Conversazione di Livio Partiti con Leonardo Merlini
LEONARDO MERLINI
LA GRANDE INVASIONE
IVREA
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Conversazione di Livio Partiti con Leonardo Merlini
LEONARDO MERLINI
LA GRANDE INVASIONE
IVREA
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Conversazione di Livio Partiti con Lucia Panzieri
LUCIA PANZIERI
LA GRANDE INVASIONE
IVREA
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Conversazione di Livio Partiti con Ines Cavalcanti
PREMIO OSTANA
SCRITTURE IN LINGUA MADRE
DAL 30 MAGGIO AL 02 GIUGNO 2015
“Il Premio Ostana: scritture in lingua madre”, appuntamento con le lingue del mondo a Ostana, paese occitano in Valle Po, ai piedi del Monviso, è alla sesta edizione. Quest’anno, eccezionalmente, si svolgerà su quattro giornate, approfittando del lungo ponte festivo. Si inizia sabato 30 maggio, alle ore 16, per proseguire nelle giornate di domenica 31 maggio, lunedì 1 giugno e martedì 2 giugno.
Quattro giorni di incontri, intrecci e confronti fra lingue di varie parti del mondo, rappresentate dagli Autori premiati (scrittori, poeti... semplicemente artisti), che sono ambasciatori della cultura del loro popolo. “Il Premio Ostana: scritture in lingua madre”, è una festa sulla biodiversità culturale dell’umanità. Caratteristica originale del Premio è infatti la sua dimensione gioiosa e conviviale, al di fuori degli schemi classici dei convegni letterari per soli specialisti, il suo essere animato da un’idea di convivència, parola trobadorica che significa “l’arte di vivere insieme in armonia”. Ascoltando il suono di lingue poco diffuse che vogliono vivere, scoprendo attraverso le lingue le storie antiche e recenti dei popoli che le parlano, ad Ostana ci si emoziona e ci si diverte.
http://www.chambradoc.it/premioOstana-ScrittureInLinguaMadre.page
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“Il Premio Ostana: scritture in lingua madre”, appuntamento con le lingue del mondo a Ostana, paese occitano in Valle Po ai piedi del Monviso, è giunto ormai alla settima edizione che quest’anno, eccezionalmente, si svolgerà su quattro giornate, dando vita a un vero e proprio festival che possa trasformare Ostana in un punto di ritrovo del multilinguismo, della scrittura e dell’arte.
“Il Premio Ostana: scritture in lingua madre”, è una festa sulla biodiversità culturale dell’umanità. Caratteristica originale del Premio è infatti la sua dimensione gioiosa e conviviale, al di fuori degli schemi classici dei convegni letterari per soli specialisti, il suo essere animato da un’idea di convivència, parola trobadorica che significa “l’arte di vivere insieme in armonia”. Ascoltare il suono di lingue poco diffuse che ciononostante vogliono vivere, per scoprire attraverso le lingue le storie antiche e recenti dei popoli che le parlano.
Si inizia sabato 30 maggio, alle ore 16, per proseguire nelle giornate di domenica 31 maggio, lunedì 1 giugno e martedì 2 giugno. Quattro giorni di incontri, intrecci e confronti fra lingue di varie parti del mondo, rappresentate dagli autori premiati, che sono ambasciatori della cultura del loro popolo.
A partire dalle ore 16 di Sabato 30 maggio nella Sala Polivalente del Municipio di Ostana il Sindaco Giacomo Lombardo inaugurerà la sesta edizione del premio con un saluto di benvenuto. In questa occasione verranno presentate anche la CIRDOC – mediateca occitana a cura di Jeanne-Marie Vazelle, la carta geografica multimediale degli autori premiati nelle passate edizioni a cura di Ines Cavalcanti e la mostra fotografica degli autori premiati a cura di Sergio Beccio.
I sei autori vincitori nelle varie categorie del Premio incontreranno il pubblico, conversando con relatori di spicco. Agli incontri seguiranno specifiche performance (recital, spettacoli, proiezioni, visite guidate) dedicate alle tematiche e alle terre degli autori.
A seguire la cerimonia di presentazione, il primo incontro sarà con Jaques Thiers (Ghjacumu THIERS) - scrittore, poeta, professore di lingua e letteratura Corsa – premiato nella categoria Premio Internazionale, che converserà con Diego Corraine – studioso di lingua sarda, traduttore ed editore - sul ruolo della letteratura per il consolidamento, promozione e modernizzazione delle lingue nazionali emergenti. A seguire, il recital della cantante corsa Patrizia Gattacea che interpreterà brani letterari e poetici dell’autore.
Dopo la cena, alle 21:30, sarà il turno del finlandese Niillas Holmberg, Premio Giovani di questa edizione, autore saami che si potrebbe definire un artista completo: è un poeta, un musicista, un cantante e anche un attore teatrale e televisivo. Holmberg converserà con Aurélia Lassaque - scrittrice e poetessa occitana – sul tema dei confini nel campo d’azione della creazione artistica saami contemporanea. A seguire, lo spettacolo “Aura Boreala”: performance di poesia e musica ideata dall’autore e dalla scrittrice.
Gli eventi di Domenica 31 maggio si apriranno alle 10 con l’incontro dedicato all’autore Premio per la lingua occitana James Thomas. James Thomas è un traduttore e ricercatore in letteratura occitana, che si è interessato alla lingua dopo un soggiorno a Béziers. Oltre al suo lavoro di traduzione, Thomas ha dato vita a un impressionante lavoro di ricerca e analisi culminato nella sua antologia di letteratura occitana, resa possibile dal contributo dell’editore Clive Boutle, anch’egli presente e insignito del Premio per la traduzione. Thomas dialogherà con lo scenggiatore e scrittore Fredo Valla, in un incontro dedicato al suo lavoro. Boutle invece converserà con la traduttrice francese Jeanne-Marie Vazelle sulla scommessa di pubblicare opere rare e minoritarie nel XX secolo.
Alle 15, poi, a dialogare con la scrittrice Valentina Musmeci sarà il Premio Speciale per la lingua tutunakú Jun Tiburcio Perez Gonzales, nato in Chumatlá, nella sierra, cantore della sua terra in poesia e in prosa, insegnante di educazione indigena, artista versatile, pittore, scultore, ha esposto le sue opere artistiche in molti paesi. Il suo nome d’arte è Jun, che in tutunakú (lingua indigena del Messico) significa colibrì, animale sacro e protagonista dell’incontro, intitolato “La transitorietà della vita nella metafora del colibrì” e scandito da letture tratte dal poema Xlamat Jun. A seguire verrà proposta una visita guidata a Bouligar, il centro polifunzionale di Miribrart per il quale Jun realizzerà una scultura in ceramica d’arte azteca.
La seconda giornata d’incontri si chiuderà alle 21:30 con la Festa delle Lingue Madri, caratterizzata da danze e canti occitani; contributi musicali, poetici e artistici con: I Blu l’Azard, Luca Pellegrino, Dario Anghilante e Aurélia Lassaque (Occitania), Jun Tiburcio (Messico), Niillas Holmberg (Finlandia), Patrizia Gattaceca (Corsica).
Anche la giornata di Lunedì 1 giugno sarà fitta d’incontri. Durante tutta la giornata la piazzetta adiacente al Municipio ospiterà “La Fountaneto” – una scultura dal vivo con Barba Brisiu (Fabrizio Ciarma) omaggio artistico al Premio Ostana.
Alle 15 gli autori premiati tornano sul palco. La prima sarà Antonia Arslan: padovana di origine armena, autrice di saggi fondamentali sulla narrativa popolare e la letteratura femminile tra Ottocento e Novecento, ha riscoperto le proprie origini armene traducendo le opere del grande poeta Daniel Varujan. Nel 2004 ha dato voce alle memorie familiari nel romanzo “La masseria delle allodole”, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti ed è stato tradotto in 15 lingue, e da cui i fratelli Taviani hanno tratto l’omonimo film. Nell’anno in cui ricorre il genocidio armeno il Premio Ostana le conferisce il Premio Nazionale. Antonia Arslan converserà con Valentina Musmeci sul valore della cultura e della lingua degli armeni, al di là del genocidio.
Alle 16:30 Siobhan Nash-Marshall, professoressa di filosofia cristiana al Manhattanville College, terrà una Lectio magistralis sul caso del Nagorno Karabak e sulla lotta delle minoranze per sopraavvivere oggi intitolata “Il tradimento della filosofia”. Docente di respiro internazionale, ha conseguito i suoi due dottorati di ricerca presso la Fordham University e l'Università Cattolica di Milano. È autrice di diversi libri e numerosi articoli sulla metafisica e la ricettività dell'intelletto, due fra le tematiche a lei più care.
Il pomeriggio dedicato all’Armenia continua alle 17:30 con una tavola rotonda dedicata alla lingua, all’arte, alla musica, alla letteratura e alla storia del paese, guidata dal giornalista Valter Giuliano, con letture in armeno dai classici della letteratura armena e cenni di brani musicali dal repertorio armeno. Interverranno Garen Kökciyan (Unione Armeni d’Italia); Vasken Berberian (regista, scrittore), Ugo Volli (semiologo).
Alle 21:30 verrà poi proiettato il film “La Masseria delle Allodole” di Paolo e Vittorio Taviani, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Antonia Arslan.
La rassegna si chiuderà, dunque, martedì 2 giugno con la cerimonia di consegna dei premi e il conferimento da parte del Comune di Ostana della cittadinanza onorario a Antonia Arslan.
I VINCITORI 2015 del Premio Ostana
Scritture in lingua madre
Escrituras en lenga maire
Jun Perez Gonzalez TIBURCIO (Jun TIBURCIO)
Lingua madre tutunakú
Premio Speciale
Presentato da Valentina Musmeci
Jacques THIERS (Ghjacumu THIERS)
Lingua madre corsa
Premio Internazionale
Presentato da Diego Corraine
Antonia ARSLAN
Lingua madre armena
Premio Nazionale
Presentata da Valter Giuliano
James THOMAS
Premio per la lingua occitana
Lingua madre occitana
Presentato da Fredo Valla
Niillas HOLMBERG
Lingua madre saami
Premio Giovani
Presentato da Aurélia Lassaque
Clive BOUTLE
Lingua madre inglese
Premio per la traduzione
Presentato da Jeanne-Marie Vazelle
Comitato organizzatore
Giacomo Lombardo, Presidente
Ines Cavalcanti / Aurélia Lassaque / Valentina Musemeci / Valter Giuliano / Fredo Valla
INFO: 328-3129801 [email protected]
www.chambradoc.it
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Lucia Tilde Ingrosso
GABRIELE DADATI, MARCO DRAGO,
LUCIA TILDE INGROSSO, PIERFRANCESCO MAJORINO
"DIVORARE MILANO"
LAURANA EDITORE
I potenti del mondo, per reggerne le sorti, hanno bisogno di tanto in tanto di vedersi tutti insieme in gran segreto. Mentre sulla scena pubblica sembrano in lite, sotto sotto sono tutti d’accordo per indirizzare il nostro futuro. Ma come fanno Obama e Papa Francesco, Zuckeberg e Bono Vox, la Merkel e tutti gli altri a incontrarsi? Quando sono in una città per un grande evento, a un bel momento spariscono e parlano È così che il 2 maggio 2015, dopo l’inaugurazione di Expo, tutti i potenti del mondo sono a Milano e si infilano nella stazione Repubblica della metro per confabulare. E andrebbe tutto bene, se non fosse che l’impianto di condizionamento della stanzetta segreta va a pallino e si trovano costretti a risalire in superficie. Inizia così una lunghissima giornata che intreccia i destini di gente quasi comune (un novantenne in libera uscita dall’ospizio e una ragazza che cerca lavoro, uno che deve prendere casa e un romantico alcolista) ai potenti del mondo in libera uscita.
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Gabriele Dadati (Piacenza, 1982) ha pubblicato Sorvegliato dai fantasmi (peQuod, 2006; Barbera, 2008), premio Dante Graziosi e finalista come Libro dell’anno per Fahrenheit di Radio 3 Rai, e Il libro nero del mondo (Gaffi, 2009). Nel 2009 ha rappresentato l’Italia nel progetto Scritturegiovani di Festivaletteratura di Mantova. Collabora con Booksweb.tv e scrive su “Libertà”.
Marco Drago dirige la collana digitale Laurana Reloaded, in cui ripubblica la migliore narrativa italiana dagli anni Novanta a oggi arricchita da inediti.
Lucia Tilde Ingrosso (Milano, 1968) torna con questo romanzo alla fortunata serie dell'ispettore Rizzo (La morte fa notizia, A nozze col delitto, Io so tutto di lei, Nessuno, nemmeno tu), pubblicato da Kowalski e Feltrinelli UE. Tra i suoi libri compaiono anche Uomo giusto cercasi (Piemme, 2011) e numerosi titoli firmati a quattro mani con Giuliano Pavone, tra cui ricordiamo Milano in cronaca nera (Newton Compton, 2010) e Milano per i tuoi bambini. 265 idee per crescere bene in città (Novecento Editore, 2014). Lavora come giornalista per il mensile "Millionaire".
Pierfrancesco Majorino (Milano, 1973) è assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano. È autore di un reportage sul mondo giovanile (Giovani anno zero, Adnkronos), dei romanzi Dopo i lampi vengono gli abeti (peQuod), L’eterno giovedì (Baldini Castoldi Dalai editore) e Togliendo il dolore dagli occhi (Italic).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Giorgio Inglese
GIORGIO INGLESE
"VITA DI DANTE"
CAROCCI EDITORE
Che cosa sappiamo davvero di Dante Alighieri? Le tracce lasciate dal poeta nei documenti del suo tempo sono pochissime. Le notizie tramandate dai primi biografi intrecciano ai ricordi autentici molte fioriture leggendarie. Tracce e notizie trovano una chiave di lettura solo grazie al monumento autobiografico, non privo di interni contrasti, che l’Alighieri ha costruito nelle sue opere – dalla Vita nova alla Commedia. Senza mai dissimulare lo scarto fra critica dei documenti e interpretazione storico-letteraria, il libro disegna così il profilo di una possibile “Vita di Dante scritta da esso”.
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Giorgio Inglese è professore ordinario di Letteratura italiana alla Sapienza Università di Roma. Ha curato e commentato le grandi opere di Machiavelli ed è condirettore dell’Enciclopedia Machiavelliana della Treccani, uscita nel 2014. Per Carocci editore ha pubblicato: Breve storia della scrittura e del libro (con F. M. Bertolo, P. Cherubini, L. Miglio, 8a rist. 2012); Come si legge un’edizione critica. Elementi di filologia.
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Conversazione di Livio Partiti con Mario Capello
MARIO CAPELLO
"L'APPARTAMENTO"
TUNUE' EDIZIONI
Come molti della sua generazione, Angelo si è trasferito in città per inseguire il sogno di un lavoro creativo, ma la fine del suo matrimonio, il bisogno di colmare la distanza che lo separa dal figlio, lo portano a tornare in paese dalla sua famiglia e a trovare un prosaico impiego da agente immobiliare. Proprio quando sembra che la calma provinciale lo stia inglobando, offrendogli una torbida serenità, l’incontro con Ferrero, l’incarnazione del modello che Angelo aspira a essere, rimescola le carte in gioco modificando, forse per sempre, la sua percezione delle cose.
Un romanzo toccante sulla difficoltà di chi si trova ad affrontare il delicato passaggio alla piena vita adulta, in cui i luoghi non sono mai innocui perché pregni di un passato pronto a riemergere. Una storia raccontata con uno stile limpido che, pagina dopo pagina, si tinge di colori tenui su cui, inaspettatamente, si staglia la luce.
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Mario Capello è nato a Carmagnola, una cittadina in provincia di Torino, nel 1976. Dopo la laurea e il biennio della Scuola Holden, ha iniziato a lavorare in campo editoriale. Il suo primo romanzo, I fuochi dell’86, è del 2009.
www.tunue.com
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Conversazione di Livio Partiti con Alberto Toni
ALBERTO TONI
-VIVO COSI'-
NOMOS EDIZIONI
Alberto Toni (1954) vive e lavora a Roma. Tra le sue opere in versi: La chiara immagine, Rossi & Spera (1987), premio speciale opera prima L’isola di Arturo-Elsa Morante; Partenza, Empirìa (1988); Dogali, Empirìa (1997), premio Sandro Penna; Liturgia delle ore, Jaca Book (1998), premio internazionale Eugenio Montale; Teatralità dell’atto, Passigli (2004), premio Pier Paolo Pasolini; Mare di dentro, Puntoacapo Editrice (2009); Alla lontana, alla prima luce del mondo, Jaca Book (2009), finalista premio Brancati, premio Camaiore, premio Dessì; Democrazia, La Vita Felice (2011); Un padre, in Almanacco dello Specchio 2010-2011, Mondadori (2011); Polvere, sassi, oli, Il Bulino (2012); Mare di dentro e altre poesie, e-book,
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www.nomosedizioni.it
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Conversazione di Livio Partiti con Mattia Bianco
MATTIA BIANCO
"LA TUA MONTAGNA. LE TUE EMOZIONI"
PREMIO POESIA
OSTANA
La XVI edizione è dedicata a tratteggiare i contorni di una montagna viva: una montagna che vive ad di là del lontano ricordo del passato, oltre lo stereotipo di luogo incantato tra la natura incontaminata, o del parco a uso e consumo dei suoi amanti occasionali. Una montagna come luogo di vita e di quotidianità, memore del passato ma proiettata in un futuro fatto di sogni e della fatica necessaria per realizzarli.
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Il premio letterario dà spazio alle diverse forme letterarie, dalla prosa alla poesia.
Il concorso fotografico è stato introdotto nel 2014. Dedicato a chi la montagna preferisce raccontarla attraverso la suggestione dell’immagine.
https://montagnemozioni.wordpress.com/
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con GianMario Pilo
GIANMARIO PILO
LA GRANDE INVASIONE
IVREA
Nei mesi passati a immaginare La grande invasione abbiamo pensato alla parola “leggerezza” come alla sostantivazione del verbo leggere.
Leggerezza è dunque per noi l’atto, anzi la sostanza stessa del leggere.
Qui vogliamo affrontare il tema della lettura con una leggerezza che non vuol dire né sbadataggine né mancanza di serietà: siamo molto seri e molto concentrati nel volerci divertire, nel voler condividere un testo, e il piacere della sua lettura.
Vogliamo vivere con voi, con noi, un incanto: la sensualità della parola – letta, ascoltata, analizzata, scelta, tradotta, interpretata, commentata, assaggiata, cantata.
Per quattro giorni ci divertiremo, e quello che ad alcuni può sembrare anomalo o nuovo è che ci divertiremo con i libri, e grazie ai libri. Una casa editrice e una libreria si sono incontrate e hanno messo intorno a un tavolo, e intorno a un’idea, tante realtà: piccole e grandi, locali e nazionali, pubbliche e private; e tutte hanno aderito con entusiasmo alla creazione di questo festival, che di entusiasmo è fatto e si nutre. Nella nostra idea, è una invasione (pacifica, s’intende) dei libri nella città, nella vita di ciascuno di noi, nel nostro tempo.
Sentiamo dire da sempre che si legge poco, troppo poco. Molti se ne lamentano (ed è giusto nutrire una viva preoccupazione per questo fenomeno) ma sembrano aspettare risposte, o soluzioni, dall’alto. A noi piace cercarle dal basso, tra la gente, fra i lettori giovani o meno giovani, nelle strade e nelle scuole, in rete e in libreria, al bar o all’enoteca, in viaggio e a casa. La grande invasione ha l’ambizione di essere una piccola significativa risposta, nei modi e con lo spirito che ci sono vicini.
Già da tempo parliamo di questa come “la prima edizione del festival”, perché sappiamo che continuerà. Vorremmo che questa esperienza lasciasse un segno, e che fosse un segno.
Un segno che questa leggerezza pesa.
Marco Cassini e Gianmario Pilo
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www.lagrandeinvasione.it
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Fratel MichaelDavide Semeraro
FRATEL MICHAEL DAVIDE SEMERARO
"UNA VITA CONSACRATA SOSTENIBILE"
FESTIVAL BIBLICO
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Fratel Michaeldavide Semeraro è monaco benedettino dal 1983. Dopo i primi anni di formazione monastica ha conseguito il Dottorato in Teologia Spirituale presso l’Università Gregoriana di Roma. Nel suo servizio di intelligenza della fede e di accoglienza della vita, cerca di coniugare la sua esperienza monastica con l’ascolto delle tematiche che turbano e appassionano il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo. Collabora ad alcune riviste e, compatibilmente con le esigenze della vita monastica, tiene conferenze e accompagna ritiri. Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato Quando Gesù dice “no!” (2011), È la Pasqua del Signore. Celebrare meglio per vivere bene (2012), La vela nel cuore... viaggio nella preghiera (2013) e Dio ama la vita (2014), una riflessione biblico-spirituale sui primi sei capitoli di Genesi. Per ulteriori informazioni vedi: www.lavisitation.it.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Giulio Busi
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Giulio Busi, insegna Cultura ebraica alla Freie Universität di Berlino ed è fra i maggiori esperti mondiali di ebraismo medievale e rinascimentale. Per Einaudi ha pubblicato altri cinque Millenni: Mistica ebraica (con Elena Loewenthal), Simboli del pensiero ebraico, Qabbalah visiva, Zohar e Giovanni Pico della Mirandola (con Raphael Ebgi). Per Aragno ha pubblicato La vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico della Mirandola. Collabora con il «Sole 24 Ore». È presidente della Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio.
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Conversazione di Livio Partiti con Sebastiano Ruiz Mignone
SEBASTIANO RUIZ MIGNONE
"LA PICCOLA GRANDE GUERRA"
ILLUSTRAZIONI DI DAVID PINTOR
LAPIS EDIZIONI
Andrea riceve in dono da Walter, il suo papà, una scatola di soldatini.
Quando Walter viene inviato al fronte per combattere la guerra, quella vera, Andrea resta da solo a giocare con il suo esercito di stagno: capirà presto che ogni soldatino è un uomo da salvare, il papà di un bambino che, come lui, è in attesa di poter tornare a casa.
Un albo intenso e poetico sull’assurdità della guerra, dove il ritorno a casa del protagonista e l’abbraccio finale con il suo bambino sono la felice conseguenza del ripudio di ogni sopraffazione.
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PREMIO ANDERSEN 2015
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
SEBASTIANO RUIZ MIGNONE
"LA PICCOLA GRANDE GUERRA"
LAPIS EDIZIONI
«Sebastiano Ruiz Mignone racconta con levità una realtà brutale, componendo una parabola che si schiera dalla parte della pace e dei bambini. E che fa dei bambini gli attori fondamentali della salvezza degli adulti, sia dalla guerra che dalla disumanizzazione. Intense e bellissime le tavole di David Pintor, costruiscono i quadri di una storia coinvolgente». Luisa Mattia su Consumatrici.it recensisce La piccola grande guerra, di Sebastiano Ruiz Mignone, illustrazioni di David Pintor.
Sebastiano Ruiz Mignone, insegnante di lettere, scrive opere di narrativa per bambini e ragazzi caratterizzate da uno stile lieve grazie al quale riesce ad affrontare anche i temi più complessi. Ha pubblicato con le principali case editrici italiane (Piemme, Giunti, Feltrinelli, EL Einaudi). Con Lapis ha pubblicato Il compleanno di Franz.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Luca Kocci
VALERIO GIGANTE, LUCA KOCCI, SERGIO TANZARELLA
"LA GRANDE MENZOGNA"
DISSENSI EDIZIONI
Lo sapevate che mentre i cappellani militari italiani – a cui venne proibito di utilizzare la parola “pace” – benedivano le armi che servivano ad uccidere o intonavano Te Deum di ringraziamento per le stragi perpetrate nei confronti dei nemici, plotoni di prostitute venivano inviate dagli Stati maggiori al fronte per tenere alto il morale della truppa? Che nonostante la martellante propaganda e l’esaltazione dell’eroismo dei soldati, suicidi, automutilazioni, disturbi mentali di ogni tipo e alcolismo erano tra i fenomeni più diffusi tra i militari in trincea? Che le mazze ferrate erano tra gli strumenti in dotazione agli eserciti per finire come bestie al macello i soldati agonizzanti, specie dopo aver usato contro di loro i gas asfissianti? Che i fanti che esitavano a lanciarsi all’assalto del nemico venivano trucidati dai carabinieri appostati alle loro spalle? Che per essere fucilati bastava anche solo tornare in ritardo dopo una licenza, oppure venire sorpresi a riferire o scrivere una frase ingiuriosa contro un superiore? E che ai prigionieri di guerra italiani, considerati vili, imboscati e disertori, il nostro governo, unico tra i Paesi belligeranti, non inviò alcun aiuto che ne alleviasse le terribili condizioni di detenzione?
Questi ed altri fatti sono noti agli studiosi ed agli specialisti ma non al lettore (italiano) medio, perché buona parte della pubblicistica divulgativa ha quasi sempre presentato la prima guerra mondiale in termini eroici, ridimensionando o nascondendo gli aspetti più tragici del conflitto.
Questo libro vuole invece raccontare in maniera documentata e rigorosa, ma con un ritmo agile e un approccio adatto anche ai “non addetti ai lavori”, alcune delle questioni meno conosciute e più controverse dell’ingresso, della partecipazione e della memoria della “grande guerra” degli italiani. Un “antidoto” alle celebrazioni retoriche ed acritiche del centenario dell’ingresso dell’Italia nella I guerra mondiale. Un invito ad una memoria generatrice di coscienza, che sia strumento per leggere il presente e soprattutto produrre futuro. Il più possibile diverso dal passato che ancora grava, pesantemente, sulle nostre spalle.
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http://www.wuala.com/livio.partiti/ilpostodelleparole/150523/
Conversazione di Livio Partiti con Giuseppe Scaraffia
GIUSEPPE SCARAFFIA
NELLE CASE DEGLI SCRITTORI.
LETTERATURA, COLLEZIONISMO E ARREDAMENTO
DIALOGHI SULL'UOMO
PISTOIA
Nel Settecento la vita intellettuale si svolgeva nei salotti e nei caffè, ma dopo la Rivoluzione francese e con l’alba della società di massa, gli intellettuali si chiudono all’esterno e si circondano di oggetti evocatori e di oggetti da collezione, che diventano prismi attraverso i quali guardarsi e guardare il mondo. La casa si trasforma in libro.
Gli scrittori, per vedere meglio la realtà del loro tempo, le voltano la schiena, senza lasciarsi accecare dai bagliori del progresso. L’eccentrico collezionismo degli scrittori strappa il valore bruto alle cose, salvandole in un’arca-rifugio, e gliene fa assumere un altro.
Nella sua perenne clausura, Balzac non potrebbe scrivere senza gli arredi per cui non esita a indebitarsi. Loti si rifugia in un Oriente fittizio, Apollinaire sogna mobili sgonfiabili e Cocteau si misura con lo spazio. Come diceva Montesquiou, l’arredamento è uno stato d’animo.
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Giuseppe Scaraffia, insegna Letteratura Francese a Roma all’Università La Sapienza dal 1976. Collabora al supplemento domenicale del Il Sole 24 ore e scrive per Sette. Con la sua compagna, Silvia Ronchey, ha condotto per alcuni anni alla Rai la trasmissione culturale L’altra edicola. Nel 2000 è stato nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere dall’Ordre des Arts et des Lettres, dal Ministero della Cultura francese. Nel 2008 ha vinto il premio speciale Grinzane-Beppe Fenoglio per il libro Cortigiane (Mondadori, 2008). Gli piace occuparsi seriamente di cose frivole e viceversa. Ha scritto romanzi e saggi, fra cui: Femme fatale (Vellecchi, 2009); Le torri d’avorio (Excelsior 1881, 2010); Le signore della notte. Storie di prostitute, artisti e scrittori (Mondadori, 2010); La donna fatale (Nuova cultura, 2011); Infanzia (2013), I piaceri dei grandi (2013) per Sellerio Editore Palermo e Il romanzo della costa azzurra (Bompiani, 2013).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Ferdinando Scianna
FERDINANDO SCIANNA
ABITANTI. ABITAZIONI. ABITI
DIALOGHI SULL'UOMO
PISTOIA
Gli uomini sono gli abitanti della terra. Ma, fin dall’inizio della nostra avventura, abbiamo cercato, scelto dove e come abitare la terra. Da nomadi cacciatori, soprattutto ripari, caverne. Da coltivatori stanziali le nuove abitudini ci hanno spinto a costruire le abitazioni: case tana, case capanna. Tante capanne, un villaggio, e poi le città, le megalopoli. Maniere sempre diverse di essere uomini, di stare insieme. In tempi recenti l’esplosione demografica e l’industrializzazione hanno fatto sì che altri costruissero per noi le case, le città, e spesso accade che le nostre abitazioni non ci assomiglino più. Peggio, le sentiamo estranee, persino nemiche.
Forse è diventato impossibile raccontare la vita alienata delle periferie, perché quelle strutture erano state costruite non per viverci, ma per essere fotografate e pubblicate nelle riviste di architettura. Anche le nostre abitazioni, anche noi abitanti, stiamo rischiando di trasformarci in immagini?
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Ferdinando Scianna è uno dei più importanti fotografi italiani. Introdotto da Henri Cartier-Bresson, nel 1982 entra nell’agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage e al ritratto la fotografia di moda e di pubblicità. Critico e giornalista, ha scritto: Etica e fotogiornalismo (Electa, 2010); Baaria, Bagheria (con G. Tornatore, 2009); Lo specchio vuoto. Fotografia, identità, memoria (Laterza, 2013); Piccoli mondi (2012), Ti mangio con gli occhi (2013), Visti & scritti (2014) per Contrasto.
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Conversazione di Livio Partiti con Massimo Borrelli
MASSIMO BORRELLI
ASSESSORE COMUNE BRA
ASPETTANDO CHEESE!
Dal 18 al 21 settembre 2015 a Bra torna Cheese, la manifestazione biennale dedicata alle forme del latte e al mondo dei formaggi, organizzata da Città di Bra e Slow Food Italia. Nei mesi che vedono il tema del cibo quale protagonista assoluto di Expo 2015, un ciclo di appuntamenti che coinvolgeranno i produttori internazionali presenti a settembre condurrà il pubblico verso la decima edizione dell’evento. “Aspettando Cheese” prenderà il via già a maggio: quattro gli eventi, uno al mese, per incontrare produttori e giornalisti dei paesi ospiti – Svizzera, Spagna, Francia e Regno Unito – e scoprire i loro formaggi, accompagnati dai vini del Consorzio del Roero e declinati a tavola dai ristoranti del territorio.
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Si parte mercoledì 20 maggio, alla scoperta della Svizzera e di quattro grandi Presìdi Slow Food a latte crudo vaccino: il Vacherin, lo Sbrinz d’alpeggio, lo Zincarlin e l’Emmentaler. Il 16 giugno l’appuntamento è con il meglio della produzione proveniente dalla Spagna, il 16 luglio incontreremo la Francia, mentre il 27 agosto si andrà alla scoperta dei formaggi del Regno Unito.
Gli appuntamenti, aperti al pubblico previa prenotazione, si svolgeranno alle ore 19 a Palazzo Mathis, in piazza Caduti per la Libertà della città piemontese, dove un produttore e un giornalista del paese ospite incontreranno il pubblico, moderati da esperti del settore lattiero-caseario, per poi guidare i presenti in una degustazione abbinata ai vini del Consorzio del Roero. Contestualmente, nei ristoranti di Bra sarà possibile assaggiare i formaggi del produttore ospite, quale ingrediente d’eccezione in piatti appositamente studiati per l’evento.
“Aspettando Cheese” è un evento organizzato da Città di Bra e Slow Food Italia, in collaborazione con l’Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero, nell’ambito del progetto “Tra Alpi e Langhe” della Fondazione CRC. Per maggiori informazioni, contattare l’Ufficio turismo e manifestazioni del Comune di Bra, al numero 0172.430185 e all’indirizzo e-mail [email protected].
TAVOLA.TERRA
un passo indietro, per uno sguardo avanti
Conversazione di Livio Partiti con Aldo Cibic
ALDO CIBIC
Se penso alla casa che vorrei, non posso non tener conto di come sono cambiato io e la società intorno a me. Penso a quanti metri di guardaroba mi bastano, a come concepire una camera da letto piccola ma accogliente, a come organizzare una zona che si adatti al vivere, al lavorare e al ricevere pochi ospiti. Una casa piccola ha senso se è inserita in un sistema di facilità di accesso ai trasporti e di condivisione di servizi, dal farmers’ market per avere cibo fresco, ai posti dove i bambini possono giocare. In questo modo, una casa ben pensata rappresenta un’estetica del non-spreco, dove le dimensioni contenute sono compensate dalla generosità della vita comunitaria che vi avviene al di fuori.
Vivendo in un periodo in cui l’offerta del mercato è di modelli abitativi ripetitivi e obsoleti, si sente sempre più il bisogno di progettare delle alternative che siano generatrici di una vita di qualità, più intensa, più vivace e meno costosa in tutti i sensi.
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Aldo Cibic, insegna presso il Politecnico di Milano, lo IUAV di Venezia, la Domus Academy e la Tongji University di Shanghai. Nel 1977 diventa socio della Sottsass Associati, nel 1981 è fra i fondatori di Memphis, collettivo che segnerà un passaggio epocale del design e dell'architettura. Innovatore per vocazione, adotta da subito “la sperimentazione come prassi”. Nel ‘89 fonda lo studio Cibic & Partners, nel 1991 lancia “Standard”, la sua prima collezione autoprodotta. Nel 2010 avvia il Cibicworkshop, studio di progettazione e centro multidisciplinare di ricerca, per progetti alternativi e sostenibili, la valorizzazione del territorio e la definizione di una nuova coscienza culturale dello spazio pubblico. Ha inaugurato l’idea di un “design dei servizi” in particolare con i progetti: The Solid Side (1995), New Stories New Design (2002) o Microrealities (2004) e Rethinking Happiness (2010), presentati alla Biennale di Architettura di Venezia.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Adriano Favole
ADRIANO FAVOLE
DIALOGHI SULL'UOMO
22 - 23 - 24 MAGGIO 2015
PISTOIA
Per la sesta edizione di Pistoia - Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo, ho scelto come titolo “Le case dell'uomo. Abitare il mondo”, volendo offrire a un pubblico, il più ampio possibile e di tutte le generazioni, gli strumenti per affrontare e decodificare la realtà in cui viviamo. Affrontare il tema dell’abitare significa riflettere assieme ad architetti, designer, filosofi, scienziati e naturalmente antropologi italiani e stranieri su cosa sia, cosa rappresenti, come stia cambiando la casa, in ogni sua accezione, e il nostro modo di “fare” casa. Abitare significa mettere assieme due forze contrastanti: una centripeta che porta all’intimità, ma anche alla chiusura delle porte e all’esclusione; e una forza centrifuga che fa aprire porte e finestre in nome dell’accoglienza, del co-abitare, del convivere, ma che spinge lontano, incita a spostamenti, talvolta a migrazioni e nuovi nomadismi. Ecco dunque che parlare di abitare, abitazioni e abitanti, anche grazie alla mostra realizzata appositamente da Ferdinando Scianna con l’Agenzia Magnum, vuol dire parlare di noi, delle nostre radici e del nostro futuro, ma specialmente dei nostri vicini di casa, che molto spesso vivono “ai margini”. I Dialoghi accoglieranno con ospitalità e gioia a Pistoia i relatori e il pubblico sempre più numeroso – quasi 20.000 le presenze lo scorso anno – in arrivo da tutta Italia, e i tantissimi giovani – oltre 10.000 quelli coinvolti nel progetto scolastico in questi anni – che vorranno partecipare.
Giulia Cogoli, Ideatrice e Direttrice di Pistoia - Dialoghi sull’uomo
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Adriano Favole è presidente del Corso di Laurea Magistrale in Antropologia Culturale e Etnologia e insegna Antropologia culturale e Cultura e potere all’Università di Torino. Ha insegnato presso le Università di Milano, Genova e Bologna e in Nuova Caledonia. Ha viaggiato e compiuto ricerche a Futuna (Polinesia occidentale), in Nuova Caledonia, a Vanuatu e in Australia. I suoi ambiti di ricerca principali sono l’antropologia politica, l’antropologia del corpo e l’antropologia del patrimonio. Collabora con La lettura del Corriere della Sera. È autore di: La palma del potere (Il Segnalibro, 2000); Isole nella corrente (La ricerca folklorica, Grafo, 2007); ha curato l’edizione italiana di Per un’antropologia non egemonica. Il Manifesto di Losanna (elèuthera, 2012); Resti di umanità. Vita sociale del corpo dopo la morte (2003), Oceania. Isole di creatività culturale (2010), La bussola dell’antropologo (maggio, 2015) per Editori Laterza.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Stefano Petrocchi
STEFANO PETROCCHI
PREMIO STREGA EUROPEO
2015
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«Il Premio Strega Europeo, nato lo scorso anno in un’occasione celebrativa come l’inizio del semestre di presidenza italiana dell’UE, ha ricevuto subito attenzione e favore da coloro che amano la cultura e la letteratura dei Paesi a noi più vicini e affini – commenta Stefano Petrocchi. – Fra gli aspetti più interessanti di questa selezione, ne segnalo uno che appare evidente non appena si scorrano le note biografiche di alcuni scrittori candidati. Sono ormai molti gli autori non nativi dell’Europa capaci di portare a un livello di eccellenza letteraria la varietà e ricchezza delle lingue parlate nel vecchio continente».
Stefano Petrocchi
Direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del premio Strega, ha curato la riedizione di varie opere di Maria Bellonci e la collezione edita dal "Sole 24 Ore" I capolavori del premio Strega.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Romano Montroni
ROMANO MONTRONI
PRESIDENTE CEPELL
CENTRO PER IL LIBRO E LA LETTURA
"IL MAGGIO DEI LIBRI"
www.ilmaggiodeilibri.it
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Mario Bois e Matteo Cadorin
NEL TEMPO DI UN CAFFE'
AUDIO LIBRO
MATTEO CADORIN - MARIO BOIS
Matteo Cadorin, scrittore, è autore di numerosi libri di narrativa (molto conosciuti quelli per bambini) e poesia. Mario Bois, attore e regista, prende parte a produzioni teatrali e cinematografiche. E ama scrivere.
I racconti di Matteo Cadorin hanno offerto ai due autori lo spunto per scrivere insieme una sceneggiatura che ha dato vita all'audiolibro “Nel tempo di un caffè”, fin da subito pensato come iniziativa dedicata in modo particolare ai non vedenti, e orientata alla raccolta di fondi per Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e per l'associazione onlus “I Sogni dei Bambini”. E così è nato un testo, ispirato da alcune verità storiche, ma trasformato in un romanzo, denso di racconti della quotidianità che raccontano personaggi nei ricordi di un caffè negli Anni '50 e ai giorni nostri.
La realizzazione dell'audiolibro ha coinvolto, nell'interpretazione dei personaggi, attori e artisti tra cui molti di fama nazionale: Michele Placido, Margherita Fumero, Franco Vaccaro, Barbara Cinquatti, Diego Casale e Fabio Rossini (i “Mammuth” di Zelig), Gianpiero Perone, attori della Compagnia Primo Atto, del Teatro Prosa e di altre compagnie del Saluzzese.
La colonna sonora originale è stata composta dal maestro Enzo Fornione, che ha interpretato i brani al pianoforte insieme ai musicisti Mario Crivello (contrabbasso) e Samuele Ballari (clarinetto). Hanno inoltre concesso loro brani altri musicisti quali Lou Dalfin, Chare Moulà e Marco Polidori (fisarmonica).
Contributo indispensabile è stato quello della Fondazione Scuola di Alto Perfezionamento di Saluzzo,che ha concesso l'utilizzo delle sale di regia, nonché di Marcello Spinelli, Mauro Loggia e Marco Canavese per il lavoro di registrazione, montaggio, missaggio e mastering.
