Conversazione di Livio Partiti con Giuseppe Fornari
GIUSEPPE FORNARI
"LA VERITA' DI CARAVAGGIO"
NOMOS EDIZIONI
Poche parole per presentare questa mia monografia dedicata a Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610), spiegando anzitutto le occasioni e le motivazioni da cui essa ha preso forma. Il primo nucleo di questo lavoro è stato un testo approntato per una conferenza sul Seppellimento di santa Lucia a Siracusa, una delle composizioni più commoventi dell’estremo periodo del pittore. La bellezza dell’opera e il suo nesso inscindibile con l’esistenza del suo autore, sempre più precaria e condannata a finire ben presto la sua troppo breve parabola, mi hanno spalancato il conturbante mondo umano e visivo di questo artista, reso di difficile accesso dalla stessa popolarità mediatica che gli è piovuta addosso – di questi tempi un vero flagello, come dirò a inizio lavoro –, e anche dal carattere impossibile del personaggio: impulsivo, arrogante e rissoso fino all’autolesionismo, e tuttavia capace di vedere e far vedere verità pittoriche, e non solo pittoriche, che prima di lui nessuno aveva visto e fatto vedere, in quel modo e con uguale forza.
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Il saggio di Giuseppe Fornari su Caravaggio vuole sfatare i luoghi comuni e le stratificazioni mitografiche che si sono accumulate sull’artista e sul personaggio, fraintendendo o banalizzando gli intenti conoscitivi e spirituali che ne hanno guidato la produzione. Caravaggio non è un pittore “facile”, come non è stato un uomo “facile”. Per questo il cliché di “realismo”, comunemente adottato per descrivere il tratto caratterizzante la sua opera, ne confonde la vera portata sotto un’etichetta generica ed equivoca: l’artista ha perseguito sì la “realtà”, ma quella drammatica e metafisica della ricerca di Dio da parte dell’uomo, ricerca il cui coronamento si attua nel momento in cui l’azione umana si fa dramma, scelta irrevocabile, apertura all’inconcepibile. Questa è la "verità" di Caravaggio e tutto in lui si subordina al suo conseguimento nella rappresentazione. Le sventure che affliggono la vita di Michelangelo Merisi, e che lui attivamente si procura, approfondiscono e rendono ancor più lancinante questa verità che si manifesta come Verità, alimentando un crescendo febbrile di capolavori che ha pochi paragoni nell’arte occidentale. Lungo il filo delle contrastanti letture e interpretazioni critiche di cui è stato oggetto il pittore – non escluso il mito dell’“artista maledetto” stimolato e via via sedimentato in ragione della sua personalità –, lo studio ne analizza gran parte della produzione e si sofferma sulle opere finali: estrema testimonianza degli ultimi, concitatissimi anni di vita, scanditi da fatti di sangue e da fughe rocambolesche, fino all’enigma di una morte prematura, per spiegare il quale è stata avanzata la tesi del delitto di Stato. Fornari dimostra l’insostenibilità di questa ipotesi e riporta il destino di Caravaggio alla cifra più riconoscibile, umanamente amara ma anche spiritualmente esaltante, di una vittoria artistica conseguita al prezzo di investire – e infine perdere – la propria intera esistenza.
"In secco contrasto con la marea di pubblicazioni e ricerche, avevo l’impressione che qualcosa di non detto restasse da dire e cercare su di lui, a smentita delle tante approssimazioni e deformazioni che rischiano di trasformarlo in un irreale fantoccio..."
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare