Conversazione di Livio Partiti con Amélie Nothomb
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Conversazione di Livio Partiti con Amélie Nothomb
Conversazione di Livio Partiti con Paolo Roberto Federici
"COM'E' FATTO IL MONDO?"
PAOLO ROBERTO FEDERICI
Già Docente di Geografia Fisica all'Università di Pisa.
"IL BEL PAESE FRAGILE"
GRANDI INCONTRI
PALAZZO DUCALE - GENOVA
MARTEDI' 25 FEBBRAIO, ORE 17,45
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Daniela Di Falco
FATIMA BHUTTO
"L'OMBRA DELLA LUNA CRESCENTE"
TRADUZIONE DI DANIELA DI FALCO
CAVALLO DI FERRO
In una cittadina pakistana vicina al confine con l’Afghanistan, tre fratelli cominciano una giornata come tante altre. Il maggiore, appena tornato dall’America, prende un taxi per andare in moschea; il secondo esce in cerca dell’inquieta moglie, che è sgattaiolata via per andare in visita alla famiglia di uno sconosciuto; il minore, l’idealista, lascia la città a bordo di una moto. Dietro di lui sta in sella una ragazza bella e fragile, stravolta dal pensiero della guerra che ha colpito il posto in cui è nata. A metà della giornata le loro vite saranno ormai devastate dalle conseguenze delle loro piccole scelte. Cinque giovani lottano per la propria sopravvivenza in un mondo in subbuglio, costretti a fare scelte terribili per salvarsi nella spirale che la mattina di un giorno qualunque apre davanti a loro. Romanzo familiare che ha al centro due donne, è una storia eccezionalmente commovente e dal ritmo rapido.
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Fatima Bhutto è nata a Kabul, in Afghanistan, nel 1982. Suo nonno era il Primo Ministro pakistano Zulfikar Ali Bhutto, sua zia la Primo Ministro pakistana Benazir Bhutto. Poetessa e scrittrice, è autrice del celebrato Canzoni di sangue. Ricordi di una figlia (Garzanti, 2011), in cui racconta la storia della propria famiglia, strettamente collegata alla storia del Pakistan. Tra le sue opere, la raccolta di poesie Whispers of the Desert e 8:50 a.m. 8 October 2005. Collabora con quotidiani e riviste inglesi come «The Guardian», «Financial Times» e «New Statesman». Vive a Karachi, in Pakistan. L’ombra della luna crescente rappresenta il suo esordio nella narrativa.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Alessia Guerrieri
ALESSIA GUERRIERI
"QUANDO IL PANE NON BASTA"
ANCORA EDIZIONI
Questo libro dà voce a milioni di persone e di famiglie che si sentono dimenticate, ma anche a migliaia di volontari che camminano al loro fianco. (Andrea Riccardi)
Storie di equilibristi sul filo della vita incontrati nei luoghi che offrono cibo, compagnia, conforto. (Marco Tarquinio)
Un italiano su cinque si «arrangia» come può, risparmiando sul cibo, sul riscaldamento, sulle cure mediche, o è costretto a ricorrere alle strutture assistenziali per avere un pasto caldo, un pacco alimentare o un tetto sotto cui passare la notte. È il dato sconcertante che rivelano i freddi numeri delle statistiche. Le mense della carità sono un osservatorio privilegiato sui poveri della porta accanto. Ed è proprio dentro questo mondo che ci conduce – con un viaggio ricco di luoghi, incontri, voci, storie raccolte sul campo – il reportage di Alessia Guerrieri, un affresco coinvolgente in cui vediamo fianco a fianco volontari ricchi di umanità e competenza e vecchi e nuovi poveri, che cercano non solo un pasto, ma anche e soprattutto il modo di ritrovare simpatia, rispetto e risorse per affrontare la propria condizione di fragilità.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Guido Dotti e Elisa Zamboni
“Trent’anni fa, dando vita a una casa editrice, mi sarei immaginato di dover scrivere un giorno la premessa a un catalogo storico di oltre 800 titoli? Francamente non saprei dirlo … Così oggi offriamo ai lettori e ai loro amici librai e bibliotecari queste pagine, fatte di parole, numeri, date, immagini, indici e rimandi. Per noi sono anche fatte di volti, storie, vicende, amicizie, memorie. Ci auguriamo in questo modo di restare ancora ‘insieme’: per poco o per tanto tempo non sta solo a noi deciderlo. In ogni caso questo volume aiuterà la memoria, nostra e di altri accanto a noi e dopo di noi”.
(dalla “Premessa” di Enzo Bianchi)
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CIRCOLO DEI LETTORI
VENERDI' 28 FEBBRAIO, ORE 21
"30 ANNI DELLE EDIZIONI QIQAJON"
Con Enzo Bianchi, priore di Bose e Guido Dotti, monaco di Bose
Nel settembre 1983, nascono le Edizioni Qiqajon (kikaiòn è l’arbusto che dà sollievo a Giona), strettamente legate all’esperienza della Comunità di Bose. Per l’anniversario hanno pubblicato il Catalogo storico, non semplice elenco di titoli o nomi, ma “libro di libri” che narra una storia di volti, vicende, amicizie e memorie.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Emilia Bersabea Cirillo.
EMILIA BERSABEA CIRILLO
"GLI INCENDI DEL TEMPO"
et/al
Storie di migranti. Questo il file-rouge che caratterizza i dieci racconti di “Gli incendi del tempo”, una delle novità editoriali proposte da et al. Edizioni. Scritto da Emilia Bersabea Cirillo, il libro tratta un tema che non finisce mai di essere di attualità, raccontando di partenze e di arrivi, di viaggi lontano e di ritorni a casa, sia reali che sognati. Dieci, come detto, le storie che hanno come protagonisti emigranti e immigrati fragili, tanto da poter essere paragonati a delle foglie secche maggiormente esposte agli incendi del tempo di cui ha scritto Paul Celan. Entrando nel dettaglio, nelle sue 150 pagine il volume racconta di sbarchi clandestini, lavori manuali sottopagati, prostituzione e terrorismo, alternando questi temi alle storie di donne che cercano, come fossero bambini, di opporsi alle resistenze della vita esercitando la forza della fantasia.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Caterina Bonvicini
CATERINA BONVICINI
"CORREVA L'ANNO DEL NOSTRO AMORE"
GARZANTI
Nel giardino di una villa, Olivia e Valerio giocano felici. Sono cresciuti insieme e da sempre sono amici inseparabili. Eppure provengono da mondi molto diversi: Olivia è l'erede di una ricca famiglia di costruttori, mentre Valerio è il figlio del giardiniere e della cameriera. Differenze profonde nell'Italia violenta e instabile degli anni Settanta. Differenze che per due bambini come loro non significano nulla. È in una sera speciale che, a cinque anni, Olivia e Valerio si danno il primo bacio. Ma dopo poco sono costretti a darsi anche il primo addio: Valerio si deve trasferire in un'altra città, passando di schianto dalla collina bolognese alla borgata romana. Da quel momento in poi la vita prova a separarli. Senza riuscirci: quello che li lega è troppo forte. Ma è un amore difficile da difendere, soprattutto se si prendono strade che portano ad allontanarsi: Olivia tende a perdersi in vite che non possono essere la sua e Valerio rinuncia ai suoi ideali per dedicarsi a una carriera che non gli appartiene, trascinato da un'Italia ormai pienamente berlusconiana. Eppure continuano a inseguirsi, a incrociarsi, a pensare l'uno all'altro. Perché due persone legate nel profondo, non possono perdersi mai. La penna raffinata e intensa di Caterina Bonvicini torna con Correva l'anno del nostro amore. L'autrice, tradotta in tutta Europa, racconta una straordinaria storia d'amore. E lo fa attraverso due personaggi indimenticabili che si inseguono per tutta la vita, sullo sfondo di un'Italia in declino. Un romanzo sul potere dei sentimenti, sugli scherzi del destino e sul fascino, imprescindibile, che esercitano i mondi degli altri.
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Caterina Bonvicini (1974) è cresciuta a Bologna. Ha pubblicato con Einaudi i romanzi Penelope per gioco (2000) e Di corsa (2003) e la raccolta di racconti I figli degli altri (2006).
L'equilibrio degli squali (Garzanti, 2008), vincitore dei premi Fregene, Frignano e Rapallo-Carige, è stato pubblicato in Spagna, Germania e Olanda e da Gallimard in Francia, dove ha vinto il Grand Prix de l'héroïne Madame Figaro. Anche Il sorriso lento (Garzanti, 2010), premio Bottari Lattes Grinzane 2011, è stato tradotto in numerosi paesi dagli editori più prestigiosi.
È autrice anche di due romanzi per ragazzi: Uno due tre liberi tutti! (Feltrinelli, 2006) e In bocca al bruco (Salani, 2011). Attualmente vive e lavora tra Roma e Milano.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Diego De Silva
SANDRO BONVISSUTO, ANDREA CANOBBIO, ASCANIO CELESTINI
DIEGO DE SILVA, MARCELLO FOIS, ERNESTO FRANCO
VALERIO MAGRELLI, ANTONIO PASCALE
"SCENA PADRE"
EINAUDI EDITORE
Cosa accade quando la bugia di un padre, proprio lui che dovrebbe dare il buon esempio, viene smascherata davanti ai figli? E cosa si prova nello scoprire che la faccia del nemico può essere quella di chi hai generato? E poi: ma un padre deve per forza volere che il suo bambino sia il piú bravo di tutti? Magari con tuo figlio riesci a parlare solo con brevi comunicazioni di servizio appiccicate sul frigorifero («A che ora devo accompagnarti in piscina?», «Ho lasciato il pollo nel forno», «Anche oggi un'altra nota?») cercando di tenere a bada l'ansia e far passare fra le righe prima di tutto l'affetto. Di fronte ai figli solo immaginati non c'è bisogno di ricalibrare costantemente le proprie aspettative, o di reinventarsi ogni giorno. Nella vita, invece, per parare i colpi sferrati da chi ha il tuo stesso corredo genetico non basta sentirsi «l'ultimo uomo sveglio in una terra in catalessi» e passeggiare di notte in corridoio tenendo in braccio un fagotto inquieto. Né basta fare il tifo insieme agli altri genitori durante la gara di nuoto. Prima o poi arriverà il momento in cui il confronto sarà inevitabile, costringendoti a scoprire ciò che in fondo hai sempre temuto: un figlio ti è alleato e rivale in parti uguali. Per questo motivo fanno parte di Scena padre soltanto scrittori che genitori lo sono davvero, nella pratica dei giorni. Il che significa inciampare continuamente nello scarto tra la potenza del generare e l'impotenza dell'allevare, e provare allora ad affinare la creatività e l'ironia. Perché «un padre è un traghetto impossibile», uno strumento che la vita usa per trasmettersi. «Quel che vuoi è che stiano bene, che crescano sereni e non manchi loro mai nulla, che abbiano una vita giusta, degna e possibilmente felice, ma soprattutto vuoi salvarli. Perché è questo, al di là di tutto quello che gli mettiamo addosso, che l'amore significa. Ed è allora che capisci che non basta fare un figlio, bisogna adottarlo».
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Scrivere un racconto sulla paternità è come scriverne uno sulla vecchiaia: puoi immaginartela anche a vent'anni, ma non ti scricchiolano le ossa. Ecco perché gli otto scrittori che hanno raccolto la scommessa lanciata da questo libro sono rigorosamente padri.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Demetrio Paolin
DEMETRIO PAOLIN
"NON FATE TROPPI PETTEGOLEZZI"
LIBERARIA
Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. È l’ultima storia scritta da Cesare Pavese su un pezzo di carta, prima di lasciare i suoi lettori, la sua vita, i suoi libri. Il saggio di Paolin parte da questo finale per raccontare un inizio. Anzi, quattro inizi. Seguendo l’auspicio di Pavese l’autore mette in cortocircuito le storie di quattro scrittori torinesi: Emilio Salgari, Franco Lucentini, Primo Levi e lo stesso Pavese che per ragioni simili ma anche differenti hanno vissuto al servizio della scrittura. Demetrio Paolin nel suo libro, come prima era accaduto nella propria esistenza, incrocia le loro opere e i luoghi dove hanno vissuto, meditato, amato le parole fino al punto di doversene liberare per regalarle agli altri, a noi. Non fate troppi pettegolezzi è una passeggiata narrativa che riflette sull’arte, sulla ricerca della propria voce e sullo scrivere senza mettere mai nessuno in cattedra ma mescolando gli sguardi agli squarci biografici, dove il racconto dell’Io si amalgama con quello di tutti noi che amiamo leggere (e scrivere). Il libro si compone di quattro saggi che si rifanno a un modo di raccontare la letteratura alternativo rispetto alla saggistica contemporanea che mette insieme appunto memorie personali, immaginazioni narrative e critica letteraria. L’ordine delle storie narrate è temporale ovvero legato all’anno in cui gli autori sono morti. Del resto come diceva un altro grande scrittore americano: scrivere significa essere pronti a morire, in un certo senso, pur di riuscire a toccare il cuore del lettore.
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Demetrio Paolin è nato a Canelli, in provincia di Asti, ma vive e lavora a Torino. Ha scritto alcuni libri: il saggio Una tragedia negata (Vibrisse Libri; Il Maestrale) in cui ha indagato il modo con cui la narrativa italiana ha raccontato gli anni ‘70; il romanzo Il mio nome è legione e il libro di racconti La seconda persona, entrambi editi da Transeuropa. Alcuni suoi saggi e racconti sono apparsi su Nuovi Argomenti e Nuova Prosa, Nazione Indiana e Vibrisse. Ha collaborato con il Corriere della Sera e scrive recensioni per il manifesto e BookDetector.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Emiliano Gucci
EMILIANO GUCCI
"PIU' DEL TUO MANCARMI"
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Gian Luca Favetto
GIAN LUCA FAVETTO
"UN'ESTREMA SOLITUDINE. LA CREAZIONE."
EFFATA' EDITRICE
«Scrittori di Scrittura» è un progetto che presenta al pubblico le opere di alcuni autori che si sono cimentati nella riscrittura di un brano biblico secondo la propria sensibilità. Ogni volume è corredato della breve introduzione esegetica di un biblista e della traduzione del testo originale dall’ebraico o dal greco.
In questo volume Gian Luca Favetto descrive il passaggio di crescita e di consapevolezza di una ragazzina che si intreccia con la memoria della creazione del mondo.
Impaginò il cielo e la terra come creature, le immaginò magazzinò in sé entrambe come fossero una e poi le disegnò fuori di sé sdoppiandole, poiché era stanco di essere tutto, ed essendo tutto essere niente, tutto e niente, nulla e troppo...
Gian Luca Favetto è autore di poesie, romanzi e racconti. Tra le opere più recenti: Se vedi il futuro digli di non venire, Italia provincia del Giro e La vita non fa rumore (Mondadori), il romanzo Le stanze di Mogador (Verdenero), le poesie Mappamondi e corsari (Interlinea), il racconto Diventare pioggia (Manni) e l’audiolibro I nomi fanno il mondo (Il Narratore). Il suo ultimo libro è Se dico radici dico storie (Laterza).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Leda Melluso
LEDA MELLUSO
"LA FAVORITA"
EDIZIONI PIEMME
Palermo, 1580. Le vie della città non sono mai state così affollate. Donne, uomini, bambini, nobili e popolani, tutti in fervente attesa dell’evento dell’anno: la corsa delle bagasce. Una gara di velocità tra le donne di facili costumi più belle e ambite di Sicilia. Un dono del viceré, Marco Antonio Colonna, eroe di Lepanto, molto gradito ai suoi sudditi. Tra le donne presenti alla gara, una tra tutte attira l’attenzione: una massa vibrante di capelli rossi, il corpo sinuosoavvolto in un elegante abito di seta verde, è Isabella, detta da tutti la Castigliana, il cui destino, fino a pochi anni prima, sembrava lontanissimo dalla strada. Isabella, infatti, non avrebbe mai lasciato la Spagna per trasferirsi a Palermo se non fosse stato per amore. La sua, però, non si era rivelata una scelta prudente. L’uomo che l’aveva condotta con sé, Cesare Gallo, importante esponente della nobiltà romana, l’aveva abbandonata per rifugiarsi in un matrimonio di convenienza. E a Isabella, rimasta sola e senza possibilità di sostentarsi, non era restata che la scelta di divenire una cortigiana. Ma forse anche in un mondo in cui tutto è governato e deciso dagli uomini, ci può essere per lei, una donna sola, padrona del proprio destino, la possibilità di ottenere il riscatto che da sempre le è dovuto. E quell’amore che non pensa più di meritare.
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Leda Melluso è nata ad Arezzo, ma da anni vive a Palermo, dove ha insegnato letteratura italiana e latina nei licei. È autrice di testi per la scuola media superiore e di numerosi saggi sulla storia della Sicilia. Con Piemme ha pubblicato La ragazza dal volto d’ambra, vincitore del Premio Rhegium Julii, e L’amante inglese, finalista del Premio Racalmare – Leonardo Sciascia.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Marina Sozzi
MARINA SOZZI
-SIA FATTA LA TUA VOLONTA'-
Ripensare la morte per cambiare la vita
CHIARELETTERE
“Ciò che è, è già stato.”
Ecclesiaste
“La morte è un dovere biologico ed è necessaria per il processo evolutivo della specie. Dobbiamo lasciare spazio e risorse per le nuove generazioni… La sofferenza, invece, non serve a nulla.”
Umberto Veronesi
Invecchiare è disdicevole, morire inaccettabile. La morte è diventata un pensiero da respingere, la medicina ha il dovere di annientarla. Come un nemico, quello più tremendo. Il senso di sconfitta verso la fine diventa allora insopportabile. Il libro di Marina Sozzi aiuta a toglierci questo peso, a rendere più leggera la vita, ripensando e accettando la morte come un evento naturale, che ci appartiene. Abbiamo “diritto” a morire bene e come vogliamo, ad alleviare il dolore fisico nostro e degli altri, contrastando la paura del distacco, accettando di essere fragili senza soffrirne. Anzi, con la consapevolezza che la ricetta principale della felicità risiede proprio nell’accettazione della fine, che rende unico ogni singolo attimo.
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Marina Sozzi è nata a Pavia nel 1960, si è laureata in Filosofia a Torino, e ha studiato a Parigi e alla Scuola Normale di Pisa. Ha lavorato come traduttrice e redattrice in varie case editrici, poi come insegnante, e infine, per molti anni, ha diretto la Fondazione Fabretti, dedicata allo studio dei temi della morte e del morire nella società contemporanea. Ha insegnato per cinque anni Tanatologia storica all’Università degli Studi di Torino. Dal 2012, dopo aver lasciato la Fondazione, ha messo le sue competenze (di organizzazione, di raccolta fondi, di relazioni istituzionali e formazione) al servizio di varie organizzazioni non profit, come consulente, senza mai smettere di formarsi (Master in europrogettazione, Master in fundraising, Scuola di alti studi in Project Manager per il non profit). Scrive due blog, uno intitolato Si può dire morte (www.sipuodiremorte.it), e l’altro su «il Fatto Quotidiano», sul tema del Terzo settore. I suoi scritti più rilevanti riguardano la filosofia materialista francese e lo studio interdisciplinare della morte: Virtuoso e felice. Il cittadino repubblicano di Helvétius (ETS, 2000) e Reinventare la morte. Introduzione alla tanatologia (Laterza, 2009).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Gianfranco Bonola
GIANFRANCO BONOLA
"IL MALE COME SOFFERENZA NEL BUDDHISMO"
LUNEDI' 17 FEBBRAIO, ORE 17.45
PALAZZO DUCALE - GENOVA
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GIANFRANCO BONOLA
STORICO DELLE RELIGIONI
UNIVERSITA' ROMA TRE
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Pierfrancesco Majorino
PIERFRANCESCO MAJORINO
"MALEDETTO AMORE MIO"
LAURANA EDITORE
Chi è davvero Markus, un omone di due metri che un giorno decide di volare giù dal balcone? Che relazione aveva con lui Lisa, anziana donna che vive nello stesso stabile? Perché è così importante ogni oggetto che si trova nell’appartamento dell’uomo?
Siamo a Milano. Lo scenario è quello di un palazzo popolare in cui si intrecciano le vicende di una miriade di personaggi. Su tutti il vecchio Ivo e il giovane Little Boy. Una miriade di personaggi che ruotano attorno a un segreto che deve essere svelato, che riguarda i vivi come i morti, e di cui qualcuno ha la chiave.
Mentre da tutt’altra parte sta Erika, la figlia di Lisa, che non vuole più avere niente a che fare con la madre. E di cui non si sa chi sia davvero il padre.
Con una scrittura chirurgica Majorino tesse una grande storia sociale del nostro tempo.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Roberto Ivaldi
ROBERTO IVALDI
"IL MISTERO DEI COSMATI"
EXORMA EDIZIONI
Un giallo, tra suspense ed erudizione, tra finzione e realtà storica.
La vicenda si svolge a Roma tra il 1414 e il 1471 e vede coinvolti i Còsmati, i più noti maestri marmorari del tempo.
Protagonista è Braccio del Poggio, umanista di fama e filologo, diplomatico e segretario pontificio, ma anche abile e spregiudicato uomo d’affari: è un vero cacciatore di antichi e preziosi manoscritti che trascrive in segreto per poi venderne le copie alle biblioteche del tempo, dopo aver occultato gli originali.
È a lui che si presenta un giorno Luc’Antonio dei Mellini, discendente della confraternita dei marmorari perseguitata da una lunga scia di morti inspiegabili. Luc’Antonio reca con sé una misteriosa tavoletta di alabastro, ereditata dal nonno del nonno, la cui decifrazione pare essere legata alla soluzione dei presunti delitti e a un mistero ancora più grande…
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La vicenda dei magistri doctissimi – maestri marmorari, i Còsmati del titolo – si snoda per lo più a Roma tra il 1414 e il 1471. Braccio del Poggio, amico di Coluccio Salutati, è umanista di fama, filologo, segretario pontificio e diplomatico. È a Braccio che si presenta un giorno Luc’Antonio dei Mellini, discendente della confraternita dei marmorari, attiva da secoli nei laboratori di Roma, e perseguitata da una lunga scia di morti inspiegabili.
Chi perseguita i magistri doctissimi e perché?
Qual è il messaggio segreto della tavoletta di alabastro consegnatagli da Luc’Antonio? È proprio lui a mettere Braccio sulla giusta strada quando, nel 1425, a Roma, cercando tra le carte lasciate dal nonno in una soffitta della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, scopre un manoscritto anonimo dal titolo Historia magistrorum doctissimorum romanorum.
La Historia interessa duecento anni della dinastia dei Còsmati, compresi tra l’XI e il XIII secolo, e rivela che la confraternita è stata segnata da lutti misteriosi fin dalle sue origini, da quando Demetrio Anghelopulos venne incaricato da Desiderio, abate di Montecassino e futuro papa, di portare a Roma l’arte del mosaico bizantino e ridare vigore all’architettura religiosa della città, devastata dai Normanni.
Sulle tracce quindi di un mistero antico quanto la discendenza dei Còsmati, l’inchiesta procede parallelamente agli eventi della vita privata di Braccio, a loro volta intrecciati a quelli della vita pubblica del XV secolo. L’indagine minuziosa, casuali coincidenze ed episodi inattesi aggiungono anno dopo anno preziosi tasselli alla soluzione dell’enigma.
«La base storica di questo appassionante romanzo è sicuramente più seria, più scientifica e più onesta di quella di tanti best-seller medievali e rinascimentali»
Andrea Sartori
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Antonio Moresco
ANTONIO MORESCO
"FIABA D'AMORE"
MONDADORI
C'era una volta un vecchio pazzo che viveva su un marciapiede, circondato da una corolla di cartoni e di stracci, vegliato solo da un colombo ferito.
Forse un tempo è stato un uomo importante, ma nessuno ne ha più memoria, nemmeno lui stesso.
La sua vita procede immutabile, scandita dall'avvicendarsi del sole e della pioggia, dalla buona sorte di trovare in fondo a un cestino qualche succulento scarto della vita urbana. Finché succede una cosa incredibile. Una meravigliosa ragazza dal corpo morbido e profumato incrocia gli occhi assenti del vecchio, gli sorride, lo porta a casa con sé, lo lava, lo ama.
La nuova vita felice dura un tempo breve. Un giorno il vecchio - come prima è stato inaspettatamente riconosciuto e salvato - viene abbandonato e, lontano dalla meravigliosa ragazza, s'incammina verso la città dei morti, mentre la neve ricopre tutto. Ma, a questo punto, succede un'altra cosa incredibile...
Secondo le parole di una straordinaria visitatrice del mondo fiabesco come Cristina Campo, "a chi va, nelle fiabe, la sorte meravigliosa? A colui che senza speranza si affida all'insperabile". Così la storia del vecchio pazzo non finisce qui, ma supera di slancio la soglia dell'impossibile, si addentra nel buio e lo trascende.
Meditazione estrema e inattuale sull'amore dietro un velo di desolazione e dolcezza, questa fiaba controcorrente indica un diverso cammino in questi tempi di chiusura degli orizzonti, ridando spazio all'invenzione della vita e del mondo.
In attesa dell'uscita de Gli increati, che concluderà l'opera della sua vita, Moresco ci sorprende ancora con questo libro inatteso e ispirato, che si svolge nel regno assoluto della fiaba. Il regno dei vivi e dei morti, che ha origine là dove ogni speranza terrena finisce. Come scrive sempre la Campo, "la caparbia, inesausta lezione delle fiabe è la vittoria sulla legge di necessità, il passaggio costante a un nuovo ordine di rapporti e assolutamente nient'altro, perché assolutamente niente altro c'è da imparare su questa terra".
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Antonio Moresco è nato a Mantova nel 1947 e vive a Milano. Tra i maggiori scrittori italiani, ha pubblicato numerose opere, ultime delle quali: Lettere a nessuno (Einaudi 2008), Canti del caos (Mondadori 2009), Gli incendiati (Mondadori 2010), Gli esordi (Mondadori 2011), La parete di luce (Effigie 2011), Il combattimento (Mondadori 2012) e La lucina (Mondadori 2013).
Conversazione di Livio Partiti con Valeria Parrella
VALERIA PARRELLA
"TEMPO DI IMPARARE"
EINAUDI EDITORE
Fare il nodo ai lacci delle scarpe, colorare dentro i contorni, lavare bene i denti (anche quelli in fondo), salire scale sempre nuove senza stringere per forza il corrimano. E poi: avere lo sguardo lungo, separare l'ansia dal pericolo vero, vincere, perdere, aspettare, agire, confidarsi, farsi valere, rassegnarsi. A dover imparare tutto ciò, in questo romanzo colmo d'energia e dal potere medicamentoso, sono una donna e il suo bambino. Lei ha l'esperienza, mentre lui per capire mira all'essenziale; lei ha occhi pronti a cogliere ogni spigolo, mentre lui da dietro gli occhiali le insegna a leggere il mondo a due dimensioni.
Davanti a loro si stagliano tutti gli ostacoli possibili, e per fronteggiarli hanno a disposizione molta paura e altrettante armi. La paura è quella di non farcela, e le armi a ben guardare sono le stesse della letteratura: nominare le cose, percorrerle, trasfigurarle, lasciarle andare. Tenendosi per mano - ma chi reggendo chi è difficile dirlo - si muovono tra fisioterapisti e burocrati, insegnanti e compagni di classe, barcollando o danzando, ma sempre stringendo nel pugno una parola difficile che comincia per «H», e che sembra impossibile far germogliare.
Perché se hai tatuato addosso il numero 104 - quello della legge sulla disabilità - e vivi in un mondo «che non ha proprio la forma della promessa», mettere un passo dopo l'altro diventa ogni giorno piú difficile. Ma c'è chi prima di loro e insieme a loro ha solcato lo stesso mare impetuoso, facendosi le stesse domande: «Stiamo tornando indietro o andando avanti? Quando si è in navigazione da tanti anni si perde la rotta».
Tempo di imparare è un libro scritto in prima persona, in cui «io» e «tu» diventano un'unica cosa: «irriducibili l'uno all'altro, eppure intercambiabili». La voce di Valeria Parrella - intima, abissale - dice il momento in cui la relazione tra ogni genitore e ogni figlio si strappa, il binomio si scompone, e ci si guarda da lontano: per intero.
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Valeria Parrella è nata nel 1974, vive a Napoli.
Per minimum fax ha pubblicato le raccolte di racconti mosca piú balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005). Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Lo spazio bianco (2008), da cui Francesca Comencini ha tratto l'omonimo film, Lettera di dimissioni (2011) e Tempo di imparare (2014). Per Rizzoli ha pubblicato Ma quale amore (2010), di prossima ripubblicazione negli Einaudi Super ET. È autrice dei testi teatrali Il verdetto (Bompiani 2007), Tre terzi (Einaudi 2009, insieme a Diego De Silva e Antonio Pascale), Ciao maschio (Bompiani 2009) e Antigone (Einaudi 2012). Per Ricordi, in apertura della stagione sinfonica al Teatro San Carlo, ha firmato nel 2011 il libretto Terra su musica di Luca Francesconi. Ha inoltre curato la riedizione italiana de Il Fiume di Rumer Godden (Bompiani 2012). Da anni si occupa della rubrica dei libri di «Grazia».
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Ingrid Basso
MORTEN BRASK
"LA VITA PERFETTA DI WILLIAM SIDIS"
TRADUZIONE DI INGRID BASSO
IPERBOREA
A 18 mesi legge il New York Times, a 4 anni impara da solo greco e latino, a 6 memorizza all’istante ogni libro che sfoglia, parla dieci lingue e ne inventa una nuova, il vendergood, e dopo aver scritto saggi di matematica e astronomia presenta undicenne a Harvard la sua teoria sulla Quarta dimensione. Vissuto tra New York e Boston nella prima metà del ’900, figlio di immigrati ucraini di origini ebraiche, William Sidis è stato non solo un bambino prodigio, ma una delle menti più eccelse di ogni tempo, con il quoziente intellettivo più alto mai misurato. Come può un simile talento, che avrebbe dovuto contribuire come nessun altro al progresso del sapere umano, sparire senza lasciare traccia nella storia? In un appassionante romanzo Morten Brask ricompone i mille volti del genio e il vero volto di un uomo condannato dalle sue stesse doti a essere tagliato fuori dalla società, emarginato come tutti i diversi. Billy cresce sotto i riflettori come uno “scherzo della natura”, perseguitato dalla stampa, rifiutato dai coetanei, soffocato dalle pressioni del padre psichiatra che lo usa per i suoi esperimenti sul cervello e lo educa a una curiosità insaziabile per tutti i saperi. Ma Billy è anche un idealista che traduce agli immigrati di ogni paese gli ideali bolscevichi, un pacifista “scientifico” perché nessuna guerra della storia ha mai risolto un problema. Se è vero che per ognuno esiste una vita perfetta, quella di William Sidis è una ritirata dietro le quinte con i suoi unici compagni di viaggio: il desiderio di libertà e il destino di solitudine di chi nutre un amore incondizionato per il mondo e la conoscenza.
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Morten Brask (1970), laureato in cinema, giornalista per le maggiori testate danesi, autore di saggi e reportage di viaggio, ha conquistato pubblico e critica con il suo debutto letterario. La vita perfetta di William Sidis è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Guido Davico Bonino
GUIDO DAVICO BONINO
-INCONTRI CON UOMINI DI QUALITA'-
Editori e Scrittori di un'epoca che non c'è più
IL SAGGIATORE
Fra il 1961 e il 1977 Guido Davico Bonino ebbe l’occasione di dialogare e confrontarsi con colleghi, intellettuali, autori che oggi, a più di quarant’anni dai fatti narrati in questo libro, rappresentano il cuore della cultura italiana ed europea del Novecento. Montale, Pasolini, Morante, Sciascia, Gadda, Ginzburg, Fenoglio, De Filippo…
Furono gli anni in cui, giovanissimo, Guido Davico Bonino lavorò all’Einaudi. Suo coach era Italo Calvino, con cui nei primi tempi condivise l’ufficio e che fu il destinatario delle sue molte domande, che spaziavano dai mestieri dell’editoria alle curiosità sugli scrittori che passavano da via Biancamano.
Insieme a Calvino c’erano Giulio Bollati, fervido ideatore di sempre nuovi progetti editoriali, ma anche Norberto Bobbio, Massimo Mila, Elio Vittorini.
Molti degli incontri che Davico Bonino rievoca in questo libro hanno l’aura di tante piccole epifanie, colme di sorprese e rivelatrici di aspetti singolari della personalità e dell’opera di «uomini di qualità»: Adorno filosofo galante, Barthes analista e vittima della seduzione amorosa, Beckett cultore della pittura classica italiana, Fellini ossessionato dallo spiritismo, Ionesco nemico di qualunque ideologia, Nabokov cacciatore e collezionista di farfalle, Foucault maieuta degli studenti ribelli, Perec uomo-labirinto di sogni e ricordi, Queneau infaticabile vagabondo nel cosmo della scrittura, Marguerite Yourcenar aristocraticamente simpatizzante per il Maggio ’68.
Per quanti amano i libri queste esperienze hanno qualcosa di leggendario: essere presenti là dove si crea la letteratura, nutrirsi delle riflessioni (e, talvolta, delle vere e proprie confessioni) di chi, attraverso i suoi libri, lascia un’impronta indelebile nella cultura del proprio tempo è oggi, salvo rare eccezioni, irrealizzabile. Non che non esistano più uomini di qualità, ma, qualunque ne sia il motivo, è sempre più raro potersi confrontare con una così ricca e variegata galleria di persone che scrutano con sguardo acuto e profondo la realtà e con le loro parole offrono un aiuto prezioso a comprenderla meglio.
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Guido Davico Bonino (Torino, 1938), dopo l’esperienza einaudiana, è stato critico teatrale della Stampa, professore universitario di Letteratura italiana e Storia del teatro a Cagliari, Bologna e Torino, ha diretto per tre anni il Teatro Stabile della sua città, e per un biennio l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Saverio Simonelli
ANDREA MONDA - SAVERIO SIMONELLI
"FRATELLI E SORELLE, BUONA LETTURA"
Il mondo letterario di Papa Francesco
ANCORA EDIZIONI
Entrare nella biblioteca personale di un Papa. Storicamente un’impresa ardua, a volte per secoli proibita, interdetta. Men che meno sperare di poter curiosare sopra il suo comodino, azzardato anche fantasticare su cosa porti con sé in viaggio, sulle predilezioni del bambino o del giovane, sui testi che segretamente lo hanno formato ma anche entusiasmato, divertito, sedotto. E invece con questo Papa, con Francesco, l’operazione diventa accessibile, fluida, spontanea. Così nel leggere le pagine di questo libro lo vedrete incontrare fisicamente o nel cuore gli autori che lo hanno formato, appassionato, interessato. A cominciare da Borges, che conobbe personalmente, passando per Manzoni e Dostoevskij, cantori della Provvidenza e del ruolo decisivo degli umili e dei semplici. E poi Chesterton, uno scrittore molto amato da Jorge Bergoglio, che è membro autorevole della Società Chestertoniana Argentina, e Tolkien, con il suo Signore degli Anelli. C’è spazio anche per autori poco noti al grande pubblico, come Joseph Malègue, l’italo-argentino Antonio Dal Masetto e Friedrich Hölderlin, un poeta di cui Bergoglio si innamorò durante la sua breve permanenza in Germania negli anni Ottanta e che ne curò la nostalgia di casa. Un percorso attraverso i temi fondamentali di autori cari al Pontefice, ma soprattutto attraverso sentimenti che pescano nel profondo dell’uomo.
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SAVERIO SIMONELLI
Saverio Simonelli, giornalista professionista, è vice-caporedattore e responsabile dei programmi culturali dell’emittente TV2000. Ha scritto numerosi testi di saggistica e ha tradotto opere di Mann, Luckmann, Von Balthasar, Chesterton. Per Àncora nel 2011 ha curato la prima raccolta italiana delle poesie di Patrick Kavanagh, grande poeta irlandese del Novecento, per la quale ha conseguito un riconoscimento da parte della manifestazione Pordenone Legge. Nel 2012 ha pubblicato La musica è altrove (Àncora), un saggio sull’immaginario musicale di Angelo Branduardi, e Nel Paese delle Fiabe (Giulio Perrone Editore), un viaggio sulle tracce dei fratelli Grimm
ANDREA MONDA
Andrea Monda, docente di religione presso i licei di Roma, scrive sulle pagine culturali di diverse testate giornalistiche (Il Foglio, Avvenire, L’Osservatore Romano) oltre a scrivere recensioni per La Civiltà Cattolica. Collabora in modo stabile con diversi programmi di RaiEducational e organizza eventi culturali, tra cui, dal 2000 al 2007, il convegno annuale su “Cattolicesimo e Letteratura nel ’900” patrocinato dal Pontificio Consiglio della Cultura. Dal 2001 partecipa alla vita dell’associazione BombaCarta e nel settembre 2009 ne è diventato presidente. Ha pubblicato numerosi saggi di letteratura e cultura religiosa, tra cui, nel 2012, Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger (Lindau).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Davide Rondoni
DAVIDE RONDONI
"L'AMORE NON E' GIUSTO"
CARTACANTA
Strani appunti di un poeta che non ha paura di entrare con franchezza e ironia nell'abisso dell'amore, e affronta questioni come: l'amore non è un sentimento. E ancora: amore è forte come la morte. Il sesso (non) è una piacevole ginnastica. La gelosia può essere una grande scoperta. Il tempo lavora contro l'amore? Meglio la famiglia o la tribù? L'amore è sempre nascente. Questi e altri argomenti sono visitati con leggerezza di stile e profondità di argomentazioni attraverso le voci dei poeti, veri inesperti d'amore. Sì, perché in amore conta l'inesperienza ovvero la disponibilità a scoperte sempre nuove. Per rispondere a domande quali: Cosa ci fa un antico veggente come Tiresia mentre ce la spassiamo in salotto? Amore e potere sono inestricabili? Ma mi ami o mi vuoi bene? Lontano dal chiacchiericcio banale, questo taccuino rende onore alla questione più importante della vita. Un libro di riflessioni sparse per chi ama e non sa - per fortuna - come fare. Per stupirsi ancora e iniziare il grande viaggio.
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Possiamo soltanto amare
il resto non conta, non
funziona,
al mattino appaiono
la tazza, il vecchio pino, le zolle umide, il fumo
dell'alito mentre apri l'auto
nel gelo. Potevano non apparire, non arrivare
più qui, alla riva degli occhi. E l'estate
c'era, c'è nella calda bruna memoria
dei rami tagliati,
i visi diventano ricordi.
le voci gridate stracci silenziosi -
i denti conoscono il sapore
del niente, e l'oblio che ha portici
e portici infiniti.
Possiamo soltanto amare
strappandoci felicemente figli dalla carne
parlando d'amore continuamente
ubriachi, feriti, vili
ma con gli occhi lucenti come laser
di fiori splendidi
e il canarino nel palmo della mano.
Mormorare come dare baci nell'aria.
Il rametto profumato non si raddrizza
con i colpi della nostra ira, lo sguardo
di tuo figlio non perde il velo della tristezza
se glielo togli mille volte
dal viso...
Possiamo soltanto amare
fino all'ultimo nascosto spasmo
che nessuno vede
e diviene quella specie di sorriso
che si ha nell'abbraccio finalmente
di morire come scendendo nell'acqua.
