Conversazione di Livio Partiti con Farian Sabahi
AMINA SBOUI
"IL MIO CORPO MI APPARTIENE"
GIUNTI EDITORE
La foto di Amina a seno nudo ha fatto il giro del mondo. Una ragazza tunisina di appena 18 anni si mostra così, con un messaggio tatuato sul corpo: “Il mio corpo mi appartiene”.
È il 1 marzo 2013 e Amina, mettendo la sua immagine in rete, si fa portavoce del pensiero della sua generazione, dei giovani che come lei hanno partecipato attivamente alla Primavera araba: più libertà in un paese ormai in mano agli integralisti islamici.
Questo gesto le costa quasi la vita: prima viene segregata dai suoi stessi genitori, scandalizzati e timorosi che le conseguenze di un atto così eclatante si ripercuotano su tutta la famiglia; poi, dopo l’adesione al movimento delle Femen, finisce in prigione. Anche da dietro le sbarre Amina continua a battersi, in difesa delle detenute, sistematicamente percosse e angariate, e per la libertà di espressione. Ma una volta scarcerata, proprio in ragione della notorietà che la sua figura ha acquisito nel mondo, Amina non è ancora libera. Deve lasciare il suo paese, in Tunisia non le permetteranno di studiare e la famiglia teme ritorsioni.
Così si rifugia a Parigi e da lì decide finalmente di raccontare la sua storia, la storia di una ragazza divenuta simbolo della protesta contro ogni forma di dittatura militare o religiosa, e anche di un sogno infranto, quello di chi, come lei, ha sperato che la Primavera araba portasse la vera democrazia.
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“Alcuni approvano il mio modo di manifestare e sono orgogliosi di me. Altri disapprovano la modalità della mia protesta, ma la rispettano e rispettano la mia libertà. Altri ancora sono del tutto contrari. Tra i giovani, c’è chi mi considera un simbolo di libertà, chi una puttana.”
FARIAN SABAHI
Scrittrice, giornalista e docente universitaria specializzata sul Medio Oriente e in particolare su Iran e Yemen.
Il suo ultimo libro, uscito a marzo 2014, si intitola Il mio esilio. Shirin Ebadi con Farian Sabahi, lo ha pubblicato Jouvence a novembre 2014 (in digitale negli Zoom Feltrinelli: http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mio-esilio/). Potete leggere qui l’anticipazione: articolo Shirin Ebadi su Io Donna_1 marzo 2014.
Noi donne di Teheran è un testo per il teatro pubblicato da Jouvence ad aprile 2014 (in digitale nei Corsivi del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/cultura/i-corsivi/farian.shtml). Qui il trailer del reading teatrale: http://www.youtube.com/watch?v=y55zmdep1bs
E’ autrice di altri volumi tra cui Storia dello Yemen (Bruno Mondadori 2010), Storia dell’Iran 1890-2008 (Bruno Mondadori, Milano 2009), Un’estate a Teheran (Laterza, Roma 2007, prefazione di Sergio Romano), Islam: l’identità inquieta d’Europa. Viaggio tra i musulmani d’Occidente (Il Saggiatore, Milano 2006, prefazione di Ferruccio De Bortoli) e The Literacy Corps in Pahlavi Iran 1963-1979 (Ed. Sapiens, Lugano 2002).
Ha insegnato all’Università di Ginevra, alla Bocconi di Milano e a Torino. Nell’anno accademico 2014-2015 insegna Crisi internazionali e ruolo della diplomazia: analisi di casi di attualità all’Università della Valle d’Aosta.
Dopo il dottorato in Storia dell’Iran (sull’istruzione in Iran negli anni Sessanta e Settanta) presso la School of Oriental and African Studies di Londra, per il post-dottorato ha fatto ricerca sull’economia del petrolio in Iran (contratti buy-back) e per l’assegno di ricerca sulle zone di libero scambio nel Golfo persico.
Giornalista professionista, è editorialista di questioni iraniane per Il Corriere della Sera e recensisce libri sul Medio Oriente e l’Islam per le pagine di cultura del Sole24Ore (dal 1994). Scrive anche per il supplemento Io donna e collabora a diverse emittenti, tra cui Radio Popolare e Radio Rai.
Come regista ha realizzato il cortometraggio Out of place (Skytg24, agosto 2009) e il reportage Che ne facciamo di Teheran?(Rainews24, agosto 2008), entrambi realizzati in Israele e aventi tra i protagonisti ebrei di origine iraniana. E’ stata protagonista del documentario Minareto mille punti sulla moschea in fase di costruzione a Colle Val D’Elsa (regia di Pietro Raschillà).
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare