Conversazione di Livio Partiti con Antonio Moresco, Premio Mont Blanc 2013
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Conversazione di Livio Partiti con Antonio Moresco, Premio Mont Blanc 2013
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Conversazione di Livio Partiti con Fabio Geda
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Conversazione di Livio Partiti con Luca Formenton
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Conversazione di Livio Partiti con Federico Peiretti
FEDERICO PEIRETTI
IL GRANDE GIOCO DEI NUMERI
LONGANESI EDITORE
Le vie della matematica sono infinite.
Federico Peiretti lo dimostra ancora
una volta con questo nuovo libro, in
cui presenta giochi e rompicapi antichi
e moderni. Molti sono quelli inventati
dai matematici, che hanno dimostrato
di amare il gioco e di considerare la
matematica stessa come il più bel gioco
ideato dall’uomo. Con il loro estro
hanno arricchito la «matematica divertente
» di varianti che spesso sono
state il punto di partenza per nuove affascinanti
teorie.
Sono tanti, in questo libro, i problemi
che sfidano la nostra intelligenza. Gli
enigmi qui proposti – grazie anche all’aiuto
di «guide» come Eulero o Einstein
– sono l’occasione per una preziosa
ginnastica mentale, utile ad allenare
e affinare le nostre abilità logiche
e intuitive.
Anche i più scettici, superando blocchi
o pregiudizi diffusi, scopriranno grazie
a questo libro la divertentissima bellezza
della matematica.
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Federico Peiretti, docente di Matematica e Fisica al Liceo classico Cavour di Torino, giornalista, collabora da molti anni al quotidiano La Stampa. È autore o coautore di una ventina di testi di matematica e informatica e di un volume dedicato al Numero d’oro, un Libro d’Artista con venti serigrafie di Ugo Nespolo. Nel 2004 ha vinto il Premio Internazionale Pitagora per la divulgazione della matematica. Direttore di Polymath, il progetto didattico per le medie superiori del Politecnico di Torino, è vicepresidente dell’Associazione Subalpina Mathesis. Sulla Stampa ha curato per alcuni anni la rubrica «Alberi e dintorni», dedicata agli alberi monumentali d’Italia. È stato inoltre tra i fondatori del Museo del Cinema di Torino, dell’Associazione Italiana Amici Cinema d’Essai e membro del direttivo di diverse associazioni culturali torinesi quali l’Unione Culturale e l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza.
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Conversazione di Livio Partiti con Chiara Moscardelli
CHIARA MOSCARDELLI
LA VITA NON E' UN FILM
(MA A VOLTE CI SOMIGLIA)
EINAUDI EDITORE
Torna Chiara, la buffa e un po' imbranata protagonista di Volevo essere una gatta morta. E stavolta le sue catastrofiche avventure sentimentali si colorano di una tinta gialla che le rende ancora piú avvincenti.
Chiara ha una casa tutta per sé, e anche un lavoro, neppure
troppo precario, in un'improbabile ditta di cosmetici.
Non combatte piú con le gatte morte, si è rassegnata a vederle
prevalere sempre e comunque. Gli uomini vanno e non vengono,
mentre le amiche rimangono le stesse, ingombranti quanto
affettuose. Tutto (quasi) normale, insomma, finché qualcuno
non comincia a perseguitarla, mandandole lettere sempre
piú minacciose e penetrando addirittura in casa sua.
Un disastro, non fosse che a indagare sul misterioso stalker
è il commissario di polizia Patrick Garano: bello e impossibile,
pare appena uscito da uno dei film che Chiara guarda e riguarda,
sognando a occhi aperti...
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Chiara Moscardelli è romana, quarant'anni, vive a Milano. Il suo romanzo d'esordio, Volevo essere una gatta morta (Einaudi Stile Libero, 2011), ha ottenuto un grande successo di pubblico ed è oggetto di un tenace culto, soprattutto tra i lettori della rete. Nel 2013 ha pubblicato, sempre per Einaudi Stile Libero, La vita non è un film (ma a volte ci somiglia).
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Conversazione di Livio Partiti con Duccio Demetrio
DUCCIO DEMETRIO
I SENSI DEL SILENZIO
MIMESIS
Il silenzio abita la scrittura, la favorisce e ne ha bisogno. E’ un’alleanza antica intramontabile. Raccontiamo meglio il mondo, le cose, noi stessi grazie a parole che svincolatesi dal silenzio sanno ritornarvi. La scrittura ci educa ad apprezzarne di più il valore. Nel fragore della vita, ci aiuta a coltivare e a difendere stati d’ animo ignoti che soltanto nel silenzio possono emergere. Ignoti a chiunque non scriva e non ami il silenzio. Un Taccuino che, al contempo, ci invita a cercare luoghi e momenti di silenzio per scrivere di noi, della natura, degli altri. Per incontrarlo, per ricordare quegli istanti. Per riscoprire il piacere di scrivere.
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Duccio Demetrio è professore di Filosofia dell’educazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca. è fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Ha scritto più di recente: Filosofia del camminare (2005); La vita schiva (2007); Ascetismo Metropolitano (2009); La religiosità degli increduli (2011); Perché amiamo scrivere (2011). Ha fondato, con Nicoletta Polla-Mattiot, l’Accademia del Silenzio.
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Conversazione di Livio Partiti con Massimo Gardella
MASSIMO GARDELLA
CHI MUORE PRIMA
GUANDA EDITORE
Quattro ragazzi, tre maschi e una femmina. Tutti coetanei o quasi, frequentavano lo stesso istituto superiore. E hanno condiviso la scelta della loro via di fuga: all’estremità di una corda. Suicidi figli di un’asfissia minore, quella della crisi che attanaglia la provincia di una metropoli industriosa, divorando ogni futuro. Ma è davvero tutto qui? L’ispettore Remo Jacobi, alle prese con la preoccupazione per l’amato padre Johan e con incubi di lontana memoria, si trova precipitato in un mondo di adolescenti che non gli è per niente familiare. E la «caccia al colpevole» che gli è stata affidata diventa un pellegrinaggio tra le miserie passate e gli incubi presenti di un’umanità alla deriva: dai genitori affranti di vittime e delinquenti a un’amica di famiglia troppo attraente per essere innocua, fino al personale della scuola, che gli toglierà ogni residua illusione sulle prospettive della gioventù. Quando una nuova morte rischia di mandare in pezzi la precaria salute mentale di Jacobi, sarà il suo vice Borghesi a tirare i fili dell’indagine in quella che appare una trama ordinata. Ma come sempre, i dettagli rivelatori si nascondono nelle aree più cupe del disegno.
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"Jacobi si fermò un momento per inquadrare la scena. Li vedeva fin da lì, dalla saracinesca spalancata del capannone, illuminati crudelmente da un raggio di sole velato, ma chiuse gli occhi all'altezza di due paia di scarpe penzolanti, all'apparenza spspese nel vuoto."
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Conversazione di Livio Partiti con Pasquale Maffeo
PASQUALE MAFFEO
VOCI DAL CHIOSTRO
Monache di Clausura raccontano
ANCORA EDITRICE
Dodici domande, inviate per posta elettronica, a quindici monasteri femminili di clausura sparsi per l’Italia: con questa mossa discreta ha preso il via l’esplorazione di una realtà poco conosciuta dai più, inclusi molti cattolici praticanti: la vita “oltre le grate”. In questa sorta di “parlatorio digitale” ascoltiamo voci di donne che si sono ritirate dal mondo, ma non sono certo fuggite. Come afferma una di loro, « la clausura, apparentemente, è una separazione dal mondo, ma in verità è un “rientro” in esso in maniera diversa e più vera, come il cuore, che esternamente non si vede, ma è essenziale perché l’organismo viva ». Pagina dopo pagina scopriamo che in queste “case del silenzio”, « con i piedi ben piantati sui pavimenti delle celle, del coro, del refettorio e di ogni altro ambiente, ci s’impegna giorno e notte per la “manutenzione” di un ponte di preghiera, d’intercessione, gettato fra l’umanità e il Regno dei Cieli » (dalla Prefazione di Marco Beck).
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Conversazione di Livio Partiti con Sabina Spada
LA CASA TRASPARENTE
SABINA SPADA
CAIRO EDITORE
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Sabina Spada è nata a Busto Arsizio, in provincia di
Varese, nel 1970. Laureata in filosofia alla Statale di Milano,
diplomata a Londra in danza contemporanea, è giornalista professionista.
Esperta di arte contemporanea, ne ha scritto su Tema Celeste, Viaggiesapori, V&S, Espansione, L’Unione Sarda, Casaviva, La Cucina Italiana, Rolling Stone, Schöner Wohnen. Attualmente lavora nella redazione del settimanale Intimità e collabora con il mensile Arte.
La casa trasparente è il suo primo romanzo (Cairo, 2013).
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Conversazione di Livio Partiti con Barbara Zane
OTA PAVEL
LA MORTE DEI CAPRIOLI BELLI
TRADUZIONE DI BARBARA ZANE
KELLER EDITORE
Le storie della famiglia Popper incrociano le vicende dell'Europa di
prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Eppure, leggendo La
morte dei caprioli belli, ridiamo e ci commuoviamo non sulle macerie
della guerra, ma sulle cose di ogni giorno.
Qui protagonista è la
vita, travolgente in tutta la sua bellezza: un padre sognatore,
innamorato della pesca e delle donne che tra alti e bassi non smette di
combinare guai, una madre solida e paziente ma che sa il fatto suo,
pescatori, operai e soldati che rubano, regalano, scappano, temono...
Con
un calore e una semplicità disarmanti Ota Pavel ci porta sulle sponde
del laghetto di Buštěhrad, sdraiati con lo sguardo che punta al cielo e
il cuore colmo di stupore.
La morte dei caprioli belli è
probabilmente uno dei libri più belli della letteratura ceca
contemporanea, che ha conquistato e non smette di conquistare intere
generazioni di lettori.
Estratto:
La mamma era una bellezza e
di lei Lustig era un pochettino innamorato. Una volta era venuto a
invitarla un bel signore alto e biondo e papà aveva fatto cenno che sì,
la mamma poteva andare in pista con lui. E quel signore aveva cominciato
a farle la corte e a metà del ballo le aveva detto:
«Lei è così bella» e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
La mamma aveva sorriso, a quale donna non avrebbe fatto piacere. E poi quel bel signore aveva aggiunto:
«Ma sarei curioso di sapere cos'ha in comune con quell'ebreo».
«Tre figli» aveva detto la mamma, aveva finito il ballo ed era tornata a sedersi accanto al papà.
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Ota
Pavel è nato a Praga il 2 luglio 1930. Il suo vero nome era Otto
Popper. Il padre, commesso viaggiatore, durante la guerra si trasferì
con tutta la famiglia a Buštěhrad, un paesino a poche decine di
chilometri da Praga. Nonostante ciò, la guerra investì in pieno la
famiglia e il padre con i due fratelli di Ota Pavel finirono nei campi
di concentramento di Terezín, Mauthausen e Auschwitz.
Grande
appassionato di sport, Pavel ha praticato l'hockey su ghiaccio nella
squadra giovanile dello Sparta Praga e il calcio nello S.K. Buštěhrad.
Nel 1949 si dedica alla scrittura come cronista sportivo. Nel 1964
appaiono i primi segni della malattia che lo costringerà a una lunga
serie di ricoveri ma inizia anche il periodo più fecondo e creativo per
la sua scrittura con la produzione di libri indimenticabili tra cui La
morte dei caprioli belli.
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Conversazione di Livio Partiti con Pierluigi Vaccaneo
Esistono il libro e il lettore, che attraverso le sperimentazioni di twitteratura hanno una nuova occasione. Con twitteratura.it cerchiamo di stimolare la lettura utilizzando cose che ognuno di noi ha a portata di mano: un libro, uno smartphone (tablet o pc), una connessione internet, un account di Twitter.
#TweetQueneau, #LunaFalò, #Leucò, #Corsari, #PaesiTuoi, #Invisibili e #TwSposi sono nati con l’unico obiettivo di riscrivere, e quindi rileggere riappropriandosene, grandi opere della letteratura: Esercizi di stile di Raymond Queneau, La luna e i falò, I dialoghi con Leucò e Paesi Tuoi di Cesare Pavese, Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini, Le città invisibili di Italo Calvino, I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Questa twitteratura esiste ed è un progetto di Paolo Costa, Hassan Bogdan Pautàs, e Pierluigi Vaccaneo.
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Il progetto #TwSposi è rivolto – oltre che a tutti gli utenti di Twitter – alle scuole secondarie superiori d’Italia: ciascun insegnante può iscrivere la propria classe entro il 15 novembre 2013
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Conversazione di Livio Partiti con Flavio Arensi, curatore della mostra "Rodin. Il marmo. La vita".
RODIN. IL MARMO. LA VITA
PALAZZO REALE, MILANO
17 OTTOBRE 2013 - 26 GENNAIO 2014
La mostra, nata dalla collaborazione col Musée Rodin di Parigi, presenta un corpus di oltre 60 opere per lo più in marmo di Auguste Rodin, che con Michelangelo resta uno dei più grandi rivoluzionari della tradizione plastica.
La mostra è una prima assoluta: mai al di fuori del Musée Rodin si
è organizzato un momento di studio tanto vasto dedicato alla sola
produzione marmorea dell’artista francese. Una sezione introduttiva
spiegherà al visitatore come Rodin declina la propria
opera in virtù del materiale che impiega, al fine di comprendere al
meglio come il maestro utilizzava il marmo per suggestionare e creare
una sorta di erotismo della carne attraverso la pietra. Rodin aveva infatti un rapporto speciale con il marmo e i suoi contemporanei vedevano in lui un “dominatore” di fronte al quale la materia “tremava”.
Le sue sculture in marmo,
lontane dall’essere convenzionali, danno vita e forma all’anima
moderna, dando nuovo senso alla materia classica per eccellenza,
destinata a priori all’immobilità. Prodotta insieme alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la mostra proseguirà negli spazi romani dopo la prima italiana di Milano.
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CATALOGO MOSTRA - ELECTA
Auguste Rodin, uno degli artisti più rivoluzionari della tradizione plastica moderna.
Nella monumentale Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano sarà allestita la rassegna più completa mai organizzata sulle sue sculture in marmo.
Realizzata con il Musée Rodin di Parigi, la mostra presenta oltre 60 opere del grande scultore francese.
Dal 17 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, nella monumentale Sala delle Cariatidi, al piano nobile di Palazzo Reale a Milano, sarà allestita una grande mostra dedicata ad Auguste Rodin (Parigi 1840 – Meudon 1917), che con Michelangelo è uno dei più grandi rivoluzionari della tradizione plastica moderna.
Promossa e prodotta dal Comune di Milano — Cultura, Palazzo Reale, Musée
Rodin di Parigi, Civita e Electa, in collaborazione con il Ministero
dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’esposizione è
curata da Aline Magnien, Conservatore capo del patrimonio del Musée
Rodin di Parigi, in collaborazione con Flavio Arensi. La rassegna
presenta un corpus di oltre 60 opere con un numero tanto vasto di sculture in marmo da costituire la più completa rassegna che sia stata allestita sui marmi di Auguste Rodin.
L’illusione della carne e della sensualità è il tema
intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte
alcune opere giovanili, di stampo classico, fra cui il celeberrimo Homme
au nez cassé, rifiutato dal Salon parigino del 1864, un ritratto
omaggio al grande genio Michelangelo. Al vertice di questa sezione sarà Il bacio,
la scandalosa scultura che rappresenta due amanti e fece scalpore nella
Francia di fine Ottocento, opera che ancora conquista i visitatori del
Musée Rodin.
La seconda sezione propone alcune fra le sculture più conosciute di
Rodin e dimostra la piena maturità del maestro anche dal punto di vista
della capacità di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra.
Accanto a ritratti di grande intensità, lontani dalla fredda precisione
d’inizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita
Rose Beuret, si alternano richiami all’eros e alla disinibita ricerca
formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessità di
tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le bellissime Mains d’amant sono
un richiamo lirico all’amore e alla sensualità, ma lasciano già
pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin
conduce insieme all’affermazione di una nuova idea di scultura.
La poetica dell’incompiuto caratterizza la terza sezione dove si rappresenta il trionfo del “non finito”, l’artificio linguistico che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin svolge in una chiave di assoluta modernità, poi ampiamente assunta dai suoi colleghi. Qui sono ordinati alcuni fra i più bei ritratti eseguiti dall’artista, fra i quali quello a Victor Hugo e un altro, poco noto, di Puvis de Chavannes, il grande “decoratore di muri”, uno fra gli artisti più in voga della sua epoca.
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Conversazione di Livio Partiti con Riccardo Passoni, GAM Torino
RENOIR
DALLE COLLEZIONI DEL MUSEE D'ORSAY E DELL'ORANGERIE
TORINO - GAM GALLERIA D'ARTE MODERNA
DAL 23 OTTOBRE 2013 AL 23 FEBBRAIO 2014
Un importante accordo siglato con il Musée d'Orsay di Parigi, porterà alla GAM, dall’ultima settimana di ottobre a febbraio, una importante mostra dedicata a Pierre Auguste Renoir
(1841-1919), nato a Limoges da famiglia modesta l’artista dopo iniziali
difficoltà si afferma nell’ambiente parigino degli anni Ottanta
dell'Ottocento. Annoverato tra i pionieri dell’Impressionismo francese
insieme a Monet, Manet, Degas; Pisarro, Sisley, Cézanne si allontanerà
dal gruppo per ricercare diverse soluzioni artistiche. Ripensa al
passato e lo traduce in esperienze che gli permettono di trovare nuove
armonie e soddisfare la sua inesauribile passione per la pittura. La sua
produzione artistica importante sia da un punto di vista qualitativo,
sia quantitativo gli permesso di raggiungere riconoscimenti mondiali.
La mostra sarà un evento espositivo di grande richiamo e quindi
un’opportunità per il Dipartimento Educazione GAM per proporre un
ventaglio di attività dedicate a scuole, famiglie e gruppi di persone disabili.
Qui di seguito, si evidenziano le linee guida dei percorsi in mostra
con laboratori e materiali strutturati a cura del Dipartimento
Educazione GAM. Le attività saranno declinate in relazione alle diverse
tipologie di pubblico e alle età dei partecipanti e si articoleranno
all’interno della mostra Renoir attraverso alcune scelte tematiche di opere e specifiche attività di laboratorio realizzate nell’Area Education GAM.
CHAPEAU RENOIR!
Renoir si distingue dalla visione più paesaggistica degli altri Impressionisti perché
ha dedicato molta attenzione alla rappresentazione delle figure umane
diventando ritrattista su commissione e intorno al 1880, il suo quadro Madame Charpentier con i figli ha registrato il compenso più alto del periodo. Chapeau Renoir! I
complimenti vengono spontanei scoprendo la sua storia “illuminata”
dalla grande passione per la pittura, dalla voglia di vivere -
nonostante la malattia – espressa dal cromatismo vibrante delle sue
opere e dalla scelta di soggetti gioiosi dipinti in ambienti esterni per
esaltare l’impressione del variare della luce naturale. L’attività permetterà
di conoscere la famiglia Renoir e una selezione di dipinti tratti dalla
sua ampia produzione artistica nella quale l’elemento cappello è
ricorrente. Nella sua biografia compaiono molte foto che lo ritraggono
con svariati cappelli ed è nota, come ricorda Suzanne Valadon, la
passione di Renoir per i copricapo femminili che faceva realizzare
appositamente per le sue modelle. Il cappello, inoltre, è protagonista della moda francese della Belle epoque e sarà il filo conduttore sia del percorso in mostra, sia delle attività di laboratorio.
NOTE DI COLORE
La collezione di opere di paesaggio di Renoir di proprietà del Musée
d'Orsay è probabilmente da un punto di vista qualitativo, la più
significativa a livello internazionale. La sezione allestita alla GAM ne
comprende dieci, che ripercorrono un arco cronologico esteso. "L'ambiente circostante esercita su di lui un'influenza enorme - diceva di Renoir il fratello Edmond - si lascia trascinare dal soggetto e soprattutto dal luogo in cui si trova".
I tocchi delle sue pennellate rimandano al colore e al timbro delle
moderne note sonore, fortemente legate alle impressioni della natura,
del compositore Claude Debussy. Nella musica come nella pittura i
contorni diventano sfuggenti proprio per comunicare atmosfere e
sensazioni vaghe. Debussy concepisce un progressivo dissolversi delle
tradizionali forme musicali in favore di pezzi brevissimi che si
connotano come macchie sonore. Nei manoscritti critici Debussy ritorna
incessantemente sul nesso tra suono e immagine e nell’interdipendenza
delle arti. Dopo aver visitato in mostra la sezione dedicata ai
paesaggi, nell’Area Education GAM, accompagnati da una selezione di
brani musicali di Debussy, i partecipanti all’attività potranno
dipingere paesaggi ispirati dalle note del compositore e pianista
francese e dai colori di Renoir.
LA VITA E’ UN MAZZO DI FIORI
“Quando mi accingo a dipingere un mazzo di fiori cerco sempre di soffermarmi sull’aspetto che non avevo previsto”. Renoir
Particolari visivi e armonie irregolari della natura sono gli
argomenti scelti per questa attività del Dipartimento Educazione della
GAM che si sofferma sulla piccola ma preziosa sezione della mostra di
Renoir dedicata ai fiori: bouquet e nature morte caratterizzate da una
tavolozza di molteplici colori, pennellate veloci, vellutate, morbide e
delicate che evocano la consistenza e il profumo dei fiori stessi.
L’artista dipinge soprattutto fiori e frutti appena colti e pieni di
vita, sottolineando quanto la loro bellezza trasmetta gioia di vivere ma
anche provvisorietà, elemento che corrisponde alla brevità della
sensazione visiva. I boccioli di rose sono i preferiti da Renoir che
afferma “quando dipingo fiori, sperimento audacemente tonalità e valori
cromatici senza preoccuparmi di rovinare la tela, non oserei fare lo
stesso con una figura perché avrei paura di distruggere tutto”. La sua
esperienza nella decorazione di porcellane lo porta a dipingere i petali
come pennellate di colore armoniche, realizzate rapidamente
enfatizzando la diversità delle forme e mettendo in evidenza la seguente
concezione: “Il principio fondamentale della natura è l’irregolarità”.
Se la vita per Renoir è un mazzo di fiori nulla è dunque più vivo delle
sue “nature morte”!
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CATALOGO MOSTRA RENOIR - SKYRA EDITORE
Il catalogo della mostra di Torino edito da Skira presenta,oltre alle riproduzioni delle opere in mostra, i contributi critici di Sylvie Patry, Riccardo Passoni e Augustin De Butler.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Il volume, a corredo dell’importante rassegna torinese, illustra il percorso artistico di Pierre-Auguste Renoir attraverso circa sessanta capolavori eccezionalmente concessi in prestito dai musei d’Orsay e dell’Orangerie, le due istituzioni parigine che ne custodiscono l’opera.
Renoir è stato uno dei protagonisti dell’Impressionismo, la corrente attorno alla quale nella seconda metà dell’Ottocento si raccolse un gruppo di pittori francesi in polemica con l’ufficialità del Salon, che rifiutava le loro opere. Ammiratore di Gustave Courbet e di Édouard Manet, ebbe così per compagni di strada Claude Monet, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Edgar Degas, Paul Cézanne e Berthe Morisot. L’esposizione di celebri tele di alcuni di questi artisti, accanto a quelle di Renoir, consente di cogliere appieno il fervido clima di creatività e desiderio di innovazione in cui operavano gli Impressionisti, fatto di ritratti reciproci, condivisione dei medesimi atelier e comuni sedute di pittura, in studio o en plein air.
I dipinti presentati in questo catalogo, insieme a tre pastelli e a un bronzo, documentano tutti i momenti e le svolte della prolifica carriera artistica di Renoir, permettendo di ricostruire la sua passione per la pittura che fu feconda, variegata e talvolta complessa.
Opere da tutti conosciute – quali L’altalena, Il clown, Danza in campagna, Ragazze al piano, Bagnanti e i celeberrimi nudi – e altri autentici capolavori (i ritratti di Claude Monet e di Frédéric Bazille, La lettrice, Giovane donna con la veletta, La toilette, La Senna ad Argenteuil, Sentiero nell’erba alta) ricostruiscono, attraverso le scene di vita, i ritratti, le donne, i paesaggi e le nature morte, l’intero universo artistico di uno dei protagonisti più noti e amati tra gli Impressionisti.
- See more at: http://www.skira.net/anteprime/renoir.html#sthash.uzRnqf6D.dpufIl volume, a corredo dell’importante rassegna torinese, illustra il percorso artistico di Pierre-Auguste Renoir attraverso circa sessanta capolavori eccezionalmente concessi in prestito dai musei d’Orsay e dell’Orangerie, le due istituzioni parigine che ne custodiscono l’opera.
Renoir è stato uno dei protagonisti dell’Impressionismo, la corrente attorno alla quale nella seconda metà dell’Ottocento si raccolse un gruppo di pittori francesi in polemica con l’ufficialità del Salon, che rifiutava le loro opere. Ammiratore di Gustave Courbet e di Édouard Manet, ebbe così per compagni di strada Claude Monet, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Edgar Degas, Paul Cézanne e Berthe Morisot. L’esposizione di celebri tele di alcuni di questi artisti, accanto a quelle di Renoir, consente di cogliere appieno il fervido clima di creatività e desiderio di innovazione in cui operavano gli Impressionisti, fatto di ritratti reciproci, condivisione dei medesimi atelier e comuni sedute di pittura, in studio o en plein air.
I dipinti presentati in questo catalogo, insieme a tre pastelli e a un bronzo, documentano tutti i momenti e le svolte della prolifica carriera artistica di Renoir, permettendo di ricostruire la sua passione per la pittura che fu feconda, variegata e talvolta complessa.
Opere da tutti conosciute – quali L’altalena, Il clown, Danza in campagna, Ragazze al piano, Bagnanti e i celeberrimi nudi – e altri autentici capolavori (i ritratti di Claude Monet e di Frédéric Bazille, La lettrice, Giovane donna con la veletta, La toilette, La Senna ad Argenteuil, Sentiero nell’erba alta) ricostruiscono, attraverso le scene di vita, i ritratti, le donne, i paesaggi e le nature morte, l’intero universo artistico di uno dei protagonisti più noti e amati tra gli Impressionisti.
- See more at: http://www.skira.net/anteprime/renoir.html#sthash.uzRnqf6D.dpuf
Conversazione di Livio Partiti con Ferdinando Boero
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Conversazione di Livio Partiti con Telmo Pievani
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livio partiti
Conversazione di Livio Partiti con Elisa S. Amore
ELISA S. AMORE
LA CAREZZA DEL DESTINO.
TOUCHED
EDITRICE NORD
Uno sguardo, e Gemma Bloom capisce di essere perduta. Non ha idea di chi
sia quel ragazzo, ma da quando l’ha incontrato non fa che pensare a
lui, al suo sorriso enigmatico e ai suoi occhi impetuosi come il mare in
tempesta. E anche Evan è rimasto stregato da lei e dalla forza del
legame che si è subito creato tra loro. Potrebbe essere l’inizio di una
storia d’amore perfetta, eppure Gemma è divorata dai dubbi. C’è qualcosa
di oscuro in Evan, qualcosa che la spaventa. Forse perché, a volte,
Gemma è l’unica a notare la presenza di Evan, mentre per tutti gli altri
sembra invisibile? O perché alcune persone sono state trovate morte
poco dopo essere state viste con lui? Una sola cosa è certa: in fondo al
cuore, Gemma sa che la sua vita dipende da Evan. E in effetti è così…
anche se non nel modo in cui lei s’immagina. Il destino di Gemma,
infatti, è segnato: il suo tempo sta per scadere. E la missione di Evan è
accompagnarla nel regno dei morti. Questa volta però è diverso. Questa
volta Evan si trova di fronte a una scelta dolorosa: obbedire agli
ordini e uccidere la donna di cui è perdutamente innamorato, o sfidare
le leggi del cielo e degli inferi per salvarla?
Diventato un fenomeno editoriale prima ancora della sua pubblicazione,
La carezza del destino unisce passioni dirompenti e segreti
inconfessabili, decisioni impossibili ed emozioni profonde, dando vita a
una storia d’amore intensa come i sentimenti che legano Evan e Gemma e
ineluttabile come il destino che incombe su di loro…
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Conversazione di Livio Partiti con Valerio Massimo Manfredi
VALERIO MASSIMO MANFREDI
IL MIO NOME E' NESSUNO
IL RITORNO
MONDADORI
Ci sono voluti dieci anni ininterrotti di guerra e di sangue, di amori
feroci e di odio inestinguibile, per sconfiggere i Troiani. Ora Odysseo
deve rimettersi in viaggio con i suoi uomini per fare ritorno a Itaca,
dove lo attendono la moglie fedele, il figlio lasciato bambino, la
ricompensa per tante sofferenze solida, grande e desiderata quanto il
letto nuziale intagliato nel tronco d'ulivo.
Ma il nòstos, il ritorno, è una nuova avventura: Odysseo deve
riprendere la lotta, la sua sfida agli uomini, alle forze oscure della
natura, al capriccioso e imperscrutabile volere degli dei. Vano è
disporre gli animi alla gioia del ritorno: l'eroe e i suoi compagni
dovranno affrontare imprese spaventose, prove sovrumane, nemici
insidiosissimi come il ciclope Polifemo, i mangiatori di loto - il fiore
che dà l'oblio - e poi la maga incantatrice che trasforma gli uomini in
porci, i mostri dello Stretto, le Sirene dal canto meraviglioso e
assassino... Il multiforme Odysseo, il coraggioso Ulisse, l'astuto
Nessuno dovrà raggiungere i confini del mondo e addirittura evocare i
morti dagli inferi, sperimentando lo struggimento più immedicabile al
cospetto di chi ormai vive nel mondo delle ombre, e ancora finire su
un'isola misteriosa dove una dea lo accoglierà e lo terrà avvinto in un
abbraccio dolcissimo e pericoloso per lunghi anni...
Poi, finalmente, con il cuore colmo di dolore per i compagni perduti
lungo la rotta, ecco compiersi il ritorno. Il giorno dell'esultanza.
Il giorno della vendetta.
Dopo aver cantato la nascita e la formazione dell'eroe e la guerra
sotto le alte mura di Pergamo, Valerio Massimo Manfredi dà voce nuova e
potentissima al viaggio più straordinario di tutti i tempi: quello che
sta all'origine di ogni narrazione dall'antichità a oggi, quello che da
Dante a Joyce fino a noi colma di trepidazione tutti coloro che
l'ascoltano.
