Conversazione di Livio Partiti con Andrea Tarabbia
ANDREA TARABBIA
"LA BUONA MORTE"
VIAGGIO NELL'EUTANASIA IN ITALIA
MANNI EDITORE
In occasione del dibattito sul caso Englaro, nel 2008, alcuni intellettuali stendono il proprio testamento biologico. “Io ho trent’anni e ho paura della morte. Ho paura della malattia, della non autosufficienza, della sporcizia”, scrive Andrea Tarabbia nel proprio.
E racconta, in questo libro, della vita di suo nonno dopo un ictus; dell’incontro con il presidente di Exit, che aiuta gli italiani che fanno richiesta di morte volontaria assistita in Svizzera; parla con Mina Welby di eutanasia clandestina e di leggi, e con padre ***, favorevole alla “buona morte”, del potere ecclesiale. Accompagnano questo viaggio i libri e gli autori che hanno scavato nel rapporto che c’è tra la letteratura e la fine della vita.
Chiesa, morte, tecnica, libertà, dolore, medicina, autodeterminazione (del malato), identità, diritto di proprietà del proprio corpo, infine giustificazione: sono i poli attorno cui ruota questo reportage narrativo, delicato eppure intransigente, su uno dei temi più scottanti e attuali del nostro Paese.
Andrea Tarabbia, nato a Saronno (Varese) nel 1978, vive a Bologna.
Laureato in Letteratura russa, ha esordito con il romanzo La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa 2010), nel 2011 sono usciti Marialuce (Zona) e Il demone a Beslan (Mondadori).
Ha fatto parte della redazione della rivista “Il primo amore”.