Le stelle a miriadi saranno testimoni, e i venti
passati una volta accanto
sulla gioia profonda delle ossa
diranno: era fatto di allegria, amava,
oppure non diranno niente e poi niente
per sempre.
Possiamo soltanto amare,
il resto è teatro amaro
dell'impotenza sotto il sole giaguaro.
Davide Rondoni
§
Ci sono mogli che dicono:
Mio marito, se vuole pescare, che peschi
ma i pesci poi se li pulisca.
Io no. A qualsiasi ora della notte mi alzo,
lo aiuto a squamare, aprire, tagliare, salare.
E' così bello, noi due da soli in cucina,
ogni tanto i gomiti si toccano;
lui dice cose come "Questo è stato difficile",
"Brillava nell'aria con colpi di coda"
e fa il gesto con la mano.
Il silenzio della prima volta che ci siamo visti
attraversa la cucina come un fiume profondo.
Alla fine, i pesci nella teglia,
andiamo a dormire.
Cose argentee guizzano:
siamo sposo e sposa.
Adelia Prado
§
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Jacopo Fo
JACOPO FO - ROSARIA GUERRA
"PERCHE' GLI SVIZZERI SONO PIU' INTELLIGENTI"
BARBERA EDITORE
"In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassiniii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento" pare abbia affermato una volta Orson Welles. "In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù". Be', forse oggi questa opinione andrebbe rivista, come dimostra il libro che avete tra le mani. Ironia e approfondimento, analisi rigorose e humor sono gli ingredienti di questo saggio che elimina, una volta per tutte, i luoghi comuni sulla Svizzera e i suoi abitanti. Incastrata tra le Alpi, divisa in Cantoni di lingue e tradizioni diverse, la Svizzera non è semplicemente la patria di banche, cioccolate e orologi ma una delle nazioni più prosperose del mondo. Negli ultimi settecento anni, in Europa, essere svizzero è stata la cosa migliore che poteva capitare. Questo libro spiega come gli svizzeri siano sfuggiti non solo alla guerra ma anche alla burocrazia, alla mancanza di democrazia e a molti altri disastri che hanno afflitto i popoli del resto d'Europa, costruendo uno dei migliori stati dove oggi si possa vivere. Una guida per comprendere i nostri vicini di cui meno si parla ma soprattutto per analizzare, attraverso il confronto, gli usi, i costumi, le manie della società italiana.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Ida Zilio-Grandi
IDA ZILIO-GRANDI
"IL MALE NEL CORANO"
EINAUDI
Il Corano e il male prende avvio dai molti versetti coranici dedicati al male, e mette in rilievo il rapporto che lega la malvagità e l'ingiustizia alla sofferenza: sventure e calamità sono una punizione divina, conseguenza delle azioni disubbidienti degli uomini di fronte al Signore. Ma pone l'accento anche su un dato piú inquietante; il Libro dell'Islam, voce del piú puro monoteismo, dichiara che tutto proviene dall'unico Dio, e dunque non esita ad affermare che proviene da Dio tutto il male anche quando tocca l'innocente, il pio e il giusto. Attraverso l'indagine sul male, emerge con forza la figura di un Dio che è Misericordia e Giustizia ma che, prima ancora, è Libertà; e spicca l'immagine correlativa di un uomo sempre afflitto dalla sua condizione creaturale, angustiato, provato e punito come e quando Dio vuole perché cosí Dio vuole.
Per cogliere il piú possibile il senso del Corano è necessario procedere «dall'interno», muovere di continuo dalla tradizione interpretativa musulmana, ricorrere direttamente alle opere dei piú illustri esegeti coranici in un discorso da un lato piú consapevole dell'argomento in esame e dall'altro piú rispettoso della civiltà musulmana. Il lettore viene guidato al cuore della religiosità di autori distanti nello spazio e nel tempo e può constatare l'ampiezza e la profondità di una cultura multiforme e per nulla statica qual è la cultura musulmana.
GRANDI INCONTRI
PALAZZO DUCALE GENOVA
LUNEDI' 10 FEBBRAIO 14 - ORE 17.45
"IL MALE NEL CORANO E NELLA TRADIZIONE ISLAMICA"
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Ida Zilio-Grandi è arabista e islamologa, insegna alle Università di Genova e Venezia. Per Einaudi ha pubblicato Il Corano e il male (2002) e ha curato Il libro del sogno veritiero di Ibn Sirin (1992), I miracoli del Profeta (1995) e L'alba della teologia musulmana (2008).
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Vanessa Chizzini
VANESSA CHIZZINI
"L'ELEGANZA MATTA"
Sulla spiaggia, accanto alla distesa colorata degli ombrelloni, c’è una novità destinata a spopolare e meravigliare: le Cabine di Protezione Solare. La gente fa la fila per provarle e scoprire se è vero che prendere il sole non è mai stato così divertente. Quest’attrazione sembra davvero incuriosire tutti, anche Mic e Sam, che sono al mare per trascorrere un weekend insieme. Ed è proprio entrando per la prima volta nelle «cabine spalma-crema» che Mic parte per un piccolo viaggio dentro e fuori di sé, scandito da istantanee di vita fatte di sensazioni, pensieri e incontri. Al fianco di Mic e Sam, personaggi e testimoni del gran teatro del mondo, fanno la loro comparsa una curiosa famiglia veneto-napoletana, una vecchia signora vicina d’ombrellone, un bambino biondo con gli occhi sgranati, l’inventore delle cabine in tour promozionale... Con i piedi immersi nella sabbia calda e uno sguardo sornione a registrare e trasfigurare la realtà circostante, Mic non smette di seguire le tracce dell’immaginazione e dell’inventiva, nella convinzione che «un’idea è la vita che prorompe e definisce i tratti delle nostre fisionomie».
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Julien Donadille
FESTIVAL DE LA FICTION FRANCAISE
JULIEN DONADILLE
DIRETTORE DEL FESTIVAL
http://institutfrancais-italia.com/it/libri-e-letteratura/arriva-il-festival-della-narrativa-francese-2014
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Paola Galletto, Premio Bottari Lattes Grinzane
Stefania Bertola con 'Ragazze mancine" (Einaudi), gli americani Peter Cameron con 'Il weekend' (Adelphi) e Andrew Sean Greer con 'Le vite impossibili di Greta Wells' (Bompiani), il norvegese Kim Leine con 'Il fiordo dell'eternita" (Guanda) e Alessandro Mari con 'Gli alberi hanno il tuo nome (Feltrinelli) sono i cinque finalisti del Premio Bottari Lattes Grinzane IV edizione per la sezione 'Il Germoglio', dedicata ai migliori titoli di narrativa italiana e straniera pubblicati nel 2013.
I romanzi finalisti del premio, organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes e dall'Associazione Premio Bottari Lattes Grinzane, sono stati resi noti questa mattina a Castiglione Falletto (in provincia di Cuneo) dalla giuria tecnica, composta da Giorgio Bàrberi Squarotti (presidente), Valter Boggione, Gian Arturo Ferrari, Paolo Mauri, Bruno Quaranta, Lidia Ravera, Giovanni Santambrogio, Serena Vitale e Sebastiano Vassalli. La parola sui romanzi finalisti passerà ora ai giovani. Tra marzo e maggio i cinque libri in gara saranno letti e discussi dai 192 studenti delle 12 giurie scolastiche selezionate (11 distribuite in tutt'Italia, una a Istanbul, presso il Liceo Italiano Statale Imi).
