidaggini.
A mio avviso i Padri costituenti avrebbero dovuto scrivere “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, arte e cultura”, per evitare che migliaia di italiani si siano dovuti vergognare di aver dedicato la propria vita fisica, mentale, professionale, spirituale e sentimentale alla meditazione, alla scoperta, alla divulgazione e alla creazione di idee, pensieri e bellezze.
Se siamo famosi nel mondo non è certo per la produzione di acciaio o per l’estrazione di petrolio, ma per l’arte, la cultura, la bellezza e la creatività in ogni comparto della vita quotidiana (design, moda, gastronomia, ecc) e da questo bisogna ripartire.
D’altronde anche numericamente e già adesso i lavoratori impiegati in campi riconducibili alla creatività sono molto superiori di altre categorie.
Credo che sia possibile invertire la rotta, svegliandosi da questa ipnosi indotta dall’anima buia dell’Esercito dell’Ombra.
Si tratta di non abbassare più la guardia, non avere più paura a tenere occhi aperti e schiena dritta, sia nella vita sociale che nella propria sfera intima.
Rifiutare quello che non ci va più bene, a costo di rinunciare a qualcosa. Intanto, questo “qualcosa” è molto spesso un superfluo che è diventato necessario grazie a un lavaggio del cervello continuo.
Non ombra… ombra… ma un battito di ciglia ancora!
Claudio Pozzani, poeta
IL POSTO DELLE PAROLE
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