Tutte le persone che hanno preso parte a questo progetto (autori, attori, musicisti, tecnici) hanno prestato gratuitamente la loro opera per gli scopi benefici che “Nel tempo di un caffè” si prefigge. Tutto il ricavato della vendita dell'audiolibro sarà devoluto a Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e I Sogni dei Bambini Onlus, che supportano l'organizzazione del progetto, in particolare grazie alla costante collaborazione di Luca Mellano e Mario Colmo.
La realizzazione dell'audiolibro è possibile grazie alla sensibilità di Etea Group e del Lions Club Scarnafigi Piana del Varaita, che, con grande generosità, sostengono i costi di produzione.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Andrea Carraro
ANDREA CARRARO
"QUESTIONI PRIVATE"
POESIA OGGI
MARCO SAYA EDIZIONI
Congedarsi è l’atto, forse un po’ formale, di chi si allontana senza ipotecare il futuro con il peso di un addio. Eppure le parole di Carraro affondano nel ripetuto fallimento di prendere una volta per tutte le distanze da qualcosa o qualcuno, voltare le spalle, magari con una scusa, e andarsene. Il loro scopo è subito chiaro: porre fine a un’incertezza, essere definitive, provocare un addio, senza falsificarlo con vuote formule di cortesia, rimuovendo ogni puntello biografico, seppellendo memoria su memoria. Tra le macerie urlano ancora le mille morti che un uomo si dà vivendo ed è lì che resta intrappolato il dolore, in attesa di essere giustiziato dal tempo e mutilato dal corpo. Le due sezioni d’apertura (Ode al padre e Ode agli amici) costituiscono un unico incipit esteso, che assume spesso il tono di un invito a comparire, rivolto a imputati che sono anzitutto custodi e testimoni della coscienza di chi si appresta a liquidarli, giudicando se stesso. La sentenza è già scritta e non prevede assoluzione, ma solo discussione del caso, elencazione di colpe e discolpe, lettura finale delle ragioni e congedo. La prima ode sfiora alcuni temi della celebre lettera kafkiana, nella quale la figura paterna tende a stagliarsi su tutte le altre, aspra e intransigente col figlio. Qui non sono però contrapposti ammirazione e disprezzo verso un’autorità comunque riconosciuta, ma difficile da scalfire con le sole ragioni dell’adolescenza. Il padre, l’antagonista per natura, si trova costretto in una condizione di subalternità nel presente (rispetto al figlio) e nel passato (rispetto al proprio padre). È come se lo spazio di una generazione fosse saltato e questa mancanza dovesse venir riscattata. La falsificazione della firma sul libretto scolastico appare all’inizio poco più di un aneddoto, uno spunto qualsiasi per il racconto, ma introduce in realtà il tema di una sostituzione simbolica ben più profonda, utile alla rimozione della figura paterna, sulla quale si incentra l’intero componimento. Impossessarsi di un segno ha il valore di una iniziazione: si acquista il potere dei padri delle origini, se ne riconosce e impara la lingua per imitazione. Con questa premessa, la diade originale-derivato si modella a esprimere la progressiva corruzione di paternità-discendenza.
dalla prefazione di Federico Federici
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Andrea Carraro, scrittore italiano, è nato nel 1959 a Roma. Ha pubblicato con Gremese "A denti stretti" (1990); con Theoria "Il branco" (da cui Marco Risi ha tratto l'omonimo film); con Feltrinelli il melodramma sociale "La ragione del più forte" (1999); con Giunti "L'erba cattiva" (1996); con Rizzoli, due libri, "La lucertola" del 2001 e "Non c'è più tempo" del 2002. Con Gaffi, "Il Sorcio" nel 2007, con Hacca, "Il gioco della verità" (2009); con Ediesse, "Da Roma a Roma" (2009). Ha scritto recensioni e reportage per "l'Unità", per "Il Messaggero", per "La Repubblica". Vive a Roma.
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Conversazione di Livio Partiti con Francesca Rigotti
FRANCESCA RIGOTTI
"MANIFESTO DEL CIBO LISCIO"
PER UNA NUOVA FILOSOFIA IN CUCINA
INTERLINEA EDIZIONI
Che cos’è il cibo liscio? Francesca Rigotti, autrice della Filosofia in cucina e della Filosofia delle piccole cose, prende spunto dalla distinzione tracciata da Deleuze e Guattari tra due tipi di spazi: quello “rigato” (cartesiano, gerarchico, egemonico, rigido: lo spazio del potere) e quello “liscio” (fluido, mutevole: lo spazio del non potere). Il libro vi adatta il modello alimentare per dimostrare come nel cibo liscio nasca la possibilità di nutrirsi con alimenti sani che non provocano disagi e malattie. Un nuovo modo di appassionarsi alla cucina.
Il cibo, quintessenza di qualcosa di buono che ci fa del bene perché soddisfa il bisogno, se non anche il desiderio, inizia paradossalmente a farci del male, per quantità e per qualità, impadronendosi degli stessi argomenti e filoni del dibattito sulla moralità del piacere legato all’alimentazione. Il cibo ci fa del male perché ne ingeriamo troppo e troppo spesso; e poi perché gran parte del cibo che ingeriamo è cattivo, non genuino, adulterato, sofisticato (altri termini di grande interesse che interrogheremo più avanti). Il cattivo cibo ci tratta male e ci fa del male, ma siamo sicuri che noi il cibo lo trattiamo bene?
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Francesca Rigotti è nata a Milano, vive tra la Germania e l’Italia e insegna nell’Università della Svizzera italiana di Lugano, dopo essere stata docente a Göttingen, a Princeton e a Zurigo. La sua ricerca è caratterizzata dalla decifrazione e dall’interpretazione delle procedure metaforiche e simboliche sedimentate nel pensiero filosofico, nel ragionamento politico e nell’esperienza della vita quotidiana. Le sue pubblicazioni, tradotte in dodici lingue, seguono quindi prevalentemente i due binari citati: da una parte, L’umana perfezione, Bibliopolis, Napoli, 1980; Metafore della politica (il Mulino, Bologna 1988), Il potere e le sue metafore (Feltrinelli, Milano 1992), La verità retorica. Etica, conoscenza, persuasione (Feltrinelli, Milano 1995), L’onore degli onesti (Feltrinelli, Milano 1998), Onestà (Cortina, Milano, 2014); dall’altra: La filosofia in cucina (il Mulino, Bologna 1999), Il filo del pensiero (il Mulino, Bologna 2002), La filosofia delle piccole cose (Interlinea, Novara 2004), Il pensiero pendolare (il Mulino, Bologna 2006), Il pensiero delle cose (Apogeo, Milano 2007), Gola. La passione dell’ingordigia (il Mulino, Bologna 2008), Le piccole cose di Natale (Interlinea, Novara 2008), Partorire con il corpo e con la mente (Bollati Boringhieri, Torino 2010), Asini e filosofi (con Giuseppe Pulina, Interlinea, Novara 2010); Senza figli (con Duccio Demetrio, Cortina, Milano 2012).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Elda Lanza
ELDA LANZA
"LA CLIENTE SCONOSCIUTA"
UN NUOVO CASO PER MAX GILARDI
SALANI
"Ho bisogno di parlarle di una cosa seria’. Una voce di donna, al cellulare. Max Gilardi non conosce Lidia Morandi, ma è spaventata, così le promette che l’indomani sarà da lei. Non farà in tempo a parlarle: al suo arrivo Lidia è già morta, uccisa da sette coltellate nel suo stesso appartamento. Senza averla mai vista da viva, Gilardi sarà costretto a conoscerla tramite il suo passato, attraversato da grandi successi e uomini potenti, ma anche da tragedie crudeli e inspiegabili. Tra vicini impiccioni, architetti sfuggenti e giovani donne belle e misteriose, il caso si snoda tra colpi di scena, intrighi di quartiere e confessioni. E ancora una volta, sarà la sua Napoli il teatro delle indagini. La cliente sconosciuta inaugura una nuova serie di romanzi dal respiro più serrato, che raccontano alcuni casi risolti con straordinaria intuizione, competenza e impegno professionale da Max Gilardi, personaggio già amato da un vasto pubblico di lettori. Di scena esclusivamente vicende in cui episodi tratti dalla cronaca si intrecciano con la fantasia, il gusto e la scrittura avvolgente di Elda Lanza.
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LAURA FUSCO
Prefazione di Itala Vivan
Con una nota critica di Maurizio Cucchi
pp.98, € 12
“È ispirata al mondo dell’arte la raccolta La pesatrice di perle di Laura Fusco, una nuova rapsodia come piace alla poetessa, definita “una delle voci più originali e visionarie della poesia orale in Italia”, tradotta negli USA, rappresentata in Europa. Atmosfere neogotiche, spiriti e personaggi femminili dei quadri di Vermeer, Bosch, Millais, Corot e di tanti artisti. L’amore è l’unica realtà e resiste alla morte, il resto….. è sogno.”
dal Corriere dell’Arte
“Microracconti in versi o favole ambientate nel nostro tempo… Laura Fusco riesce ancora a stupire per la vivacità inquieta e impaziente della sua poesia…. una dimensione ansiosa e insonne, dove le figure femminili vengono ad agitarsi tra forte spinta vitale, strappi drammatici…realtà contemporanea e tracce sempre vive di una passata grandezza… Il lettore viene facilmente coinvolto da questa scrittura incalzante e felicemente frenetica, trasparente, comunicativa, ricca di concretezza e fantasia….”
Maurizio Cucchi
“Originale e ormai inconfondibile l’ispirazione della Fusco, che accosta felicemente, con fantasia e libertà spiazzanti, quotidiano e mito. Donne, in 3D, lunari, romantiche, misteriche, immerse in una quotidianità che accoglie visioni inquietanti, mondo dell’alchimia, atmosfere neogotiche, angeli e spiriti, che fanno pensare a Rilke e Novalis, inglobati in modo sorprendente e “vergine” nella “normalità” di sentimenti e vite in cui chiunque può riconoscersi.”
Chiara Amar
“Sin dal titolo vermeeriano La pesatrice di perle ci trasferisce entro un’ampia galleria di quadri le cui situazioni pittoriche aprono spazi a fantasmi inquieti, Ofelie Lizzie Amy, che muoiono e rimuoiono in sequenze da film. I versi nitidi di Laura Fusco incapsulano chi si avventura in queste pagine, l’imprigionano e non si lasciano dimenticare.”
Itala Vivan
“Il mistero dell’interiorità affrontato con coraggio, senza appiglio e riparo, come tuffandosi nell’abisso per riportarne tra le mani la luce afferrata sul fondo… Potenza delle immagini… una raccolta corale, una pluralità di voci e destini, di donne ancora più vive, pulsanti, luminose.”
Chiara De Luca
“Una ‘collana’ originale di poesie forti e suggestive……. Perle, perle rare, queste parole sciolte, disseminate, libere di scorrere, luccicanti sul tessuto nero di amore e morte, gioia ed angoscia, avide e sature di vita.”
Marilena Mosco, ex direttrice Museo degli Argenti Palazzo Pitti, Firenze
LA PESATRICE DI PERLE
KOLIBRIS EDIZIONI
La costruzione della raccolta poggia su un’architettura eminentemente teatrale, come è consuetudine nella poesia di Laura Fusco: ma qui si arricchisce di una gamma di referenti visivi sapientemente orchestrati. […] La musica, già anima di precedenti raccolte di Laura Fusco, non ha abbandonato la scena, ma si ritrae dalla ribalta per rimanere nello sfondo e magari fare irruzione in qualche breve momento chiave del racconto poetico, segnando o commentando un tema. La stessa musica, però, mantiene una funzione ritmica insostituibile nel farsi del nitido verso, e così collabora all’organizzazione poetica complessiva delle immagini, giovandosi pure di giochi sonori, allitterazioni e ripetizioni, echi con varianti che interrompono e sorprendono.
SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO
TORINO
LUNEDI' 18 MAGGIO ORE 17.00
SALA ARANCIO
PRESENTAZIONE LIBRO
"LA PESATRICE DI PERLE"
“È ispirata al mondo dell’arte la raccolta La pesatrice di perle di Laura Fusco, una nuova rapsodia come piace alla poetessa, definita “una delle voci più originali e visionarie della poesia orale in Italia”, tradotta negli USA, rappresentata in Europa. Atmosfere neogotiche, spiriti e personaggi femminili dei quadri di Vermeer, Bosch, Millais, Corot e di tanti artisti. L’amore è l’unica realtà e resiste alla morte, il resto….. è sogno.”
dal Corriere dell’Arte
“Microracconti in versi o favole ambientate nel nostro tempo… Laura Fusco riesce ancora a stupire per la vivacità inquieta e impaziente della sua poesia…. una dimensione ansiosa e insonne, dove le figure femminili vengono ad agitarsi tra forte spinta vitale, strappi drammatici…realtà contemporanea e tracce sempre vive di una passata grandezza… Il lettore viene facilmente coinvolto da questa scrittura incalzante e felicemente frenetica, trasparente, comunicativa, ricca di concretezza e fantasia….”
Maurizio Cucchi
“Originale e ormai inconfondibile l’ispirazione della Fusco, che accosta felicemente, con fantasia e libertà spiazzanti, quotidiano e mito. Donne, in 3D, lunari, romantiche, misteriche, immerse in una quotidianità che accoglie visioni inquietanti, mondo dell’alchimia, atmosfere neogotiche, angeli e spiriti, che fanno pensare a Rilke e Novalis, inglobati in modo sorprendente e “vergine” nella “normalità” di sentimenti e vite in cui chiunque può riconoscersi.”