Il viaggio dell'ardimento e della conoscenza, il viaggio della
perdizione e dell'amore, il viaggio di un eroe umanissimo e immortale.
Tanto
che Manfredi osa guardare verso l'orizzonte su cui i più grandi poeti
si sono interrogati nei secoli: quello dell'Ultimo Viaggio di Odysseo. È
mai davvero morto il re di Itaca, il figlio di Laerte, l'eroe
vagabondo?
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Valerio Massimo Manfredi è un archeologo specializzato in topografia antica. Ha insegnato in prestigiosi atenei in Italia e all'estero e condotto spedizioni e scavi in vari siti del Mediterraneo pubblicando in sede accademica numerosi articoli e saggi. Come autore di narrativa ha pubblicato con Mondadori quindici romanzi: Palladion, Lo scudo di Talos, L'Oracolo, Le Paludi di Hesperia, La Torre della Solitudine, Il faraone delle sabbie (premio librai città di Padova), la trilogia Alèxandros pubblicata in trentanove lingue in tutto il mondo, Chimaira, L'ultima legione da cui è tratto il film prodotto da Dino De Laurentiis, L'Impero dei draghi, Il Tiranno (premio Corrado Alvaro, premio Vittorini), L'armata perduta (premio Bancarella), Idi di marzo (premio Scanno), Otel Bruni e il primo volume della saga di Odysseo Il mio nome è Nessuno ' Il giuramento; è autore anche, sempre per Mondadori, di alcune raccolte di racconti, e di saggi. Conduce programmi culturali televisivi in Italia e all'estero, collabora con 'Il Messaggero' e 'Panorama'.
SCRITTORI IN CITTA' - CUNEO
giovedì 31 ottobre - ore 18 cinema monviso ingresso libero
IL MIO NOME È NESSUNO
La
più grande storia che sia mai stata raccontata: il ritorno di Odisseo.
Dieci anni di avventura estrema: mostri antropofagi, divinità
dell'abisso, sirene dal canto fatale, dee e incantatrici, bufere e
naufragi, isole misteriose, e alla fine un ritorno amaro: la casa tanto
sospirata invasa. Poi, il giorno della vendetta. In occasione della presentazione del programma della XV edizione Valerio Massimo Manfredi presenta Il mio nome è Nessuno. Il ritorno (Mondadori 2013). Con lui Paolo Collo.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con DanielTarozzi
DANIEL TAROZZI
IO FACCIO COSI'
CHIARELETTERE
“Il cambiamento è un richiamo della necessità.”
Michelangelo Pistoletto
“Quando l’economia uccide bisogna cambiare.”
Alex Zanotelli
Nonostante la crisi, i partiti, le tasse... c’è un’Italia che reagisce,
che non molla, che va avanti e crede nel futuro. Daniel Tarozzi ha
deciso di salire sul camper e andare a scoprirla e a raccontarla.
Sette mesi on the road, senza scadenze o itinerari precisi, inseguendo
le esperienze di chi ci prova a cambiare vita e a non rassegnarsi al
peggio. La scoperta è che si sta creando una rete diffusa dal Nord al
Sud di microeconomie che valorizzano il territorio e le competenze delle
persone, spesso promuovendo lavori che le statistiche nemmeno rilevano:
in città, in campagna, da soli, in gruppo. Sempre all’insegna
dell’ecocompatibilità, del risparmio e della qualità della vita.
Contadini, inventori, imprenditori, manager, artigiani, neolaureati,
artisti: le loro storie non fanno più parte dell’aneddotica ma
costituiscono una realtà che va raccontata e fotografata e dimostrano
che un altro Pil, più vero e di qualità, è possibile.
Daniel Tarozzi è direttore della rivista web “Il Cambiamento”. È
autore e regista di diversi documentari, tra cui: SAMBIIGA, ALTRO
FRATELLO e PRIMAVERE A SARAJEVO (entrambi con Andrea Boretti). È
fondatore con Francesca Giomo di “Terranauta”. È autore del libro OGM IN
ITALIA. Cura un blog per “il Fatto Quotidiano” on line e continua il
racconto dell’Italia che cambia su www.italiachecambia.org.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Susanna Basso, traduttrice di Alice Munro.
ALICE MUNRO
PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA, 2013
Il Nobel per la Letteratura 2013 è stato assegnato alla scrittrice
canadese Alice Munro, che lo scorso luglio, a 82 anni, aveva annunciato
di «non voler più scrivere», sulla scia di Philip Roth, che era
tra i favoriti per il Nobel. La motivazione dell'Accademia reale svedese
definisce Alice Munro «maestra del racconto contemporaneo».
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Maestra del racconto breve contemporaneo, come ha
sottolineato la motivazione dell'Accademia reale svedese, Alice Munro è
nata a Wingham, una cittadina dell'Ontario, il 10 luglio 1931, da una
famiglia di allevatori e agricoltori. Poco prima di festeggiare i suoi
82 anni ha annunciato, e non era la prima volta, di «non voler più
scrivere». Conosciuta in Italia, dove Mondadori le ha recentemente
dedicato un Meridiano, per raccolte di racconti come "Chi ti credi di
essere?", "Segreti svelati" e "In fuga", Munro ha vinto per tre volte il
Governor General's Award, il più importante premio letterario canadese e
il Man Booker International Prize nel 2009.
La sua prima raccolta di racconti, "La danza delle ombre felici" è del
1968 e le valse il primo Governor General's Award. Fra i grandi
estimatori dei racconti della scrittrice canadese, che vive nella
cittadina di Clinton, Jonathan Franzen che in un saggio del libro "Più
lontano ancora" spiega perché «la bravura di questa scrittrice superi in
modo cosi sconcertante la sua fama» e Margaret Atwood ne ha parlato
come di «santità letteraria internazionale».
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Melania G. Mazzucco
«Non volevo nemmeno parlarti, Manuela Paris. Ero già felice di guardarti dal balcone. Una ragazza dura e fragile, entusiasta e delusa, spaventata e coraggiosa. Ti ho evitata, credimi. Io ho provato a difendermi. Ancora non sapevo che comportandomi cosí in realtà non facevo che attirarti, perché tu sei addestrata per attaccare, e non mi avresti mollato finché non mi avessi catturato».
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MELANIA MAZZUCCO
VINCITRICE DEL PREMIO BOTTARI LATTES GRINZANE 2013
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Alberto Arbasino
Gadda, che com’è noto era un «celibatario solo come uno stecco», non ha
mai proliferato né intrattenuto progenie alcuna, neppure in senso lato.
Chi, d’altra parte, potrebbe immaginarlo organizzare un cenacolo in
pizzeria o fondare una rivista di tendenza o piazzare rampanti discepoli
nella redazione di un giornale o alla Rai? Eppure il destino letterario
sembra averlo, per vie misteriose, risarcito. Negli anni Cinquanta,
quando ancora non aveva pubblicato il Pasticciaccio e molti
critici lo consideravano solo un «eccentrico» o un umorista
«cincischiato», Gadda trova improvvisamente, in una piccola schiera di
scrittori ‘irregolari’ e ‘sperimentali’ che hanno adorato L’Adalgisa, dei giovani ammiratori disinteressati ed entusiasti. Fra quei ‘nipotini’ c’è soprattutto Alberto Arbasino, che, come provano L’Anonimo lombardo e poi Fratelli d’Italia,
dal grande macaronico sembra avere ereditato non solo la derisoria
violenza della scrittura, ma anche la cultura cosmopolita ed eclettica,
lo humour travolgente, l’insofferenza per il «tritume delle correnti
obbligative».
Finalmente, all’Ingegnere di cui è stato amico e
sodale, Arbasino ha dedicato un irresistibile ritratto che forse è anche
un autoritratto, dove ora gli lascia la parola e si sottrae come uno
scrupoloso scrivano, ora si concede appassionati esercizi di lettura,
ora mescola alla voce di Gadda la sua, regalando anche a noi, come in un
‘private show’, briosi calembours, brandelli di conversazioni che
paiono dossiane ‘note azzurre’, pettegolezzi e reparties alla
moda, ricordi personali e amene celie, ironiche filologie e fonologie –
l’‘aura del tempo’ che i giovani fans di allora cercavano di trasmettere
a quel signore in blu ritroso ma pieno di curiosità ‘extravaganti’ e
illimitata cortesia.
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Con L’Ingegnere in blu, uscito nel 2008 e dedicato a Carlo Emilio Gadda, Alberto Arbasino è il vincitore della sezione "La Quercia" del Premio Bottari Lattes Grinzane 2013, dedicata a opere di autori affermati a livello internazionale che si siano dimostrate meritevoli di un condiviso apprezzamento critico e di pubblico nel corso del tempo.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Chad Harbach
Quando arriva al Westish College, sulle sponde del lago Michigan, Henry Skrimshander è un ragazzo gracile e spaesato, certo soltanto della propria inadeguatezza. Ma sul campo da baseball si trasforma, e un istinto infallibile lo guida in gesti di una grazia assoluta. Mike Schwartz, il suo mentore e migliore amico, ripone in lui tutte le sue speranze di ragazzone stempiato dal cuore grande e dal futuro incerto, mentre Owen Dunne, il compagno di stanza gay e mulatto, lo confonde con l'inarrivabile spigliatezza dei modi e i lapidari giudizi in fatto di letteratura e blue jeans. Poi c'è Guert Affenlight, il rettore che a sessant'anni ha ceduto alla forza di un sentimento inconfessabile, e adesso lotta felice e sgomento per non soccombere alla marea delle proprie emozioni impazzite. Sua figlia Pella sta per tornare in città con una vecchia borsa di vimini e un matrimonio fallito alle spalle, precoce e irrequieta come il giorno in cui se ne andò. Ma al Westish, tra drammi che incombono e amori incipienti, tutto sta per cambiare. E ciascuno, che lo voglia o no, sarà costretto a fare i conti con quella cosa luminosa e terribile che chiamiamo vita.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Zeruya Shalev
Per Hemda Horowitz è tempo di bilanci. Cos'è stato tutto? Qual era la cosa giusta da fare? Come sarà il resto della vita? Da un letto di ospedale, circondata dai due figli a cui ha dato un amore diseguale, la donna ripercorre i ricordi della propria esistenza, ma è il rapporto dell'anziana madre con Dina e Avner il vero cuore del romanzo: se con la figlia ha un legame faticoso e conflittuale, per il figlio prova una sorta di adorazione. Avner è un avvocato che combatte per i diritti delle minoranze, un uomo angosciato, frustrato sul lavoro, tormentato dalla propria inettitudine sentimentale. Dina cerca di essere una madre opposta a quella che ha avuto. Sposata con un fotografo schivo e di poche parole, ha messo da parte la carriera per stare accanto alla figlia adolescente Nitzan. Ma quando quest'ultima si allontana, in Dina si spalanca un vuoto che riempie con il desiderio di accogliere un bambino abbandonato, desiderio che incontra la netta contrarietà della famiglia. Zeruya Shalev non ha paura dei grandi temi, la solitudine, l'amore, la paura, la morte, e con "Quel che resta della vita" ha scritto il suo romanzo più maturo, una toccante esplorazione della vecchiaia, dei difficili rapporti tra genitori e figli, tra fratelli, tra partner, e ci lascia un messaggio potente di speranza, sul potere catartico dell'amore e sulla possibilità di lasciarsi dietro i fantasmi del passato e vivere fino in fondo quel che resta della nostra vita.