Il 14 giugno, al Castello di Grinzane Cavour, nelle Langhe, a pochi chilometri da Alba, avrà luogo, infine, la cerimonia di premiazione, durante la quale si svolgerà in diretta, alla presenza di un notaio, lo spoglio dei voti espressi dagli studenti. Nei giorni precedenti i ragazzi parteciperanno a incontri e workshop per confrontarsi con i cinque finalisti. I giovani tornano così a essere i veri protagonisti del Premio, in accordo con le finalità dell'originario Premio Grinzane Cavour, voluto da don Francesco Meotto nel 1982 per portare nelle scuole la letteratura contemporanea e offrire agli studenti la possibilità di sviluppare le loro capacità critiche.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Duccio Demetrio
DUCCIO DEMETRIO
"LA RELIGIOSITA' DELLA TERRA"
UNA FEDE CIVILE PER LA CURA DEL MONDO
RAFFAELLO CORTINA EDITORE
La religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto. È un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. È meraviglia, commozione, sgomento, dinanzi alla natura e al suo manifestarsi in forme molteplici e discordanti: bellezza sublime, supremazia, indifferenza. Sia il credente sia il non credente, dinanzi alla natura, non possono che provare identiche emozioni. Per questo oggi è necessaria una comune fede civile, un’alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre, si rivela sempre più figlia.
- See more at: http://www.raffaellocortina.it/la-religiosit%C3%A0-della-terra#sthash.clLlNsAr.dpufLa religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto. È un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. È meraviglia, commozione, sgomento dinanzi al manifestarsi della natura in forme molteplici e discordanti: bellezza sublime, supremazia, indifferenza. Sia il credente sia il non credente, dinanzi alla natura, non possono che provare identiche emozioni. Per questo oggi è necessaria una comune fede civile, un'alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre si rivela sempre più figlia.
La religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto. È un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. È meraviglia, commozione, sgomento, dinanzi alla natura e al suo manifestarsi in forme molteplici e discordanti: bellezza sublime, supremazia, indifferenza. Sia il credente sia il non credente, dinanzi alla natura, non possono che provare identiche emozioni. Per questo oggi è necessaria una comune fede civile, un’alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre, si rivela sempre più figlia.
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La religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto. È un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. È meraviglia, commozione, sgomento, dinanzi alla natura e al suo manifestarsi in forme molteplici e discordanti: bellezza sublime, supremazia, indifferenza. Sia il credente sia il non credente, dinanzi alla natura, non possono che provare identiche emozioni. Per questo oggi è necessaria una comune fede civile, un’alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre, si rivela sempre più figlia.
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Conversazione di Livio Partiti con Mario Desiati
MARIO DESIATI
"IL LIBRO DELL'AMORE PROBITO"
MONDADORI
«L'amore per crescere ha bisogno di muri, proprio come l'edera.» Nonna Comasia ha insegnato questo a Francesco, detto Veleno, e lui lo ricorda ogni giorno.
Timido e solitario, fino ai quattordici anni è vissuto immaginando vite eroiche e ammirando i coetanei più intraprendenti. Il suo universo quotidiano, nel paese pugliese dove vive, è quello della scuola, con regole e muri che sembrano fatti per essere invalicabili, non certo per nascondere gioie proibite.
Fino all'incontro con Donatella Telesca, professoressa di Educazione tecnica. Lei ha il doppio degli anni di Veleno, eppure veste in modo più simile a lui e ai suoi amici Mimmo e Nappi che alle altre insegnanti.
Ha la pelle candida, ma nasconde un'ombra che agisce come una calamita sui suoi giovani allievi: somiglia forse a quella che abita ogni adolescenza, presto dimenticata negli anni in cui si cresce e si impara a adeguarsi alle leggi del mondo. La Telesca siede tra i banchi, ascolta i ragazzi, li guarda come nessuno ha mai fatto prima. Nasce un'attrazione irresistibile, destinata a essere scoperta nel clamore dello scandalo.
Un'attrazione imperdonabile, interrotta con la massima violenza. Per ristabilire l'ordine ognuno deve essere rimesso nella casella che gli spetta: Nappi, Mimmo e Veleno, ragazzi plagiati da raddrizzare e "reinserire"; Donatella, la plagiatrice da punire.
Veleno scopre allora una solitudine più profonda, l'isolamento di chi supera la linea d'ombra dei sentimenti leciti, e contro la famiglia, contro la norma che gli impedisce di amare, costruisce il suo onore, il futuro, la sua legge che non umilia né separa. Veleno saprà aspettare, costruirà tutto intorno al silenzio dell'attesa, e con gli occhi rinnovati dal desiderio si accorgerà di essere circondato da amori che sono tali proprio perché proibiti - l'amore eterno di Comasia per il nonno disperso in guerra, quello impossibile tra Walter, paralizzato dopo un incidente, e la bellissima Azzurra, la carnale devozione dei paesani al culto dell'Addolorata...
Scritto per frammenti affilati e abbacinanti come gli spigoli d'ombra che si stagliano nel sole del Sud, rapsodico ed emozionante come la memoria di una stagione perduta, Il libro dell'amore proibito è un romanzo sul desiderio, sugli amori impossibili e la cieca, folle fedeltà a un sentimento che non ha barriere.
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Mario Desiati (1977) originario di Martina Franca, vive a Roma. È autore tra gli altri di Neppure quando è notte, Vita precaria e amore eterno, Il paese delle spose infelici (da cui è tratto l'omonimo film di Pippo Mezzapesa) e Ternitti (finalista al premio Strega 2011)
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Simone Cristicchi
SIMONE CRISTICCHI
"MAGAZZINO 18"
foto di Tommaso Le Pera
Simone Cristicchi diretto da Antonio Calenda è autore e protagonista di un inedito “musical civile”, Magazzino 18, che ha debuttato con grande successo in prima assoluta a Trieste il 22 ottobre scorso per artire poi per un tour nazionale che dal 17 al 22 dicembre tocca Roma dove sarà in scena alla Sala Umberto.
Lo spettacolo è incentrato su una pagina dolorosa e mai abbastanza conosciuta della storia d’Italia, che trova nel porto Vecchio di Trieste un proprio “simbolo”, appunto il “Magazzino 18” che dà il titolo allo spettacolo. È un “luogo della memoria” particolarmente toccante: era infatti il deposito dove gli esuli – prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà (effetti personali e quotidiani, mobili, fotografie, quaderni, stoviglie, utensili da lavoro che rimangono ancora lì accatastati) in attesa in futuro di rientrarne in possesso. Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.
Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro, difficoltà, povertà, insicurezza, spesso sospetto e tanta nostalgia: quella che pervade la canzone di Simone Cristicchi Magazzino 18 e le altre sette inedite che si intrecciano alle parti recitate in una fusione di canto e musica, parole, poesia e immagini storiche. Un racconto – orchestrato dall’esperienza di Antonio Calenda – che fa del teatro lo strumento per una riflessione importante e necessaria su un passato dell’Italia da conoscere per affacciarsi al presente con consapevolezza e armonia.
Il pubblico seguirà l’avventura di uno sprovveduto archivista romano, inviato dal Ministero a redigere un inventario in quel magazzino; incontrerà lo “spirito delle masserizie” e gli altri protagonisti le cui storie sono nascoste tra i loro privati, semplici oggetti. Diretto da Calenda Simone Cristicchi darà vita una dopo l’altra a tutte queste figure, cambiando registri vocali, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, forse in un “Musical-Civile”.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Achille Mauri
La Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri nasce nel 1983 per volontà di Luciano Mauri in memoria del padre Umberto e della figlia Elisabetta, prematuramente scomparsa.
Nel corso di un’attività didattica quasi trentennale ha formato nuove generazioni di librai ed è diventata un laboratorio di sperimentazione e discussione sulle possibilità del libro. Primo esempio in Italia, secondo in Europa, dopo Francoforte, la Scuola promuove una discussione che non rimane circoscritta all'organizzazione e alla gestione del punto vendita, ma che si estende a tutti gli aspetti che coinvolgono l'attività della libreria: distribuzione, commercializzazione e promozione. Dal 1984 la Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri è tra le poche realtà europee, insieme alla Scuola di Francoforte e alla Scuola Librai Italiani di Orvieto, ad organizzare corsi specialistici per aspiranti librai e librai professionisti.
I corsi monografici di Milano, aperti a librai e aspiranti librai, offrono una vasta gamma di risorse di approfondimento, specializzazione e aggiornamento; il Seminario di perfezionamento che si tiene a Venezia è invece riservato ai soli librai professionisti. Grazie alla generosità e alla passione delle famiglie Mauri e Ottieri si continua oggi la discussione attorno alla qualità del libro, la sua vendibilità e le sue possibili estensioni, anche dopo la scomparsa di Luciano Mauri e Silvana Ottieri, principali sostenitori di questa iniziativa.