Chiara Amar
“Sin dal titolo vermeeriano La pesatrice di perle ci trasferisce entro un’ampia galleria di quadri le cui situazioni pittoriche aprono spazi a fantasmi inquieti, Ofelie Lizzie Amy, che muoiono e rimuoiono in sequenze da film. I versi nitidi di Laura Fusco incapsulano chi si avventura in queste pagine, l’imprigionano e non si lasciano dimenticare.”
Itala Vivan
“Il mistero dell’interiorità affrontato con coraggio, senza appiglio e riparo, come tuffandosi nell’abisso per riportarne tra le mani la luce afferrata sul fondo… Potenza delle immagini… una raccolta corale, una pluralità di voci e destini, di donne ancora più vive, pulsanti, luminose.”
Chiara De Luca
“Una ‘collana’ originale di poesie forti e suggestive……. Perle, perle rare, queste parole sciolte, disseminate, libere di scorrere, luccicanti sul tessuto nero di amore e morte, gioia ed angoscia, avide e sature di vita.”
Marilena Mosco, ex direttrice Museo degli Argenti Palazzo Pitti, Firenz
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Prefazione di Itala Vivan
Con una nota critica di Maurizio Cucchi
pp.98, € 12
“È ispirata al mondo dell’arte la raccolta La pesatrice di perle di Laura Fusco, una nuova rapsodia come piace alla poetessa, definita “una delle voci più originali e visionarie della poesia orale in Italia”, tradotta negli USA, rappresentata in Europa. Atmosfere neogotiche, spiriti e personaggi femminili dei quadri di Vermeer, Bosch, Millais, Corot e di tanti artisti. L’amore è l’unica realtà e resiste alla morte, il resto….. è sogno.”
dal Corriere dell’Arte
“Microracconti in versi o favole ambientate nel nostro tempo… Laura Fusco riesce ancora a stupire per la vivacità inquieta e impaziente della sua poesia…. una dimensione ansiosa e insonne, dove le figure femminili vengono ad agitarsi tra forte spinta vitale, strappi drammatici…realtà contemporanea e tracce sempre vive di una passata grandezza… Il lettore viene facilmente coinvolto da questa scrittura incalzante e felicemente frenetica, trasparente, comunicativa, ricca di concretezza e fantasia….”
Maurizio Cucchi
“Originale e ormai inconfondibile l’ispirazione della Fusco, che accosta felicemente, con fantasia e libertà spiazzanti, quotidiano e mito. Donne, in 3D, lunari, romantiche, misteriche, immerse in una quotidianità che accoglie visioni inquietanti, mondo dell’alchimia, atmosfere neogotiche, angeli e spiriti, che fanno pensare a Rilke e Novalis, inglobati in modo sorprendente e “vergine” nella “normalità” di sentimenti e vite in cui chiunque può riconoscersi.”
Chiara Amar
“Sin dal titolo vermeeriano La pesatrice di perle ci trasferisce entro un’ampia galleria di quadri le cui situazioni pittoriche aprono spazi a fantasmi inquieti, Ofelie Lizzie Amy, che muoiono e rimuoiono in sequenze da film. I versi nitidi di Laura Fusco incapsulano chi si avventura in queste pagine, l’imprigionano e non si lasciano dimenticare.”
Itala Vivan
“Il mistero dell’interiorità affrontato con coraggio, senza appiglio e riparo, come tuffandosi nell’abisso per riportarne tra le mani la luce afferrata sul fondo… Potenza delle immagini… una raccolta corale, una pluralità di voci e destini, di donne ancora più vive, pulsanti, luminose.”
Chiara De Luca
“Una ‘collana’ originale di poesie forti e suggestive……. Perle, perle rare, queste parole sciolte, disseminate, libere di scorrere, luccicanti sul tessuto nero di amore e morte, gioia ed angoscia, avide e sature di vita.”
Marilena Mosco, ex direttrice Museo degli Argenti Palazzo Pitti, Firenze
Conversazione di Livio Partiti con Cristiana Alicata
CRISTIANA ALICATA
"HO DORMITO CON TE TUTTA LA NOTTE"
HACCA EDIZIONI
«Le righe del lunotto posteriore riducevano l’immagine della partenza. Eravamo come degli sfollati dopo un bombardamento che se ne vanno lasciandosi dietro macerie e si dirigono verso un luogo dove ricostruire una casa, poter di nuovo coltivare i campi. Nella Ritmo c’erano mio padre che guidava, mia madre imbottita di farmaci seduta accanto a lui – il capo rivolto fuori dal finestrino a guardare i fossi scorrerle intorno – e mio fratello Giacomo e il suo amico immaginario Johnny, gli unici due che parlavano ad alta voce. E poi c’ero io che avevo appena smesso di credere alla madonna e non avevo scelto tra Lucia e Sabrina. [...] Sono qui, su questo tetto dimenticato, perché a casa mi mancavano i tuoi polpastrelli, le impronte che distrattamente hai lasciato su ogni cosa che, insieme, negli anni abbiamo accumulato da quel giorno lungo il Tevere. Sono qui perché alla fine, quando te ne sei andata, ho imparato a memoria ogni angolino del nostro soffitto, ne ho scovati un paio nascosti in cucina, avvistati mentre cambiavo una lampadina fulminata, in piedi sulla scala, nello spazio tra i pensili e il soffitto. Da terra non si vedevano. Sono rimasta a guardarli a lungo anche per te che non li avevi mai visti.»
Il passato è un mosaico di affetti irrisolti, guerre, armistizi, traslochi e fughe e la ricerca del tempo perduto può essere, a volte, l’unico modo di ritrovarsi.
“Una storia che vede una famiglia sfaldarsi e in qualche modo misterioso ricomporsi nel ricordo. Una storia in cui i fantasmi dei vecchi amori ritornano e sono nuove persone, nuove avventure, nuova vita. Una storia di abbandoni, e di ritrovamenti. In questo romanzo Cristiana Alicata ha messo su carta con una sincerità e una grazia speciali il cuore dei suoi personaggi. E dietro di loro ci conduce, un po’ incantati, un po’ dolenti, un po’ persi, dalla prima all’ultima pagina, e ancora oltre. Questa storia, più di ogni altra cosa, è un romanzo che prima non c’era, nelle vostre vite e sui vostri scaffali, e adesso c’è, per rimanere.'' Ivan Cotroneo
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Cristiana Alicata (1976) è ingegnere, vive più o meno a Roma e si divide tra il lavoro, la scrittura e la politica. Ha pubblicato i romanzi Quattro (Il Dito e La Luna, 2006) e Verrai a trovarmi d’inverno (Hacca, 2011). Ha inoltre partecipato alle antologie Principesse azzurre da guardare (Mondadori, 2007) e Le cose cambiano (ISBN, 2013). Il suo blog è Non si possono fermare le nuvole (http://wordwrite.wordpress.com).
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
Conversazione di Livio Partiti con Maria Grazia Calandrone
MARIA GRAZIA CALANDRONE
"SERIE FOSSILE"
CROCETTI EDITORE
Serie fossile testimonia un amore dirompente, che denuda il mondo e inverte le forze dello spazio e del tempo, riconduce ciascuno al suo gesto interrotto in chissà che preistoria di solitudine e disordina la materia umana al di là di ogni Legge, fino a specchiarsi nell’abbraccio al quale due galassie gemelle sono destinate. Questo amore è memoria platonica del mondo originario (popolato da scimmie, tigri, cavalli, fossili, serie numeriche, ambra, oro e rose) e documenta l’alba di un universo, che porterà notizie nuove e cambierà per sempre il corpo e l’anima di chi lo prova. Un canto d’amore assoluto e anticonvenzionale: ironico, tragico, scientifico e farsesco, che non crede a quanto sovrappensiero viene detto “realtà”. [scheda premio "Dedalus" 2015
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Matteo Nicolini Zani
QIQAJON EDIZIONI
SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO
SONO UN SOGNO DI DIO
FERNANDO PESSOA
“In me esiste, al fondo di un pozzo, / Un pertugio di luce verso Dio. / Là, molto in fondo alla fine, / Un occhio fabbricato nei cieli”: la poesia di Pessoa è una diagnosi spirituale della modernità. La poesia ci prepara alla ricerca di Dio. Essa opera lo smantellamento della crosta che copre la realtà, mette a nudo il nostro cuore, ci espone ad una comprensione più profonda e più totale della vita e delle sue espressioni: la sua notte e il suo giorno, il suo esteriore e il suo rovescio, la sua parola e il suo silenzio.
Fernando Pessoa (Lisbona 1888-1935) è una delle figure principali della letteratura del Novecento. Lavorò come corrispondente commerciale in ditte di import-export, ma sulla scena letteraria portoghese lasciò un’impronta indelebile con la creazione di movimenti d’avanguardia e di riviste. Pubblicò su vari giornali testi poetici e filosofici, firmandoli sia con il suo nome sia con quello dei suoi eteronimi, per i quali inventò una biografia e uno stile peculiari, come si trattasse di persone reali.
LETTERE A UN GIOVANE
RAINER MARIA RILKE
L’invito che viene a un giovane da queste pagine è a prendere sul serio la propria vita. Un invito che resta sul piano della testimonianza umana, della relazione calda. Queste pagine sono un dono di amicizia: sono invito a diventare lucidi e svegli, a scoprire e vivere la propria originalità. Esse testimoniano la possibilità reale di non cadere nella superficialità. Infatti, “tutto è importante”. Tocca a noi aprire gli occhi e gli orecchi e renderci sensibili al mondo, per coglierne la bellezza e la preziosità. (dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi)
Rainer Maria Rilke (Praga 1875-Montreux 1926), poeta di rara forza introspettiva e sensibilità spirituale, ha saputo farsi interprete del mistero grande e terribile della vita e della morte.
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Matteo Nicolini-Zani è monaco della Comunità di Bose e coordinatore della commissione italiana del Dialogo Interreligioso Monastico. Nel 1999 si è laureato in lingua e letteratura cinese all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi su Gli studi cristiani accademici e il fenomeno dei “cristiani culturali” nella Cina contemporanea. Negli anni 1996-2000 ha studiato alcuni mesi nella Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong e Taiwan. Il suo principale campo di ricerca è la storia del cristianesimo in Cina. Negli ultimi anni si è inoltre dedicato allo studio specifico della storia e della letteratura della prima missione cristiana in Asia centro-orientale (il cristianesimo siro-orientale della seconda metà del primo millennio).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Roberto Barni
ROBERTO BARNI
"GIRI E CAPOGIRI"
MOSTRA - RELAIS SAN MAURIZIO LUXURY SPA
SANTO STEFANO BELBO
Giri e Capogiri: la nuova mostra di Roberto Barni, l’artista di Pistoia, classe 1939, espressamente pensata dall’artista per l’intero complesso dell’ex monastero seicentesco Relais San Maurizio Luxury SPA Resort di Santo Stefano Belbo, a Cuneo. Si tratta di un progetto nato dalla collaborazione tra la Fondazione Gallo e la galleria fiorentina Poggiali e Forconi ed è la prima di una serie di mostre indirizzate alla valorizzazione culturale ed economica del territorio attraverso la contaminazione tra ambiente e arte contemporanea. Proprio grazie all’interazione tra azioni culturali di altissimo livello e il territorio delle Langhe, la Fondazione Gallo, da anni attiva nei servizi sociali, vuole dare maggiore rilievo alle eccellenze di questi luoghi, recentemente divenute patrimonio Unesco, esaltando così anche il tessuto imprenditoriale e artigianale locale.
Per la mostra vengono ospitati sculture, lavori su tela e cartonages di Barni saranno nell’antico e suggestivo monastero, fresco di restauro. Protagoniste principali della personale, come scrive Michele Bonuomo nel saggio del catalogo edito per l’esposizione, sono la pittura e scultura che nella ricerca artistica dell’artista pistoiese ”sembrano avvalersi una della sapienza dell’altra scambiandosi forme e colori, spartendosi tempo e spazio, liberando un’energia che si fa perdita di equilibrio, capogiro, per guardare il mondo da un punto di vista sempre differente”. Centrale è anche ”il concetto di spazio, inteso come unico luogo mentale, prima ancora che fisico, in cui ha ancora un senso cercare un segno o lasciare una traccia”.
Le sue opere sembrano interagire con gli spazi del Relais, a partire dal parco, tra la suggestione di alberi, piante e viottoli minuti. Ne sono un esempio le celebri sculture in bronzo Atto Muto, Passi sull’Europa, Impresa, Passo Solidale, Noi e NSC, che hanno negli anni scandito alcune tra le mostre più rilevanti di Roberto Barni: dalla Biennale di Venezia, al Parco di Giuliano Gori a Celle, al Teatro India di Roma, al Cobra Museum di Amsterdam, a Doesburg in Olanda. Il percorso espositivo prosegue con i lavori Continuo, Seggiola o Rasoio, presenti anche in alcuni dei più significativi luoghi di Firenze, come il cortile degli Uffizi e Piazza della Repubblica. Altre sculture di diverse dimensioni vengono invece esposte all’interno del complesso del Relais, come nella splendida SPA che farà da inusuale scenografia alle opere di Barni.
Il White Space, l’antica chiesa sconsacrata all’interno del monastero, è l’altro particolarissimo spazio espositivo utilizzato dall’artista per questo progetto di commistione tra arte e ambiente: qui si concentreranno i lavori su tela e i cartonages, in tutto una quindicina, provenienti dalla serie Passos e Paisagens, presentata in Portogallo all’Associação Cultural Sete Sóis Sete Luas, ed esposta in questa occasione per la prima volta in Italia.