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Conversazione di Livio Partiti con Maria Chiara Giorda
DALLA PARTE DI EVA
LE DONNE E LE RELIGIONI
In molte religioni le donne partecipano attivamente al culto,
nonostante siano penalizzate da una trasmissione del sapere sacro fatto
per lo più da uomini a uso di altri uomini. Figure dinamiche e
fondamentali delle tradizioni religiose, sono escluse dalla gestione di
quello stesso sacro cui attingono.
Oggi, in linea con i cambiamenti della società e del sentire condiviso,
nascono nuovi ruoli e modelli. Quattro incontri in programma tra ottobre
e novembre esplorano un rapporto in evoluzione.
Introduce gli appuntamenti Maria Chiara Giorda, storica delle religioni.
Una nuova era religiosa. La ribalta femminile nelle grandi tradizioni
con Sara Hejazi e Stefania Palmisano
La differenza sociale fra i sessi non rispecchia necessariamente una
differenza di inclinazioni “naturali”. Spesso sono state le religioni ad
aver plasmato i generi, relegando il femminile in posizione di
inferiorità al maschile. È così ancora oggi?
Sara Hejazi, antropologa all’Università di Torino, studia i fenomeni religiosi contemporanei e scrive per “Io DONNA” e “Vanity Fair”. Ha pubblicato L’altro islamico. Leggere l’Islam in Occidente (Aracne, 2009) e L’Iran s-velato (Aracne, 2008).
Stefania Palmisano docente di Sociologia dell’organizzazione e Sociologia delle organizzazioni religiose all’Università di Torino, ha curato, con Maria Chiara Giorda e Maria Grazia Turri, Religioni e Marketing (Mimesis, 2013).
«Non monache, ma madri e sorelle dei poveri.» Servire Dio negli altri
con Suor Giuliana Galli
Nella tradizione cristiana le donne hanno rivestito ruoli
importanti, come le suore che, collaborando con il Canonico Cottolengo
nella cura ed educazione di poveri e diseredati, iniziarono l’opera
della Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Suor Giuliana Galli, membro del Consiglio generale della Fondazione Compagnia di San Paolo, è stata per quasi tre decenni coordinatrice delle volontarie attive nella Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Le monache non sono in un guscio di lumaca
con Paola Biacino, Elena Seishin Viviani e Svamini Hamsananda Giri
Da sempre le donne, come le monache buddhiste, cristiane, hinduiste,
hanno scelto la pratica ascetica, esperienza di vita al margine della
società per raggiungere il senso del mondo, alla ricerca dell’unità di
vita tra corpo e spirito.
Paola Biacino vive in un eremo vicino il monastero cistercense Dominus Tecum di Prà d’Mill. Ha intrapreso la solenne professione eremitica dopo essere stata per oltre vent’anni custode dell’Abbazia di Vezzolano.
Elena Seishin Viviani, monaca di tradizione Soto Zen dal 1997, anno della sua ordinazione monastica, Shukke, e insegnante dell’Enku Dojo di Torino, nel 2010 riceve lo Shiho, la “Trasmissione del Dharma”.
Svamini Hamsananda Giri, monaca induista, vive dal 1987 nel Monastero Gitananda Ashram di Altare (SV). È vicepresidente e ministro di culto dell’Unione Induista Italiana e collabora con la casa editrice Laksmi.
La cruna dell’ago. Donne ebree tra inclusione ed esclusione
con Elena Loewenthal
La donna ebrea vive in una condizione ambivalente: è tradizionalmente
esclusa dal rito, in sinagoga è come un fantasma che osserva senza
essere vista, ma nell’identità ebraica ha un ruolo fondamentale. Alcune
figure contemporanee sono uno spunto interessante per un confronto tra
tradizione e modernità.
Elena Loewenthal, traduttrice e studiosa di ebraistica, insegna Cultura ebraica alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e scrive su “La Stampa”.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Alessio Mussinelli
Siamo nel 1938, in pieno fascismo, e l'eccitazione di un intero paese ruota attorno alla gara di uccelli che da anni dà lustro al piccolo centro sul lago d'Iseo protagonista della storia. Con il suo merlo, vorrebbe vincere la sfida Guido Arcangeli, operaio della Riva, felicemente sposato con Angelina eppure chiamato "l'eroe" per via della sua propensione a sedurre altre donne tutt'altro che affascinanti. Guido tuttavia non sembra avere molte chance specie di fronte al cognato Astolfi, che da anni è l'indiscusso dominatore della gara; in più, aspirerebbero al successo anche Francesco Riva, figlio del titolare dell'azienda omonima (e forte di un rarissimo usignolo giapponese), il capitano dei carabinieri e diversi forestieri. Nell'approssimarsi dell'evento, mentre Guido è vittima di un'improvvisa impotenza attribuita alla tensione, fervono i preparativi e le manovre, lecite e meno lecite, per assicurarsi il premio. Alla fine, il trofeo andrà a uno straniero, un "terrone" proveniente dalla "Calambria", che tuttavia verrà accusato di aver usato l'inganno per ottenere la vittoria. Il lieto fine è assicurato.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Stefano Di Polito
“Può ancora vincere chi ha il coraggio delle idee.”
Renato Zero
“Un nome per il prossimo personaggio dell’anno? Raphael Rossi, il
giovane manager torinese che di fronte all’offerta di una corposa
stecca dice no e va in procura a denunciare. Persone come lui meritano
un riconoscimento pubblico... Sicuramente sono tante le persone
oneste che non accettano di essere corrotte, ma non vanno a sporgere
denuncia... Per cambiare occorre fare un passo in più ed essere
disponibili a rimetterci eventualmente qualcosa sul piano personale.
In questo senso Rossi è un eroe moderno.”
Milena Gabanelli
Dare l’esempio è indispensabile anche se da soli non si può nulla. La
storia di Raphael Rossi, amministratore pubblico, lo dimostra. Questo
libro, attraverso il racconto della sua esperienza e del suo gruppo di
lavoro, impegnato nella gestione dei rifiuti a Torino e a Napoli, fa
vedere che l’Italia non è quella che molti vogliono rappresentare: un
popolo di cinici individualisti indifferenti a tutto. Se coinvolti, i
cittadini rispondono. Un’altra politica, lungimirante, corretta e
trasparente, seppure tra mille difficoltà, è possibile.
Raphael Rossi si è specializzato nella raccolta differenziata dei
rifiuti, lavorando come amministratore pubblico a Torino, Napoli,
Reggio Calabria e Parma. Alberto Robiati e Stefano Di Polito sono
autori, consulenti e formatori esperti di innovazione, creatività e
comunicazione pubblica e sociale. Insieme hanno avviato il movimento dei
“Signori Rossi - Corretti non corrotti”.
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“Abbiamo sottratto parecchi soldi alla criminalità locale che vive, di
riffa o di raffa, sullo smaltimento dei rifiuti. Ancora adesso, continuo
a chiedermi se sia successo dell’altro. Può darsi che, lavorando in
maniera rigorosa, abbia toccato interessi molto forti, senza di fatto
accorgermene.”
Raphael Rossi, “il Fatto Quotidiano.it”, 7 gennaio 2012.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Cristina Scateni
In cucina e a tavola, la parola slow ha ormai superato i confini
della moda per diventare sinonimo di una teoria e di una pratica che
abbracciano tutti gli aspetti del cibo, della sua cultura e della sua
fruizione. Una delle sue declinazioni più affascinanti è rappresentata
dalle cotture: non necessariamente complesse, anzi forse più semplici di
altre; alcune antichissime, altre nate o perfezionate con la complicità
delle moderne tecnologie, ma tutte accomunate dalla gratificazione di
un risultato altrimenti irraggiungibile. Le ragioni sono oggettive,
incontestabili perché chimico-fisiche; certi cibi possono essere così
buoni solo se cotti lentamente. Ma poi all’evidenza scientifica si
sovrappone un’altra dimensione, forse più interessante: il tempo che si
dilata diventa complice di un rito, l’attesa carica i sapori e i profumi
di un ingrediente soggettivo che rimanda al ricordo di un camino di
famiglia e delle delizie che cuocevano sotto le sue braci.
Riflettendo una tendenza e un interesse che, a partire dall’alta cucina e
dai suoi protagonisti, stanno prendendo sempre più piede fra gli
appassionati della buona tavola, Cristina Scateni ha riunito in questo
libro, spiegato e corredato da ricette esemplari, tutti i sistemi di
cottura accomunati dalla lentezza; tecniche, strumenti, consigli e
trucchi per sperimentare, perfezionare e, alla fine, assaporare il
meglio dello slow cooking.
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"Una filosofia, un modo, il riappropriarsi del tempo, ma soprattutto una tecnica adatta alla preparazione di molte pietanze che rende sublimi carni, pesci, legumi, verdura e uova. Dal fuoco e il suo carbone, la cenere, le buche sotto terra, la cottura al sole, la stufa e il forno a legna, fino al sottovuoto, il bagnomaria, il roner, il forno a vapore, lo slow cooking e le cotture confit. Per concludersi in un cerchio che inesorabilmente ritorna agli esordi con il forno solare, che per necessità nei paesi poveri, risparmio nella spesa, responsabilità sociale o moda nei paesi ricchi, sta diventando la nuova frontiera delle cotture lente senza sprechi."