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"È una passione, lavorare per i librai.
Nella famiglia Mauri, nella famiglia Ottieri, nel Comitato Promotore si è fedeli ormai da trent'anni a questa professione, che è una medicina straordinaria.
Perchè non ci si può fidare solamente della propria intelligenza, spesso la propria intelligenza è un inganno.
Bisogna andare oltre, aprirsi, collaborare all'intelligenza del tempo.
Questo cerchiamo di fare, questo ci unisce e ci fa passare sopra le inevitabili difficoltà. Tra le nostre mani di editori, distributori, librai scorre il pensiero del nostro tempo.
Ne siamo consapevoli e attenti."
-Achille Mauri
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Maria Chiara Giorda
MARIA CHIARA GIORDA
"SCUOLA DI OTIUM"
C’è un potenziale di attenzione, ascolto e creatività nascosto in ognuno di noi. Un potenziale che raramente la complessità della vita contemporanea ci permette di esplorare; e che ancor più raramente ci viene insegnato a ricercare. La Scuola di Otium risponde a questa esigenza, offrendo occasioni di sosta per esercitarsi nella formazione del sé e dedicarsi a trovare strumenti utili a vivere con equilibrio e serena consapevolezza.
Una Scuola di Otium per apprendere ciò che più ci riguarda: la capacità di essere umani.
A guidare i percorsi sono maestri di diverse discipline: persone che hanno dedicato la loro ricerca allo sforzo di trasformare il sapere in saper vivere, attingendo alla sapienza delle tradizioni religiose e alla saggezza dei pensatori di ogni tempo. Due le “aule” della Scuola di Otium, per andare incontro a diverse modalità di formazione: la Certosa 1515 in Val di Susa, dove partecipare a seminari residenziali e laboratori intensivi, e il Circolo dei lettori di Torino, dove seguire workshop e lezioni.
Nella quiete della Certosa 1515, nel bosco che porta alla Sacra di San Michele, in Val di Susa, la Scuola di Otium propone, da febbraio a ottobre 2014, seminari residenziali e laboratori intensivi. Fondata come convento francescano nel 1515, la sede di Certosa 1515 – onlus che si occupa di formazione sui temi dei diritti e della giustizia sociale – oggi è un luogo del “noi”, dove costruire percorsi educativi e culturali capaci di svegliare le coscienze e stimolare concreti cambiamenti sociali.
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Venerdì 28 febbraio – domenica 2 marzo / Certosa 1515
con VITO MANCUSO
L’amore è una liberazione o una prigionia, una gioia o una sofferenza. Dio è amore, dice il Nuovo Testamento. Eros è un dio, dice Platone: provando a conciliare queste due prospettive può sorgere un nuovo itinerario alla scoperta del sé. Attraverso testi letterari, filosofici e spirituali, un percorso sull’origine e sui meccanismidi quell’insondabile disposizione dell’anima chiamata amore.
Vito Mancuso, teologo, scrittore, editorialista de “la Repubblica”. Fra i suoi scritti: Obbedienza e libertà (Fazi, 2012), Il caso o la speranza? Un dibattito senza diplomazia (con P. Flores D’Arcais, Garzanti, 2013). L’ultimo lavoro è Il principio passione (Garzanti, 2013).
Primo giorno : ore 18.30 ritrovo in Certosa | ore 20 cena ore 21 avvio dei lavori
Ultimo giorno: ore 16 saluti finali
2 notti pensione completa e corso: € 280 doppia (€ 320 singola) | 3 notti: € 420 doppia (€ 480 singola) | 4 notti: € 550 doppia (€ 630 singola)
Iscrizioni presso il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Costantino Gilardi
COSTANTINO GILARDI
RELIGIOSO DOMENICANO, PSICOLOGO
"LA POSSESSIONE SATANICA TRA LITURGIA E PSICOTERAPIA"
GRANDI INCONTRI
PALAZZO DUCALE - GENOVA - LUNEDI' 3 FEBBRAIO - ORE 17.45
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Patrick Fogli
PATRICK FOGLI
"DOVREI ESSERE FUMO"
EDIZIONI PIEMME
Emile arriva a Auschwitz nel 1942.
Ha poco più di vent'anni, con lui ci sono la fidanzata e il fratello minore.
In Francia, da qualche parte, può sperare che i suoi genitori siano vivi.
Emile entra nel Sonderkommando di Auschwitz e diventa un impiegato della morte,
uno degli anelli della catena che stermina vite umane a migliaia ogni giorno.
Alberto, oggi, è un soldato dei corpi speciali,
un uomo in fuga dalla guerra, dagli effetti collaterali, dall'ipocrisia.
Qualcuno gli offre un lavoro. E' molto ricco, molto riservato, molto anziano, molto malato.
Un lavoro strano, forse non casuale.
A legare le due storie, a così tanti anni di distanza, un quaderno azzurro
che Alberto legge ogni sera, prima di dormire.
Il racconto di una vita che gli è stata consegnata.
Perchè nulla si perda. Perchè non accada di nuovo.
ascolta la conversazione
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Giovanni Mattioli
CARLO COLLODI
"LE AVVENTURE DI PINOCCHIO"
ILLUSTRAZIONI DI LEONARDO MATTIOLI
EDIZIONI CLICHY
Sono passati quasi sessant’anni da quando l’allora giovanissimo illustratore Leonardo Mattioli (1928-1999) pubblicava per l’editore Vallecchi il suo Pinocchio. Un’Edizione Nazionale già allora molto importante in quanto promossa dal «Comitato per le onoranze a Carlo Lorenzini», entità che in seguito sarebbe divenuta la «Fondazione Collodi». Tra le edizioni storiche della fiaba collodiana, il Pinocchio di Mattioli è probabilmente l’unico a non essere mai stato ripubblicato finora. Il lavoro è caratterizzato in primis da un uso emotivo ma mai retorico del colore: azzurro carta da zucchero, arancione, rosso spento, marrone e ocra, che vengono alternati in una sorta di solo apparente monocromatismo per costituire in realtà un raffinato sovrapporsi di piani che alimenta e sottolinea le suggestioni della narrazione. Assoluta e ben riconoscibile è poi l’ambientazione in una Toscana popolare, artigiana e contadina: dalle architetture ai paesaggi, passando per i dettagli secondari (i panni stesi, il fiasco di vino, le botti, le coperture a «onduline»), con uno stile compositivo a cavallo tra Ottone Rosai e il cubismo di Braque e Picasso, che si nota ad esempio nell’uso frequente del lettering, compresa la «L» che firma ogni tavola. Lo stesso burattino è sempre rappresentato nella sua geometrica silhouette di mazzantiana memoria ma l’estrema e dinamica leggerezza con cui è tratteggiato sembra sottolineare l’inafferabilità della sua essenza tra bambino e giocattolo, di automa ribelle e dall’inarrestabile esprit vital.
Questa nuova edizione nasce dal desiderio di mostrare a un più vasto pubblico possibile le tavole di Mattioli con una qualità di riproduzione a stampa che nei primi anni Cinquanta non era raggiungibile.
Il volume è a cura di Giovanni Mattioli, figlio di Leo, che ha realizzato l’impaginazione grafica e l’editing elettronico delle illustrazioni e comprende in appendice i contributi saggistici di Carlo Lapucci, Livio Sossi, Giorgia Grilli e Fabian Negrin.
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LEONARDO MATTIOLI
Leonardo Mattioli (Firenze 9 luglio 1928 - Firenze 11 Luglio 1999), è stato uno dei più originali e innovativi illustratori attivi in Italia fra anni ’50 e ’60. Successivamente si è dedicato alla progettazione grafica e all'art direction in campo editoriale. Dal 1974 al 1996 è stato docente di progettazione e disegno professionale alle sezione di Arti Grafiche dell'Istituto Statale d'Arte di Firenze.
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