Un lavoro pittorico di grandi dimensioni su tela, Vortice, del periodo delle esposizioni all’Hirschhorn Museum di Washington, del Whitney Museum di New York, dell’AKRON Museum nell’Ohio e della seconda partecipazione alla Biennale di Venezia del 1984, completa il progetto con la sua maestosa imponenza.
Fino al 20 ottobre
Ex monastero seicentesco Relais San Maurizio Luxury SPA Resort di Santo Stefano Belbo, Cuneo
Info: www.poggialieforconi.it
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Roberto Barni (Pistoia, 1939) è un pittore e scultore italiano.
Le sue opere sono collocate presso il Giardino di Daniel Spoerri a Seggiano[1], nel complesso del Cavallaccio RC10 a Firenze[2], in Piazzetta degli Ortaggi a Pistoia[3], a Villa Celle presso Pistoia[4], e a Groningen, nei Paesi Bassi[5].
Nel 1992-93 partecipò alla mostra "The artist and the book in the twentieth century in Italy" al Museum of modern art di New York, insieme ad artisti quali Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Filippo Tommaso Marinetti, Amedeo Modigliani, Emilio Vedova ed altri[6].
Nel 2008 partecipò alla mostra "Estetika. Forma & segno. Da Renoir a de Chirico" ad Arona, dove erano presenti opere, fra gli altri, di Georges Braque, Mark Chagall, Carlo Carrà, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Max Ernst, Joan Mirò, Pablo Picasso, Arnaldo Pomodoro, Pierre-Auguste Renoir, Henri de Toulouse-Lautrec e Andy Warhol
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Vanessa Diffenbaugh
VANESSA DIFFENBAUGH
"LE ALI DELLA VITA"
TRADUZIONE DI ALBA MANTOVANI
GARZANTI EDITORE
È notte e la nebbia è illuminata a tratti dai fari delle macchine che sfrecciano accanto a lei. Letty si asciuga l'ennesima lacrima e preme ancora più forte il piede sull'acceleratore. Deve correre il più lontano possibile, fuggire da tutti i suoi sbagli, è la cosa migliore per tutti. Perché la sua vita è stata difficile, ha inanellato una serie di errori uno dietro l'altro e adesso tutte le sue paure sono tornate a tormentarla, senza lasciarle una via di scampo. Intanto, ormai molte miglia lontano, i suoi due figli, Alex e la piccola Luna, stanno dormendo serenamente. Non sanno che la mamma li ha lasciati da soli nel loro letto, schiacciata dal terrore di non essere una buona madre. Convinta che senza di lei Alex e Luna saranno più felici.
Quando Alex si sveglia e si accorge che Letty non c'è più, capisce che non deve farsi prendere dal panico. Deve occuparsi della sorellina e seguire le regole. Perché Alex ha quindici anni ed è solo un ragazzino, ma è dovuto crescere in fretta per aiutare sua madre Letty e i suoi occhi troppo spesso tristi. A volte guarda verso il cielo e sogna di volare via, in un posto dove l'azzurro del cielo li possa di nuovo colorare di felicità. La sua passione sono la matematica e lo studio delle rotte migratorie degli uccelli. Da loro ha imparato che non importa quanto voli lontano, c'è sempre un modo per tornare a casa. Alex sa che deve trovare il modo di far tornare anche la sua mamma. Solo lui può farlo, solo lui può curare le sue ali ferite e farle spiccare di nuovo il volo. Perché anche quando l'orientamento è perso, l'amore può farci ritrovare la rotta verso il nostro cuore.
Dopo l'enorme successo del Linguaggio segreto dei fiori, bestseller internazionale venduto in più di 40 paesi, ancora ai vertici delle classifiche italiane a tre anni dall'uscita, Vanessa Diffenbaugh torna con un romanzo dalla forza dirompente.
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Questa è la storia di un amore immenso e imperfetto, come la vita.
Questa è la storia della paura di una madre e del coraggio di un figlio.
Questa è la storia di come anche un solo abbraccio può scacciare dal cuore la solitudine.
Vanessa Diffenbaugh
Per scrivere Il linguaggio segreto dei fiori Vanessa Diffenbaugh ha tratto ispirazione dalla sua esperienza come madre adottiva. Dopo aver studiato scrittura creativa alla Stanford, ha tenuto corsi di arte e scrittura ai bambini delle comunità di accoglienza. Lei e suo marito hanno tre figli e vivono a Cambridge, nel Massachusetts. Il linguaggio segreto dei fiori è il suo primo romanzo.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Manuel Kromer
MANUEL KROMER
DIRETTORE EDITORIALE
CLAUDIANA EDITRICE
1885 - 2015 / 160 ANNI
Fondata a Torino nel 1855,un lustro prima dell’Unità d’Italia, Claudiana – la casa editrice di riferimento del mondo protestante italiano – compie quest’anno 160 anni.
«Sono tanti 160 anni, eppure Claudiana non ci pare proprio li dimostri, è questo il paradosso della nostra veneranda editrice!», afferma il direttore editoriale, Manuel Kromer. «Da qualche tempo abbiamo avviato un progetto di ristrutturazione delle collane, ripensandole a fondo erinnovandone la veste grafica. Le novità e le riedizioni del nostro catalogo storico si propongono in forma più agile, con testi essenziali, ideati per un pubblico abituato a informarsi in velocità senza perdere sostanza,e in forma piùaccattivante, con copertine dal segno grafico vivo e contemporaneo. L’introduzione delle alette nella maggior parte delle collane rende anche più resistenti i nostri libri: un piccolo omaggio al nostro pubblico, fedele nonostante il grave momento di crisi».
Oltre a corrispondere al classico motto protestante dell’«ecclesia semper reformanda est», la ragione di questo sistematico rinnovamento dell’editrice – che deve il suo nome al vescovo di Torino del IX secolo Claudio, considerato un precursore del movimento evangelico – è anche quella di «prepararsi degnamente al Cinquecentenario della Riforma protestante, che si celebra a partire dall’affissione, da parte di Luteroil 31 ottobre 1517,delle 95 tesi contro la vendita delle indulgenzesul portale della chiesa del castello di Wittenberg. E per cominciare, dall’autunno di quest’anno, proporremo anche libri in formato digitale», conclude Kromer.
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La casa editrice Claudiana, deve il suo nome a un grande vescovo di Torino vissuto nel IX secolo, lo spagnolo Claudio, considerato un precursore del movimento evangelico per la lotta contro la venerazione delle immagini nelle chiese e l’impegno in favore della diffusione delle sacre Scritture.
Fondata a Torino nel 1855, in pieno clima risorgimentale, sei anni dopo Claudiana fu trasferita a Firenze, allora divenuta capitale, dove in un’Italia afflitta da un tasso di analfabetismo pari all’80% operò per far conoscere il testo e il messaggio della Bibbia grazie a una rete di punti vendita e all’attività di venditori itineranti detti «colportori», antesignani delle attuali librerieClaudiana. Nel 1924 fu nuovamente trasferita, questa volta a Torre Pellice, nelle cosiddette «Valli valdesi» – roccaforte del protestantesimo italiano –, in provincia di Torino. Dal 1960 ha fatto ritorno nella città d’origine, Torino.
Fortemente sostenuta da comitati internazionali, nella seconda metà dell’Ottocento Claudiana fu attiva, con opuscoli, trattati e almanacchi, nella divulgazione e diffusione della conoscenza del testo biblico.
Prima in Italia, nel 1860 pubblicò un Nuovo Testamento in lingua volgare, seguito ben presto dall’edizione completa della Bibbia nella versione seicentesca di Giovanni Diodati che le valse una medaglia d’argento all'Esposizione Universale di Torino del 1898.
Fu inoltre la prima casa editrice italiana a lanciare, nel 1870, un mensile illustrato rivolto ai ragazzi, “L'amico dei fanciulli”, che ebbe larga diffusione nelle scuole di Stato.
Non vanno dimenticate le numerose iniziative e pubblicazioni in campo storico, come la collana «Biblioteca della Riforma in Italia», diretta da un comitato presieduto da Karl Benrath, le opere di insigni studiosi quali Emilio Comba, Enrico Meynier e Giovanni Jalla nonché la “Rivista cristiana”, diretta per lunghi anni dallo stesso Comba.
Tra i principali autori del Novecento ricordiamo il teologo Giovanni Miegge, che scrisse un’importante biografia di Lutero, ripresa anche da Feltrinelli, e lo storico Giorgio Spini.
Tra gli autori tradotti si annoverano Dietrich Bonhoeffer, Karl Barth, Hans Küng, Gerd Theissen, Paul Tillich, Alister E. McGrath, Rolf Rendtorff, N.T. Wright.
Attualmente l’editrice Claudiana pubblica una trentina di novità l’anno in sette ambiti principali:
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Claudio Vergnani
CLAUDIO VERGNANI
"LA SENTINELLA"
GARGOYLE BOOKS
Ecco il futuro. E molte cose sono cambiate: si è aperta un’era di uguaglianza e di spiritualità. Ciò che prima era privilegio delle classi agiate ora è alla portata di tutti. Niente più polizia, né esercito.
Ma disastri naturali, catastrofi legate all’incuria, la sovrappopolazione dovuta alle direttive di una religione che pretende famiglie sempre più numerose, carestia e degrado hanno fatto del mondo un luogo inospitale e pericoloso.
Il dilagare del cannibalismo, il proliferare di antiche sette legate al culto dei morti, la demenza indotta dall’uso di droghe letali, una fauna mutante mostruosa e antropofaga portano la Chiesa a istituire severe Selezioni per la formazione di Ordini scelti che mettano un freno ai pericoli. Nasce così l’Ordine delle Sentinelle.
La Selezione per diventare Sentinella, però, non è solo dura, è disumana. E cosa succede se chi sopravvive rischia di ritrovarsi disumano a sua volta?
Cosa succede se i prescelti si rivelano peggiori delle persone che dovrebbero combattere?
Venite, signori, entrate nell’inferno sotto la protezione di una Sentinella.
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Claudio Vergnani è nato a Modena nel 1961. Conseguita la maturità classica, s'iscrive a giurisprudenza che lascia dopo qualche anno. Passa quindi da un mestiere all’altro – carriera militare, palestre di body building, ditte di trasporti, agenzie di pubblicità, società di consulenza – sempre perennemente fuori parte e costantemente in fuga. È autore della trilogia vampiresca Il 18° vampiro, Il 36° Giusto e L'ora più buia, e de I Vivi, i Morti e gli Altri, tutti pubblicati da Gargoyle. Ha pubblicato Per ironia della morte (Nero Press 2013) e Lovecraft's Innsmouth (Dumwich 2015, versione ebook e in classifica horror Amazon).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Alessandra Arachi
ALESSANDRA ARACHI
"NON PIU' BRICIOLE"
LONGANESI EDITORE
Non è facile comprendere il sacro furore che ha preso di mira le mamme. Le mamme delle ragazze anoressiche, per essere precisi. A loro, negli ultimi decenni, è stata data addirittura la colpa di essere la causa di questa malattia che, tra i disturbi della psiche, è quella con il più alto tasso di mortalità. A loro la croce del dramma. A loro il senso di impotenza. A loro. Ma non a Marta. Marta De Bellis non ci sta. Ha una figlia di sedici anni, Loredana, che un giorno decide di lasciare a metà il suo piatto di spaghetti e si infila dentro quel tunnel che ha un nome ben definito ma un’origine ancora oggi enigmatica: l’anoressia. Marta si trova a combattere. Contro la malattia di Loredana, ovviamente. Ma anche contro una montagna di stereotipi che le crollano letteralmente addosso, giorno dopo giorno. Medico dopo medico. Stereotipi che vogliono la mamma colpevole dell’anoressia della figlia. Stereotipi che Marta respinge puntualmente al mittente, come in una partita di tennis. Una partita mortale. Non c’è tempo da perdere. Perché il peso di Loredana scivola fino a raggiungere i trentuno chili. E l’ago della bilancia non accenna a fermarsi… Continuazione ideale di Briciole, primo romanzo italiano a portare l’anoressia all’attenzione del grande pubblico e successo editoriale che dura da più di vent’anni, Non più briciole torna a raccontare quel dramma scegliendo questa volta il punto di vista di una madre che, mentre lotta ogni giorno per salvare la propria figlia, lotta anche contro una terribile condanna senza appello che incombe su di lei e su appello che incombe su di lei e su tutte le madri.
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Alessandra Arachi è nata e vive a Roma. Lavora come giornalista per il Corriere della Sera, occupandosi di attualità, costume, politica. Ha pubblicato il suo primo libro a 29 anni, nel gennaio 1994: Briciole, un long seller che è diventato anche un tv movie trasmesso in prima serata da Rai Uno.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Aldo Nove
ALDO NOVE
"MI CHIAMO..."
SKIRA EDITORE
MIA MARTINI
12 MAGGIO 2015
A VENT'ANNI DALLA SUA MORTE
RICORDANDOLA IN UNA CONVERSAZIONE CON ALDO NOVE
Mia Martini racconta, in prima persona, la sua travagliata esistenza poche ore prima di morire. Da quel letto di uno squallido appartamento di un piccolo paese della provincia di Varese, dove cercava di fuggire dalle dicerie infamanti che la perseguitavano e da cui non si è mai più ripresa. Aldo Nove, con un linguaggio secco e poetico, ripercorre la vita di una grande e sempre più popolare artista, amata in tutto il mondo eppure odiata da uno star system che ne ha fatto un capro espiatorio. Mi chiamo… è, volta in narrativa, la voce di una cantante che ha voluto abbracciare il mondo intero con la sua arte e che il destino ha reso per sempre infelice, per sempre famosa, per sempre grande.