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Marilù Martelli
Da Notting Hill arriva in Italia
5x15
5 personaggi, 15 minuti ciascuno: una serata unica
Dal 16 ottobre ogni mese, alle 19,45 presso il Circolo Filologico via Clerici 10, Milano
Primo appuntamento con
Gianni Biondillo, Bros, Roberto Burdese, Ilaria D’Amico, Ferdinando Scianna
http://www.5x15.it
Dopo lo straordinario successo di Londra e New York il 16 ottobre arriva in Italia 5x15, l'ultima riuscita e innovativa serie di conferenze-lampo che inaugurerà la sua versione italiana al Circolo filologico Milanese, in via Clerici 10, a un passo dal Duomo.
5x15 mette insieme cinque persone eccezionali, chiamate ognuna a raccontare le proprie idee, conquiste e ispirazioni in storie di 15 minuti, che indichino nuove prospettive e intuizioni all'avanguardia.
Gli ospiti del primo appuntamento saranno la conduttrice tv Ilaria D’Amico che parlerà di Donne e TV, lo scrittore Gianni Biondillo che condurrà il pubblico fra i Sentieri Metropolitani. Daniele Nicolosi, in arte Bros, uno fra i maggiori esponenti della street art italiana ed internazionale racconterà la sua straordinaria esperienza americana titolando il suo intervento LIFESTYLE. Fievel sbarca in America. A seguire il fotografo Ferdinando Scianna proporrà una divagazione su scrivere, fotografare, ricordare. E per finire Roberto Burdese, Presidente di Slow Food Italia, terrà un incontro sull’Arca del Gusto, proprio nella giornata mondiale dedicata all’alimentazione.
I protagonisti del mondo dell'arte, della scienza, dello spettacolo, della comunicazione, dell'innovazione e del volontariato si sfideranno per conquistare attraverso le loro storie il pubblico in sala.
Solo 2 regole: si parla a braccio e 15 minuti a disposizione per appassionare, commuovere, stimolare, incuriosire o divertire la platea.
5x15 nasce 3 anni fa a Notting Hill. Le sue promotrici Rosie Boycott, ex direttore dell’Independent on Sunday e dell’Express, Daisy Leitch e Eleanor O’Keeffe, hanno accolto con entusiasmo l’idea di fare l’edizione italiana che è stata voluta e organizzata a Milano da Leopoldo Zambeletti e Marilù Martelli.
5x15 dal 2010 ha suscitato un grande clamore non solo a Londra ma anche a Parigi e New York e prossimamente approderà anche a Dublino e Sidney.
Da ottobre sarà la volta di Milano, dove il pubblico potrà partecipare a una nuova forma di incontri: 5x15 minuti per una serata unica in cui sarà possibile immergersi in mondi e idee che vale la pena condividere.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Francesca Tablino
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www.fondazionemirafiore.it
laboratorio di resistenza permanente
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Claudio Gorlier
ROBERTA ROMANI - IRENE BELLINI
IL SEGRETO DI SHAKESPEARE
Prefazione di Roberto Giacobbo
MONDADORI
Presentazione del libro di Irene Bellini e Roberta Romani edito da Mondadori
con Pietro Crivellaro, responsabile Centro studi TST e Claudio Gorlier, anglista
Su Shakespeare e sulla sua opera si fanno ipotesi da secoli, e tutto sembra già essere stato detto. Ne siamo sicuri? Forse c'è dell'altro da sapere, nuovi protagonisti da conoscere e un punto di vista in grado di unire i tanti, preziosi dati raccolti nel tempo da ricercatori colti e appassionati, troppo spesso osteggiati e rimasti nell'ombra. Questo libro ci accompagna senza pregiudizi attraverso i confini del tempo, per farci assistere, con occhi nuovi, a una rappresentazione finora conosciuta solo in parte: la vita dell'enigmatico e geniale William Shakespeare e di chi, con lui, ha deciso un giorno di cambiare il volto dell'Inghilterra e dell'intera cultura occidentale. Prefazione di Roberto Giacobbo.
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Che intorno a William Shakespeare si celi un mistero, non è una novità.
C’è addirittura chi insinua che non sia lui l’autentico “padre” di
Amleto, Romeo e Giulietta e company. Sul tema di recente si sono
interrogate di recente Roberta Romani e Irene Bellini, autrici del
volume “Il segreto di Shakespeare. Chi ha scritto i suoi capolavori?”
edito da Mondadori (p.p 216; 9 euro), accompagnato da una prefazione di
Roberto Giacobbo. Il libro sarà presentato oggi alle 18 nel Ridotto del
teatro Politeama. Partecipano all’incontro il professor Siro Ferrone e
il giornalista Guido Guido Guerrera. L’ingresso è libero. Il libro nella
forma di un avvincente “giallo storico”cerca di ricostruire la storia
del mitico bardo di Stratford-upon-Avon. La tradizione vuole che fosse
un attore inglese, venuto da un piccolo borgo nella grande città, ma non
tutti ci credono: c’è chi ipotizza che fosse in realtà un nobiluomo di
corte, ad esempio. Ma il dato più sconcertante della produzione di
Shakespeare è la profonda conoscenza che egli dimostra di avere degli
ambienti e della cultura italiana. Partendo dall’analisi di queste
discrepanze, Roberta Romani e Irene Bellini hanno seguito le tracce
storiche del bardo presentando in questo libro una nuova, sconvolgente
biografia, che sovverte molte credenze assodate. «L’idea del libro -
racconta Roberta Romani - nasce da una puntata di Voyager, nel 2009, a
cui ho lavorato, dove per la prima volta in tv si è parlato di Michel
Agnolo Florio, un italiano semisconosciuto vissuto nel XVI secolo, come
probabile autore delle opere di Shakespeare. Per tre anni Irene e io
abbiamo lavorato senza sosta per riallacciare le fila di questa
incredibile storia, sostenute dalla consapevolezza che la via della
verità non ha etichette, ma contiene tracce indelebili a cui tutti
possono accedere».
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Claudio Gorlier
ROBERTA ROMANI - IL SEGRETO DI SHAKESPEARE - MONDADORI
CIRCOLO DEI LETTORI
VIA BOGINO 9 - TORINO
Presentazione del libro di Irene Bellini e Roberta Romani edito da Mondadori
con Pietro Crivellaro, responsabile Centro studi TST e Claudio Gorlier, anglista
Chi era, davvero, il bardo di Stratford-upon-Avon, il più grande scrittore di tutti i tempi? La tradizione vuole sia un attore inglese venuto dalle campagne. Ma non tutti ci credono. Le autrici presentano una nuova, sconvolgente, biografia.
In collaborazione con Centro Studi del Teatro Stabile di Torino
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Su Shakespeare e sulla sua opera si fanno ipotesi da secoli, e tutto sembra già essere stato detto. Ne siamo sicuri? Forse c'è dell'altro da sapere, nuovi protagonisti da conoscere e un punto di vista in grado di unire i tanti, preziosi dati raccolti nel tempo da ricercatori colti e appassionati, troppo spesso osteggiati e rimasti nell'ombra. Questo libro ci accompagna senza pregiudizi attraverso i confini del tempo, per farci assistere, con occhi nuovi, a una rappresentazione finora conosciuta solo in parte: la vita dell'enigmatico e geniale William Shakespeare e di chi, con lui, ha deciso un giorno di cambiare il volto dell'Inghilterra e dell'intera cultura occidentale. Prefazione di Roberto Giacobbo.
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Conversazione di Livio Partiti con Claudia Durastanti
CLAUDIA DURASTANTI
A CHLOE, PER LE RAGIONI SBAGLIATE
MARSILIO
Dopo l’esordio-rivelazione Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra, il nuovo romanzo di una giovane autrice di grande talento e sorprendentemente originale
«Claudia Durastanti conosce e immagina e costruisce le sue storie americane con quella perfetta credibilità, quella calibratura di ambienti, dialoghi, gesti che vengono inevitabilmente da una sapienza materiale, dal modo di guardare gli ambienti, le strade» Paolo Mauri, La Repubblica
Il 14 settembre del 2003, nell’affollata subway newyorkese, l’incontro casuale tra Mark Lowe e Chloe Gilbert si conclude a letto. E nonostante qualche giorno dopo Chloe venga ricoverata in una clinica per tentato suicidio, i ragazzi cominciano una relazione che li vede, tre anni dopo, vivere insieme, indaffarati nel tentativo di condurre una vita emancipata dal dolore. Sullo sfondo di una Brooklyn lontana dai circuiti hip, tra cliniche mentali, famiglie italoamericane, madri scrittrici ritiratesi dalle scene, casinò, amici che vogliono mettere in commercio chewing-gum organiche e bambine che ricevono pistole per il compleanno, le vicende di Mark e Chloe si alternano a quelle dei loro genitori, in un confronto tra generazioni in cui le responsabilità di traumi e dolori emergono solo in un cortocircuito sociale e culturale.
In A Chloe, per le ragioni sbagliate Claudia Durastanti continua il racconto – intrapreso nel felicissimo esordio – del grande sogno infranto dell’America, affrontando i traumi che costringono una vita a deragliare. Ma se le proprie origini culturali e biologiche non fossero sufficienti a spiegare un fallimento? Mark e Chloe coltivano l’illusione che l’amore possa correggere determinate distorsioni. Ma le possibilità di riscatto non possono che prescindere dall’amore, perché seguono binari diversi, verso destinazioni a volte sorprendenti.
Chi lo dice che chi nasce in certe famiglie è votato alla sconfitta? E chi lo dice che per dimenticare bisogna per forza perdonare?
Hanno scritto di Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra, vincitore del Premio Castiglioncello Opera Prima e del Premio Mondello Giovani :
«Un tema, quello dell'adolescenza inquieta, in perenne conflitto con i 'grandi' e spesso alla deriva... che la Durastanti reinterpreta con una profondità e una coerenza stilistica fuori dall'ordinario. In certi momenti viene in mente la sapienza di Altman nell'intrecciare storie in una struttura aperta» Paolo Mauri, La Repubblica
«Un sorprendente esordio... Claudia Durastanti, nata a Brooklyn, scrive in lingua italiana mostrandone un possesso insolito, una capacità di articolazione che le permette di garantire una ricchezza e precisione di notazione e sfumature davvero non comuni» Angelo Guglielmi, La Stampa
«Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra è con ogni probabilità il miglior esordio italiano del 2010. Un'appassionata e appassionante dimostrazione di come si possa scrivere un libro autorevole tanto nei contenuti ben contestualizzati quanto nella personalissima forma, a soli ventisei anni» Elena Raugei, Il Mucchio
«Claudia Durastanti nel suo bellissimo esordio racconta... una generazione che paga l'illusione di essere all'altezza dei propri sogni» Veronica Raimo, Rolling Stone.
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Claudia Durastanti è nata a Brooklyn nel 1984. Il suo primo romanzo, Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (Marsilio 2010) ha vinto il Premio Mondello Giovani, il Premio Castiglioncello Opera Prima, ed è stato finalista al Premio John Fante. Scrive su «Indieforbunnies» e sul «Mucchio», dove si occupa prevalentemente di cultura pop. Vive a Londra.
CLAUDIA DURASTANTI A SCRITTORI IN CITTA'
www.scrittorincitta.it
NARRARE TERRE LONTANE
A volte la letteratura è un binocolo. La usiamo cioè per avvicinare ai nostri occhi ciò che diversamente rimarrebbe lontano. Da Marco Polo al Melville di Moby Dick, raccontare un luogo significa dunque costruire un ponte di parole che ci connette con territori che non conoscevamo. Claudia Durastanti con A Chloe, per le ragioni sbagliate (Marsilio 2013), Vincenzo Latronico con Narciso nelle colonie (Quodlibet, Humboldt 2013) e Fabio Viola con Sparire (Marsilio 2013) hanno scritto tre libri che raccontano al contempo una storia e un luogo lontano: New York, l'Etiopia, il Giappone. Modera l'incontro Giorgio Vasta.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
Conversazione di Livio Partiti con Paola Calvetti
PAOLA CALVETTI
PARLO D'AMOR CON ME
MONDADORI
«Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto
costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non
favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del
risparmio»: così scrive Giuseppe Verdi in una lettera.
Unica al mondo nel suo genere, la casa di riposo voluta dal grande
Maestro - che le destinò la propria eredità - aprì i battenti nel 1902:
oggi tutti a Milano sanno dove si trova Casa Verdi, tra le cui mura
austere e accoglienti vivono decine di musicisti anziani e non solo.
È in questa Casa speciale che Paola Calvetti sceglie di immaginare la
vita di Ada, eccentrica cameriera che cova un sogno nel cuore: un
personaggio "emarginato" e struggente, come Rigoletto, come Violetta,
come tanti altri che Verdi rese immortali nelle sue opere. Muovendosi in
punta di piedi, Ada conosce tutti gli ospiti e di tutti "colleziona" le
vite ardenti. Piera, che muove ancora con grazia le mani sul
pianoforte, Kimiko, soprano giapponese, Luisa, la famosa Annina che
cantò nella Traviata insieme a Maria Callas, Ferro, il violinista
gentiluomo che in gioventù spezzò decine di cuori, e gli altri si
preparano con trepidazione a una grande festa, e intanto lasciano
riaffiorare le proprie passioni non sopite. Come la musica, che non teme
il tempo, come l'amore, che può (ri)nascere anche tra le pareti di Casa
Verdi...
Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, Paola
Calvetti celebra il Maestro attraverso quella che egli stesso
considerava la sua opera più imperitura e insieme dà vita a un libro
intenso e inconsueto, che racconta come l'arte sia inestricabilmente
congiunta alla vita e possa renderla degna di essere vissuta.
ascolta qui la conversazione
Paola Calvetti, giornalista, ha lavorato alla redazione milanese del quotidiano "la
Repubblica". Dal 1993 al 1997 ha diretto l'Ufficio Stampa del Teatro
alla Scala e, in seguito, è stato direttore della comunicazione del
Touring Club Italiano. Oggi scrive per il "Corriere della Sera" e il
settimanale "Io Donna" e cura la Posta del cuore del settimanale
"TuStyle".
Finalista al premio Bancarella con il romanzo d'esordio, L'amore segreto, nel 2000 ha pubblicato L'Addio, nel 2004 Né con te né senza di te, nel 2006 Perché tu mi hai sorriso (tutti oggi in edizione ebook Mondadori) e nel 2009 Noi due come un romanzo (Mondadori), seguito nel 2012 sempre per Mondadori da Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili.
§
Lunedì 7 ottobre alle ore 17.30 presso il Salone d’Onore della Casa di Riposo per Musicisti Casa Verdi (Piazza Michelangelo Buonarroti, 29 - Milano) si terrà la presentazione del nuovo libro di Paola Calvetti Parlo d'amor con me.
Unica al mondo nel suo genere, la Casa di Riposo Giuseppe Verdi è
considerata l'ultimo capolavoro del Maestro di Busseto, che dedicò a
questo progetto gli ultimi due anni della sua vita, prima di morire nel
1901.
«Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che
ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto
non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù
del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita! Credimi, amico,
quella Casa è veramente l'opera mia più bella» così scrive Verdi in una lettera.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Francesco Abate
FRANCESCO ABATE
UN POSTO ANCHE PER ME
EINAUDI
Peppino puoi incontrarlo ogni notte sugli autobus di Roma, con un bustone in mano e la faccia da bambino. È sardo, ma vive a Roma, anzi a Pomezia. Ha trentotto anni, ma è sempre stato un po' «lentarello». La sua voce ingenua, comica, sgangherata descrive il mondo scintillante e decadente delle sue notti, ma anche l'irresistibile compagnia di ultimi del mondo in mezzo a cui è cresciuto e vive: ciascuno aggrappato a un sogno o a un dolore, a un tentativo come un altro per non essere invisibile. Un eroe stralunato racconta tutta la crudeltà di esistere, con uno sguardo infantile e sghembo che diventa l'unica forma di resistenza al male.
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Peppino è il garzone delle consegne a domicilio.
La sua merce è prelibata, ma non è per tutti. E i misteri
che nasconde sono inconfessabili.
Stretto sul sedile dell'autobus, Peppino non fa che parlare,
come Forrest Gump sulla panchina. Parla da solo, come gli idioti:
cosí pensano gli altri. Non sanno che parla a Marisa.
Che a Marisa è intrecciato il suo destino.
Nel suo avventuroso viaggio tra periferie dimenticate e lussuosi
palazzi romani, tra una vita scellerata e i ricordi di un passato
che lo tormenta, Peppino dovrà riscattarsi o soccombere
per sempre. Fino a un impensabile colpo di scena.
***
«Un uomo che viaggia da solo sull'autobus
della notte porta sempre con sé un gran
segreto e lo accompagnano molte vergogne.
E gli uomini che custodiscono segreti
e vergogne è meglio non disturbarli».
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Roberto Piumini
ROBERTO PIUMINI
L'AMOROSA FIGURA
SKYRA
Nato nel 1406, come si calcola
facilmente, aveva Filippo Lippi allora la tonda età di cinquant’anni,
creduta meno adatta a cose forti e nuove di quella di quaranta, di
trenta: e dei venti non parliamo. Ma pare poi che ciò sia vero per
coloro appunto che stanno a contarsi gli anni addosso, a calcolare
passi, passaggi, cedimenti: mentre chi, giorno dopo giorno, anno per
anno, allunga con semplice lena la mano ai frutti, può arrivare senza
ceder gioia ed appetito a cinquanta, a sessanta e chissà quanti ancora:
fino a che la pietà di Dio, annoiata del suo lieto peccare, lo toglie
dal mondo alla buon’ora.”
Frate di dubbia condotta, amante delle
donne, artista di fama, Filippo Lippi giunge a lavorare nel convento di
Santa Margherita a Prato, dove incontra la giovane e bellissima suor
Marta, al secolo Lucrezia Buti, fattasi monaca per decisione del
fratello, ricco mercante fiorentino. Con lei Filippo sarebbe poi
fuggito, e da quell’unione avrebbe avuto il figlio Filippino, a sua
volta celebre pittore.
Allegro giocoliere di parole, Roberto Piumini
racconta con grazia, leggerezza e fine ironia una storia d’amore: amore
per la pittura (e per la scrittura) prima ancora che per la bellezza.
ascolta qui la conversazione
Roberto Piumini è nato a Edolo, in provincia di Brescia, il 14 marzo 1947.
Ha abitato a Edolo, Varese, Milano.
Nel 1970 si è laureato in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano, con tesi su La persona del poeta in Emmanuel Mounier.
Ha frequentato la Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali di Milano.
Dal 1967 al 1973 è stato insegnante di lettere in scuole medie e superiori della provincia di Varese.
Ha condotto numerosi corsi di dinamica espressiva, espressione corporea, scrittura poetica e teatrale.
È stato attore per tre anni con le compagnie Teatro Uomo di Milano e La Loggetta di Brescia.
Ha fatto esperienza per un anno come burattinaio.
Dal
1978 ha pubblicato moltissimi libri di fiabe, racconti corti e lunghi,
romanzi, filastrocche, poesie, poemi, testi teatrali, testi di canzoni,
testi per teatro musicale e cori, traduzioni, adattamenti, testi
parascolastici, presso circa 70 editori italiani.
Ha scritto
una trentina di testi poetici (poesie, ballate, poemi narrativi,
canzoni) su materiali di ricerca e memoria di gruppi di bambini, ragazzi
e adulti, in varie località, fra cui Omegna, Alessandria, Scandiano,
Milano, Imola, Reggio Emilia, Roma, Modena, Castel del Rio, Torino,
Mestre, Lugano (Svizzera).
Ha una cinquantina di traduzioni all’estero.
Dal
1990 ha pubblicato per adulti quattro romanzi, cinque raccolte di
racconti, testi di parodia letteraria, canzonieri, poemi narrativi,
presso una dozzina di editori.
Ha scritto testi poetici e narrativi su illustrazioni e in cataloghi d’arte.
Ha tradotto in versi poemi di Browning, i Sonetti e il Macbeth di Shakespeare, il Paradiso Perduto di John Milton e l’Aulularia di Plauto, con aggiunta di finale apocrifo.
Ha scritto in collaborazione con musicisti diversi libri su autori, strumenti, stili musicali, con materiale audio.