“Avevo otto anni quando scappavo al bar dietro casa mia e mettevo cinquanta lire nel juke-box. Quelle cinquanta lire ti permettevano di guardare i titoli delle canzoni sapendo che una di loro sarebbe stata tua, e che tutto il bar l’avrebbe sentita, e vissuta, e danzata con te. Allora se la canzone parlava di un posto lontano il bar si trasformava in quel posto lontano e ci trasportava tutti lì, per tre minuti eravamo lì.”
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Aldo Nove ha pubblicato nel 1996 con Castelvecchi il suo primo libro, Woobinda. Nella collana Einaudi “Stile libero” sono stati pubblicati Puerto Plata Market (1997), Superwoobinda (1998), Amore mio infinito (2000), La più grande balena morta della Lombardia (2004), Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese (2006) e La vita oscena (2011). Con Laterza ha pubblicato Milano non è Milano (2006). E con Skira Si parla troppo di silenzio. Un incontro immaginario tra Edward Hopper e Raymond Carver (2009).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Andrea Renyi
MIKLOS VAJDA
RITRATTO DI MADRE, IN CORNICE AMERICANA
TRADUZIONE DI ANDREA RENYI
VOLAND EDIZIONI
“… in verità non è possibile ricevere altrove quello che non abbiamo avuto dalle nostre madri, e nemmeno ciò che abbiamo avuto.”
Nella notte di Capodanno del 1956, una madre e un figlio sono costretti a separarsi da un destino imposto dal regime comunista ungherese. Le persecuzioni della dittatura – sfociate in due detenzioni – e i conflitti mondiali alle spalle spingono l’ormai ex aristocratica Judit Csernovics a inseguire la libertà fino in America. Ma il rovescio della medaglia è l’inevitabile distacco da Budapest e da suo figlio Miklós, intellettuale deciso a non abbandonare la patria in un momento tanto difficile. Una scrittura capace di comporre con eleganza le tristi vicissitudini familiari e uno spaccato fedele della recente storia ungherese, che evoca con delicatezza, rimpianto e immenso affetto la figura di una donna di alto rango ma dotata di uno spiccato senso pratico.
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Miklòs Vajda, nato a Budapest nel 1931 Miklós Vajda è scrittore, saggista e affermato traduttore dall’inglese e dal tedesco. Ha collaborato per anni con le migliori case editrici magiare, ed è stato redattore della rivista “The New Hungarian Quarterly” fino al 2005. Scritto all’età di 78 anni, Ritratto di madre, in cornice americana è il suo primo romanzo e lo colloca di buon diritto tra i grandi maestri della prosa ungherese.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Massimo Recalcati
MASSIMO RECALCATI
"LE MANI DELLA MADRE"
DESIDERIO, FANTASMI ED EREDITA' DEL MATERNO
FELTRINELLI EDITORE
Dopo aver indagato la paternità nell’epoca contemporanea con Il complesso di Telemaco e altri libri di grande successo, Massimo Recalcati volge lo sguardo alla madre, andando oltre i luoghi comuni, anche di matrice psicoanalitica, che ne hanno caratterizzato le rappresentazioni più canoniche. Attraverso esempi letterari, cinematografici, biblici e clinici, questo libro racconta i volti diversi della maternità mettendo l’accento sulle sue luci e le sue ombre.
Non esiste istinto materno; la madre non è la genitrice del figlio; il padre non è il suo salvatore. La generazione non esclude fantasmi di morte e di appropriazione, cannibalismo e narcisismo; l’amore materno non è senza ambivalenza. L’assenza della madre è importante quanto la sua presenza; il suo desiderio non può mai esaurire quello della donna; la sua cura resiste all’incuria assoluta del nostro tempo; la sua eredità non è quella della Legge, ma quella del sentimento della vita; il suo dono è quello del respiro; il suo volto è il primo volto del mondo.
“Ho scritto questo libro perché volevo essere giusto con la madre. Bisognerebbe provare a esserlo.”
Una nuova interpretazione della maternità di fronte alle difficoltà e ai cambiamenti di oggi.
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Massimo Recalcati, psicoanalista tra i più noti in Italia, Membro Analista dell’Associazione lacaniana italiana di psicoanalisi. Dirige l’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata) e nel 2003 ha fondato di Jonas Onlus (Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi). Scrive sulle pagine culturali per il quotidiano “la Repubblica” e insegna all’Università di Pavia. Autore di numerosi libri, tradotti in diverse lingue, tra cui L’uomo senza inconscio (2010), Cosa resta del padre? (2011), Jacques Lacan: desiderio, godimento e soggettivazione (2012) e L’ora di lezione (2014). Per Feltrinelli dirige la collana “Eredi”, e ha pubblicato Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (2013) e Le mani della madre. Gioie, fantasmi ed eredità del materno (2015).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Gaetano Castellini Curiel
GAETANO CASTELLINI CURIEL
"LA CANDIDATURA"
EXPO: LA VERA STORIA DI UN SUCCESSO ITALIANO
INDIANA EDITORE
Milano, maggio 2015: il capoluogo lombardo si prepara a ospitare Expo. Ma cos’è davvero un’esposizione universale? Quali sono i meccanismi che fanno privilegiare una città a un’altra? Come si convince un remoto paese equatoriale a aderire a un progetto così ambizioso? La candidatura è la storia dell’estenuante gara contro la città turca di Smirne per aggiudicarsi questo prestigioso titolo, raccontata dall’uomo che, insieme a una formidabile e affiatata squadra, ha investito diciotto mesi della sua vita in giro per il mondo in cerca di appoggi e voti. Un “dietro le quinte” avvincente, tra giochi di potere ed equilibrismi diplomatici, in un alternarsi di euforia, sconforto e colpi di scena fino al verdetto finale.
Questo libro racconta due storie. La storia, pubblica, di un evento che caratterizzerà per molti mesi la vita di una città e quella, privata, di chi ha contribuito a far sì che questo evento potesse avere luogo. Per quasi due anni Gaetano Castellini Curiel ha viaggiato a caccia di voti in isole sperdute e superpotenze economiche, tra camere d’albergo, voli interminabili e incontri formali con presidenti stranieri. Questo libro racconta la sua storia, nel senso etimologico del termine: testimonianza in prima persona di fatti che coinvolgono l’interesse pubblico. In quei mesi, Expo è stata tutta la sua vita.
Per noi Expo è legata soprattutto ai titoli sulle prime pagine, alle polemiche sugli appalti, ai ritardi sui lavori, ai conflitti sulla governance, alle accuse di corruzione. La candidatura, però, è anche la storia di un successo italiano, di un’avventura partita da Milano che ha visto la collaborazione di tutto il “Sistema Paese”, unito verso un obiettivo comune.
Milano, maggio 2015: il capoluogo lombardo si prepara a ospitare Expo. Ma cos’è davvero un’esposizione universale? Quali sono i meccanismi che fanno privilegiare una città a un’altra? Come si convince un remoto paese equatoriale a aderire a un progetto così ambizioso? La candidatura è la storia dell’estenuante gara contro la città turca di Smirne per aggiudicarsi questo prestigioso titolo, raccontata dall’uomo che, insieme a una formidabile e affiatata squadra, ha investito diciotto mesi della sua vita in giro per il mondo in cerca di appoggi e voti. Un “dietro le quinte” avvincente, tra giochi di potere ed equilibrismi diplomatici, in un alternarsi di euforia, sconforto e colpi di scena fino al verdetto finale.
Questo libro racconta due storie. La storia, pubblica, di un evento che caratterizzerà per molti mesi la vita di una città e quella, privata, di chi ha contribuito a far sì che questo evento potesse avere luogo. Per quasi due anni Gaetano Castellini Curiel ha viaggiato a caccia di voti in isole sperdute e superpotenze economiche, tra camere d’albergo, voli interminabili e incontri formali con presidenti stranieri. Questo libro racconta la sua storia, nel senso etimologico del termine: testimonianza in prima persona di fatti che coinvolgono l’interesse pubblico. In quei mesi, Expo è stata tutta la sua vita.
Per noi Expo è legata soprattutto ai titoli sulle prime pagine, alle polemiche sugli appalti, ai ritardi sui lavori, ai conflitti sulla governance, alle accuse di corruzione. La candidatura, però, è anche la storia di un successo italiano, di un’avventura partita da Milano che ha visto la collaborazione di tutto il “Sistema Paese”, unito verso un obiettivo comune.
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Gaetano Castellini Curiel (1969) si occupa di relazioni internazionali. Da settembre 2005 a giugno 2011 ha lavorato per il Gabinetto del sindaco del Comune di Milano, per conto del quale ha seguito la candidatura a Expo 2015. È stato nel consiglio della Fondazione Italia Russia e Alliance for Africa. Vive e lavora a Milano, dove la sua società collabora con alcune delle principali istituzioni pubbliche e private.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Milano, maggio 2015: il capoluogo lombardo si prepara a ospitare Expo. Ma cos’è davvero un’esposizione universale? Quali sono i meccanismi che fanno privilegiare una città a un’altra? Come si convince un remoto paese equatoriale a aderire a un progetto così ambizioso? La candidatura è la storia dell’estenuante gara contro la città turca di Smirne per aggiudicarsi questo prestigioso titolo, raccontata dall’uomo che, insieme a una formidabile e affiatata squadra, ha investito diciotto mesi della sua vita in giro per il mondo in cerca di appoggi e voti. Un “dietro le quinte” avvincente, tra giochi di potere ed equilibrismi diplomatici, in un alternarsi di euforia, sconforto e colpi di scena fino al verdetto finale.
Questo libro racconta due storie. La storia, pubblica, di un evento che caratterizzerà per molti mesi la vita di una città e quella, privata, di chi ha contribuito a far sì che questo evento potesse avere luogo. Per quasi due anni Gaetano Castellini Curiel ha viaggiato a caccia di voti in isole sperdute e superpotenze economiche, tra camere d’albergo, voli interminabili e incontri formali con presidenti stranieri. Questo libro racconta la sua storia, nel senso etimologico del termine: testimonianza in prima persona di fatti che coinvolgono l’interesse pubblico. In quei mesi, Expo è stata tutta la sua vita.
Per noi Expo è legata soprattutto ai titoli sulle prime pagine, alle polemiche sugli appalti, ai ritardi sui lavori, ai conflitti sulla governance, alle accuse di corruzione. La candidatura, però, è anche la storia di un successo italiano, di un’avventura partita da Milano che ha visto la collaborazione di tutto il “Sistema Paese”, unito verso un obiettivo comune.
Conversazione di Livio Partiti con Angela Staude Terzani
ANGELA TERZANI STAUDE
VICINO/LONTANO
PREMIO TERZANI
UDINE
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Lucio Salvini
LUCIO SALVINI
"NON ERANO SOLO CANZONETTE"
SKIRA EDITORE
Decenni vissuti tutti d’un fiato. Dagli anni sessanta alla fine degli ottanta, la discografia italiana ha vissuto una golden era esaltante, che ha inciso profondamente sui gusti e i costumi non solo giovanili.
Dalle melodie sanremesi alla rivoluzione dei cantautori, dall’irriverenza di Battiato a Battisti che sbanca il tavolo del pop italiano, agli scimmiottamenti prima rock poi punk, alla mistica delle primedonne: un susseguirsi di personaggi, canzoni e avvenimenti che hanno segnato la storia personale e pubblica di almeno tre generazioni.
Lucio Salvini, che di quest’epoca è stato un protagonista alla guida delle più importanti aziende discografiche italiane, ha vissuto in prima persona la scoperta e il lancio di tanti artisti, i successi e qualche errore: un’epopea fantastica, che ci racconta rievocando accadimenti sconosciuti, bizzarrie, astuzie e curiosità appassionanti e divertenti.
Da Sassi di Gino Paoli al Cane con i capelli di Jannacci, dai dervisci in Genesi di Franco Battiato all’orata al sale di De André, alla dieta truffaldina dell’Equipe 84, è una galoppata che si legge d’un fiato con la musica nella mente e negli occhi la nostalgia di un mondo che non c’è più.
"Non erano solo canzonette"
con Giovanni Choukhadarian
prefazione di Gianfranco Manfredi
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Lucio Salvini è nato a Milano. Dopo studi ed esperienze a Londra, Parigi e Francoforte è stato giornalista e autore televisivo.
Entrato alla Ricordi come responsabile dell’ufficio stampa, ne è stato direttore generale per diciassette anni, per poi passare un decennio come amministratore delegato alla Fonit Cetra. Con Franco Franchi e Tinin Mantegazza ha pubblicato Filibusta (Milano 1974).
Giovanni Choukhadarian è nato a Sanremo. Giornalista, ha scritto e scrive su “la Repubblica”, “il Giornale”, “Il Foglio”, “L’Indice dei libri del mese”. Ha pubblicato numerosi studi sulla storia della canzone italiana.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Marco Pautasso
MARCO PAUTASSO
SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO
TORINO
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Conversazione di Livio Partiti con Pino Roveredo
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Conversazione di Livio Partiti con Paola Colombo
PAOLA COLOMBO
RESPONSABILE COMUNICAZIONI ESTERNE
VICINO LONTANO
WWW.VICINOLONTANO.IT
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Conversazione di Livio Partiti con Mimmo Gangemi
MIMMO GANGEMI
"UN ACRE ODORE DI AGLIO"
BOMPIANI EDITORE
Oltre Eboli c’è un più profondo Sud, sconosciuto e laborioso, qui descritto attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia dell’Aspromonte. È la saga degli umili, vi si racconta il Sud degli ultimi, in cento anni di un cammino verso l’Italia, dall’impresa dei Mille alla devastante alluvione del 1951. Cento anni che attraversano un piccolo angolo di mondo: un paese osserva e interpreta l’eco di vicende lontane dentro cui spesso non si riconosce ma che muteranno il corso della sua vita. Una grande forza morale, la disperazione e il rifiuto dell’emarginazione stanno all’origine del tentativo di percorrere il proprio tempo. Sullo sfondo di un Aspromonte misterioso e impenetrabile, che cova, avvolge e segna i caratteri degli uomini, la storia di una famiglia si dispiega dentro la storia d’Italia, ma senza farne parte davvero appieno, e tinge di unicità quei frustoli di vita quotidiana di cui il tempo non serba il ricordo. Una variopinta folla paesana accompagna, come un coro greco, nella sorprendente esplorazione di un mondo che poteva essere piccolo e che invece giganteggia sotto sapienti pennellate capaci di commuovere nel profondo. Romanzo di grande forza narrativa, diventa metafora, anzi tante metafore che si intrecciano e si alternano senza mai sostituirsi l’una all’altra.
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Mimmo Gangemi è nato nel 1950 a Santa Cristina d’Aspromonte. È ingegnere e scrive per “La Stampa”. Per Einaudi Stile libero ha pubblicato Il giudice meschino (2009, Premio Selezione Bancarella 2010) e La signora Ellis Island (2011, Premio Leonida Repaci 2011, Premio dei Lettori di Lucca 2011/2012 e Premio Letterario Tropea 2012).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Andrea Girolami
ANDREA GIROLAMI
"ATLANTE DELLE COSE NUOVE"
IL MONDO CHE CAMBIA IN QUARANTOTTO PAROLE
INDIANA EDITORE
Secondo il parere di autorevoli studiosi, la vera unificazione culturale d’Italia è stata resa possibile solo dall’avvento della televisione. Eppure poco è stato scritto, sino a ora, sulla natura del cambiamento che nuove tecnologie, social network e digitalizzazione hanno impresso sul nostro linguaggio e sul nostro modo di vedere il mondo. Con l’Atlante delle cose nuove, Andrea Girolami, esperto di tecnologia e comunicazione, traccia le rotte da seguire per stare al passo con i tempi. Un’illuminante e agile guida non solo per chi si sente smarrito tra sigle e termini tecnici, ma anche per quei lettori che, più disinvolti con la tecnologia, sentono però la necessità di orientarsi rispetto a parole già familiari che hanno assunto nuovi e inattesi significati.
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www.atlantedellecosenuove.it
Andrea Girolami (1980) a sedici anni incontra la rete e se ne innamora. Dopo aver lavorato per Tiscali e MTV Italia, ora è staff editor di «Wired Italia» per cui è anche responsabile dei contenuti video.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Alessandra Comazzi
ALESSANDRA COMAZZI
FESTIVAL DELLA TV E DEI NUOVI MEDIA
DOGLIANI 07 - 10 MAGGIO 2015
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Conversazione di Livio Partiti con Piero Pieri
PIERO PIERI
"UN AMORE CRUDELE"
MARSILIO EDITORI
René è uno studente di diciannove anni e Anna, la sua professoressa d'inglese, più anziana di venti. Entrambi hanno una personalità disturbata da esperienze angosciose, e l'amore che li unisce è un risarcimento verso il passato e, nello stesso tempo, la conferma che ciò che li devastò sta diventando, all'interno della loro passione, una forma inconfessabile di piacere sadomaso. Brutalizzata per quindici anni da un marito violento, dal quale si è separata fuggendo una notte, Anna ora accetta, anzi desidera, che il giovane amante usi sul suo corpo la stessa violenza. Quel male fisico che non aveva accettato, per Anna, ora diviene una forma intensa di desiderio, mentre per René è l'occasione per esercitare la sua latente propensione all'umiliazione sessuale. La loro storia, che sfida la morale del tempo, tra intimità clandestina, viaggi in Grecia per sostenere la Resistenza dopo il golpe dei Colonnelli, e altri eventi più o meno drammatici, è destinata per sua natura a finire, ma diventerà il tormento e il rimpianto del René adulto.
foto di copertina di Chiara Gini
www.chiaragini.it
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Piero Pieri , nato a Cesena, vive a Cotignola, paese della Bassa Romagna. Insegna Letteratura italiana contemporanea per il corso dams dell'Università di Bologna. Ha pubblicato i romanzi La notte di Stalin - Quando il comunismo finì di morire anche sessualmente (Stampa Alternativa 2000), Furio (Allori 2004),Vaporidis in carcere, (Fernandel, 2008, Premio Speciale al Premio Letterario Nazionale "Corrado Alvaro"), Les nouveaux anarchistes - Atti intollerabili di disperazione a Bologna (Transeuropa 2010). Autore di numerosi saggi, nel 2008 ha vinto il Premio nazionale "Renato Serra" per la critica letteraria. È autore di diverse commedie e di alcune è stato anche il regista.
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Conversazione di Livio Partiti con Alessandra Selmi
ALESSANDRA SELMI
"LA TERZA (E ULTIMA) VITA DI AIACE PARDON
BALDINI & CASTOLDI
La nebbia autunnale avvolge Milano quando Aiace Pardon, un mite senzatetto che vive e mendica presso la stazione Centrale inizia a ricevere strane donazioni: prima 5, poi 10, 20 e 50 euro. Il vecchio è quasi cieco e del misterioso benefattore vede solo la punta delle scarpe, eleganti e lucide anche nei giorni di pioggia. Quando 100 euro cadono nel bicchiere dell’elemosina il gioco giunge al culmine e il barbone, poco dopo, sparisce. È stato ucciso dall’uomo con le scarpe lustre? Ne è convinta una senzatetto sua amica, che si reca alla Polizia a denunciarne la scomparsa. Il commissariato al completo si raduna ad ascoltare la deposizione della donna, tanto ripugnante nell’aspetto quanto colta e raffinata nei modi, ma proprio questa stranezza – un ossimoro, direbbe lei – fa sì che nessuno la prenda sul serio. Aiace Pardon sarebbe destinato a rimanere l’ennesimo clochard dimenticato, se le parole di «quella palla da bowling che ha mangiato un dizionario» non colpissero Alex Lotoro, un giovane sbirro che della vecchia è l’esatto opposto. Iniziano così le indagini che porteranno i due a scavare nel passato di Aiace, fino alla scoperta della verità.
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Alessandra Selmi è nata a Monza nel 1977. Collabora come editor con diverse case editrici milanesi. Dalla sua esperienza è nato il libro E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor (Editrice Bibliografica, 2014). La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon è il suo primo romanzo.
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Conversazione di Livio Partiti con Luca Ferrua
LUCA FERRUA
FESTIVAL DELLA TV E DEI NUOVI MEDIA
07 - 10 MAGGIO 2015
DOGLIANI
Conversazione di Livio Partiti con Cristina Petit
CRISTINA PETIT
"QUALCOSA CHE SOMIGLIA AL VERO AMORE"
TRE60
Clémentine vive a Parigi in uno splendido appartamento al numero 14 di rue le Monde. Ė una ragazza allegra e spensierata, e fa un lavoro che ama moltissimo: legge libri ai bambini in difficoltà, li aiuta a superare le loro paure mostrando loro altri mondi, quelli delle storie, così fantastici eppure così simili al vero.
Albert è un giovane scrittore alle prime armi. In un giorno di pioggia vede Clémentine per strada e ne rimane letteralmente folgorato: quella è la donna della sua vita, Albert lo sente, lo sa. Deve fare qualcosa, deve conoscerla, ma come potrà incontrarla di nuovo in una città grande come Parigi? Una cosa è certa; sarà la protagonista del suo nuovo romanzo.
Una volta pubblicato, il libro conquista i lettori, che s’innamorano di quella storia scritta con il cuore. Anche Clémentine lo legge, e ha uno strano presentimento. C’è qualcosa di speciale in quel libro, qualcosa che le appartiene, ma cosa? D’altra parte, nei romanzi come nella vita reale, il più grande dono dei libri è quello di unire le persone…
«Avrei messo a soqquadro Parigi per trovare quella ragazza, avrei chiesto di lei a chiunque, l'avrei cercata dappertutto. Invece non feci niente. Così lei entrò nel mio romanzo perché non era entrata nella mia vita. E io mi innamorai di lei, della protagonista della mia storia.»
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Cristina Petit è nata e cresciuta a Bologna, dove ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere e dove insegna in una scuola primaria. Sposata, ha tre bambini che le hanno spalancato orizzonti nuovi e inimmaginabili. Questo è il suo primo romanzo.
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Conversazione di Livio Partiti con Simona Arpellino
FESTIVAL DELLA TV E DEI NUOVI MEDIA
DOGLIANI (CUNEO)
DAL 07 AL 10 MAGGIO 2015
Viviamo un'epoca di profonde e repentine trasformazioni, sociali, lavorative e di pensiero. Tutto ciò genera ansia, paura e spesso incomprensioni tra paesi contigui oltre che fra generazioni. Stiamo vivendo in un mondo in piena rivoluzione tecnologica, perché rivoluzionarie sono sia la portata sia la velocità dei progressi di cui siamo testimoni. Assistiamo e partecipiamo al completo abbattimento di ogni barriera nella comunicazione, siamo, come mai prima d'ora, coprotagonisti in una piazza virtuale che non ha confini. Eppure, in tutto questo straordinario progresso, siamo perlopiù smarriti, i muri della comunicazione reale sembrano paradossalmente innalzarsi, il senso di sicurezza sul futuro vacillare. In questo tempo la Cultura può giocare il suo ruolo più importante: comprendere, offrire delle prospettive e creare una base per un futuro che sia costante evoluzione. Abbiamo strumenti meravigliosi nelle nostre mani, ma sono appunto strumenti e, solo se sapremo manovrarli con la sostanza dei contenuti, ne potremo comprendere la loro forza dirompente senza smarrirci in labirinti tecnologici spesso inutilmente autoreferenziali. Per questa ragione abbiamo pensato di intitolare l'edizione 2015 del Festival Dialoghi per il Futuro, perché solo attraverso la volontà di dialogare e di comprendere le ragioni del prossimo si può immaginare un progresso per il futuro. Per le stesse ragioni abbiamo dedicato una serie d'incontri all'importanza della memoria e della storia con la speranza che lo stesso spirito di "Liberazione" e "Ricostruzione" che 70 anni fa riuscì a farci riemergere dalla barbarie della II guerra mondiale possa essere da stimolo ai giovani che soffrono la mancanza delle promesse delle generazioni che li hanno preceduti. Ospite significativo di questa edizione sarà Carlo Petrini e interpretando le sue lezioni come monito ad occuparci del Cibo come nutrimento del corpo e della mente abbiamo allestito una seconda piazza, dove verranno affrontati sia temi legati all'argomento cibo come tema di successo dei media sia argomenti legati all'innovazione. Riteniamo che credere in un Futuro migliore sia la base per le giovani generazioni per poter elaborare, pensare e costruire una società diversa, e per questa ragione la riflessione sui contenuti dei media rimane sempre il nostro fondamento.
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Le grandi trasmissioni di successo e i nuovi esperimenti di comunicazione, i media tradizionali e quelli più innovativi, i volti che hanno segnato la storia della televisione italiana e i giovani che aprono nuovi scenari nel panorama della comunicazione.
Per quattro giorni Dogliani si trasformerà in un laboratorio nazionale in cui pensare e discutere la televisione di oggi e quella del futuro.
Il palcoscenico del Festival vedrà alternarsi protagonisti affermati e autori, editori tradizionali e professionisti dell’universo multimediale, produttori sconosciuti al grande pubblico e star del piccolo schermo.
Dogliani sarà il centro del nuovo universo dei media, un paese-antenna animato da incontri e dibattiti che metteranno a confronto diverse generazioni di Tele-protagonisti, Tele-visionari e Tele-dipendenti per progettare, a partire dalla televisione di oggi, la televisione di domani.
Il racconto dei backstage delle più importanti carriere televisive s’intreccerà con altre storie del mondo dei media: dal percorso che porta un’idea a diventare unformat e poi una trasmissione fino ai più piccoli esperimenti che si misurano con i social network, gli smartphone, i tablet, le Web Tv e lo stile comunicativo in una società connessa 24 ore su 24.
I case history delle trasmissioni più influenti e innovative permetteranno di capire le sperimentazioni in atto e il percorso che condurrà alla convergenza fra vecchi schermi e nuovi dispositivi interattivi, nel passaggio epocale da una televisione soltanto guardata a una più partecipata.
Dogliani ospiterà l’unico festival italiano dedicato alla Televisione in tutte le sue multiformi declinazioni, diventando un punto di riferimento imprescindibile per esperti e grande pubblico: un luogo dove capire la Tv che guarderemo nel futuro.
Un Festival accessibile e gratuito che porterà in piazza Umberto I le grandi questioni della comunicazione contemporanea multipiattaforma, grazie alla combinazione di incontri dedicati all’attualità, all’approfondimento, all’inchiesta, alla cultura e all’intrattenimento. Si confronteranno i vertici dei principali broadcaster nazionali, iprotagonisti di grandi carriere televisive che hanno cambiato la storia della Televisione italiana e gli inventori di un nuovo modo di fare comunicazione.
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