Ha registrato in audiolibri poemi e racconti propri e di altri autori.
È stato fra gli autori e ideatori della trasmissione televisiva RAI L’Albero Azzurro.
Ha scritto e condotto le trasmissioni radiofoniche Radicchio e Il Mattino di Zucchero.
Ha scritto e scrive testi per opere musicali, in collaborazione con musicisti italiani ed esteri.
Ha scritto soggetti e sceneggiature per cartoni animati e cortometraggi di fiction.
Ha scritto testi di accompagnamento per visite in musei, tra cui Il Museo Marino Marini e il Museo Palazzo Strozzi di Firenze.
Con gruppi corali, strumentisti, cantanti e attori, o accompagnato alla chitarra dal figlio Michele,
propone spettacoli di lettura e recitazione di propri testi, per
bambini, ragazzi e adulti, e spettacoli di animazione teatrale e
musicale.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
“Nato nel 1406, come si calcola facilmente, aveva Filippo Lippi allora la tonda età di cinquant’anni, creduta meno adatta a cose forti e nuove di quella di quaranta, di trenta: e dei venti non parliamo. Ma pare poi che ciò sia vero per coloro appunto che stanno a contarsi gli anni addosso, a calcolare passi, passaggi, cedimenti: mentre chi, giorno dopo giorno, anno per anno, allunga con semplice lena la mano ai frutti, può arrivare senza ceder gioia ed appetito a cinquanta, a sessanta e chissà quanti ancora: fino a che la pietà di Dio, annoiata del suo lieto peccare, lo toglie dal mondo alla buon’ora.”
Frate di dubbia condotta, amante delle donne, artista di fama, Filippo Lippi giunge a lavorare nel convento di Santa Margherita a Prato, dove incontra la giovane e bellissima suor Marta, al secolo Lucrezia Buti, fattasi monaca per decisione del fratello, ricco mercante fiorentino. Con lei Filippo sarebbe poi fuggito, e da quell’unione avrebbe avuto il figlio Filippino, a sua volta celebre pittore.
Allegro giocoliere di parole, Roberto Piumini racconta con grazia, leggerezza e fine ironia una storia d’amore: amore per la pittura (e per la scrittura) prima ancora che per la bellezza.
Roberto Piumini (Edolo, Brescia, 1947), laureato in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano, è stato insegnante, autore di corsi di scrittura poetica e teatrale, attore, burattinaio.
Dal 1978 ha pubblicato moltissimi libri di fiabe, racconti, romanzi, filastrocche, poesie, testi teatrali e di canzoni. Ha scritto una trentina di testi poetici (poesie, ballate, poemi narrativi, canzoni) su materiali di ricerca e memoria di gruppi di bambini, ragazzi e adulti. Ha tradotto poemi di Browning, i Sonetti e il Macbeth di Shakespeare, il Paradiso Perduto di John Milton e l’Aulularia di Plauto. Ha scritto in collaborazione con musicisti diversi libri su autori, strumenti, stili musicali. È anche autore di romanzi, racconti, poesie e poemi narrativi per adulti.
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Frate di dubbia condotta, amante delle donne, artista di fama, Filippo Lippi giunge a lavorare nel convento di Santa Margherita a Prato, dove incontra la giovane e bellissima suor Marta, al secolo Lucrezia Buti, fattasi monaca per decisione del fratello, ricco mercante fiorentino. Con lei Filippo sarebbe poi fuggito, e da quell’unione avrebbe avuto il figlio Filippino, a sua volta celebre pittore.
Allegro giocoliere di parole, Roberto Piumini racconta con grazia, leggerezza e fine ironia una storia d’amore: amore per la pittura (e per la scrittura) prima ancora che per la bellezza.
Roberto Piumini (Edolo, Brescia, 1947), laureato in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano, è stato insegnante, autore di corsi di scrittura poetica e teatrale, attore, burattinaio.
Dal 1978 ha pubblicato moltissimi libri di fiabe, racconti, romanzi, filastrocche, poesie, testi teatrali e di canzoni. Ha scritto una trentina di testi poetici (poesie, ballate, poemi narrativi, canzoni) su materiali di ricerca e memoria di gruppi di bambini, ragazzi e adulti. Ha tradotto poemi di Browning, i Sonetti e il Macbeth di Shakespeare, il Paradiso Perduto di John Milton e l’Aulularia di Plauto. Ha scritto in collaborazione con musicisti diversi libri su autori, strumenti, stili musicali. È anche autore di romanzi, racconti, poesie e poemi narrativi per adulti.
- See more at: http://www.skira.net/anteprime/filippo-a-prato.html#sthash.0iWI1LWp.dpufConversazione di Livio Partiti con Fabrizia Berera
EMILIO MINELLI - FABRIZIA BERERA
CURARSI SECONDO STAGIONE
URRA
Lo studio degli effetti delle tempeste solari, delle fasi lunari e dei climi sulla salute e sulle malattie dell'uomo è diventato ormai un capitolo della moderna ricerca scientifica. Grazie a essa i dati tradizionali, bagaglio da sempre della Medicina Tradizionale Cinese e dell'antica cronobiologia, sono di continuo verificati e spesso riscontrati efficaci. All'uomo moderno, sempre più fragile perché affaticato dallo stress, dai sovvertimenti climatici in corso e da un'alimentazione squilibrata, è data così l'opportunità di riscoprire nuovi valori per vivere in salute. In questo libro gli autori collegano il sapere tradizionale cinese riguardante gli effetti del clima sulla salute al sapere moderno occidentale. Vengono così approfondite le situazioni critiche che l'organismo subisce per il solo fatto di essere sottoposto alla ciclicità stagionale. Stagione dopo stagione, sono descritti i disturbi più frequenti e i relativi strumenti e metodi per far sì che l'organismo possa più facilmente e rapidamente possibile adattare la sua omeostasi alle variazioni stagionali. Per ogni disturbo e in base alla stagione, saranno proposti rimedi che attingono al corpo della Medicina Tradizionale Cinese. Infine saranno proposti dei consigli e delle tecniche di meditazione per armonizzare lo stato emozionale inerente al clima specifico della stagione.
ascolta qui la conversazione
“‘Adattarsi alle stagioni’ è il primo imperativo per vivere con successo la prevenzione e curare la malattia.”
L’uomo moderno, sempre più fragile perché affaticato dallo stress, dai
sovvertimenti climatici in corso e da un’alimentazione squilibrata, ha
l’opportunità di riscoprire nuovi valori e modalità per vivere in salute
e in equilibrio con la natura.
In questo libro gli autori correlano il sapere tradizionale cinese
riguardante gli effetti del clima sulla salute al moderno sapere
occidentale. Vengono così approfondite le situazioni critiche che
l’organismo subisce per il solo fatto di essere sottoposto alla
ciclicità stagionale, e si illustrano pratiche e modalità di cura
efficaci e naturali che attingono al bagaglio della Medicina
tradizionale cinese.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
Conversazione di Livio Partiti con Lorenzo Trombetta
Lorenzo Trombetta è un giornalista italiano esperto di questioni mediorientali e relazioni euro-mediterranee. Vive a Beirut dal 2005, dove lavora come corrispondente per l’Ansa e collabora con diverse testate, tra cui Limes, la Stampa, Radio Rai. Ha scritto Siria. Nel nuovo Medioriente (Editori Riuniti 2005) e Siria. Dagli ottomani agli Asad. E oltre (Mondadori 2013). È fondatore del sito d’informazione Sirialibano.com.
• I libri di Lorenzo Trombetta
• Su Twitter: @SiriaLibano
ascolta qui la conversazione
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
Conversazione di Livio Partiti con Francesco Salamini
FRANCESCO SALAMINI
NUTRIAMOCI DI SCIENZA
I PARADOSSI DELLA FAME:
E' POSSIBILE UN ACCESSO A UN CIBO ADEGUATO PER TUTTI?
20 OTTOBRE 2013
BERGAMOSCIENZA
Quasi un miliardo di persone, il 12.5% della popolazione mondiale, soffre la fame (FAO). Instabilità politica, assenza di democrazia e guerre sono i fattori determinanti: gli Stati con il peggior livello nutrizionale sono spesso poveri, afflitti da conflitti e/o sprovvisti di politiche adeguate per porre rimedio ai problemi più gravi in ambito economico, educativo, sociale e sanitario. Circa 200 milioni di bambini sotto i 5 anni non raggiungono uno sviluppo fisico e psichico consono alla loro età: il 90% di questi vive in Africa e Asia (Indice Globale della Fame). Oggi l’Italia, l’Europa e gli altri Paesi industrializzati sono chiamati ad agire concretamente contro la denutrizione nei Paesi poveri e anche contro l’assunzione di modelli alimentari scorretti che portano al sovrappeso e all’obesità. Secondo il Barilla Center for Food and Nutrition, siamo di fronte a un paradosso: i bambini obesi superano a livello globale quelli sottopeso, con un totale di 155 milioni contro 148 milioni. Il nostro stile di vita appare inoltre sempre meno sostenibile a causa dello sfruttamento delle risorse naturali (terra, acqua ed energia), di pratiche agricole che portano al degrado del suolo, di eccesso e spreco di cibo con 222 milioni di tonnellate di cibo buttato nei Paesi ricchi una cifra pari alla produzione alimentare dell’Africa Subsahariana, circa 230 milioni di tonnellate (FAO).
La domanda E’ possibile l’accesso a un cibo adeguato per tutti? si fa quindi più urgente e coinvolge tutti noi in qualità di cittadini e consumatori affinché i nostri comportamenti e le nostre scelte di consumo responsabile possano rendere più sostenibile la vita per il pianeta. La conferenza è realizzata nell’ambito di Food Right Now, una campagna europea di sensibilizzazione ed educazione sul tema della lotta alla fame nel Sud del mondo e sulla promozione del diritto al cibo per tutti.
ascolta qui la conversazione
Francesco Salamini è stato professore di Botanica e fisiologia presso la Facoltà di Agraria
dell’Università di Piacenza e direttore della Sezione Maiscultura di
Bergamo dell’Istituto sperimentale per la Cerealicoltura di Roma. Dal
1985 al 2002 è stato direttore del Dipartimento di Miglioramento
Genetico e Fisiologia delle Piante della Max-Planck-Gesellschaft zur
Förderung der Wissenschaften di Colonia, che è la più importante
istituzione europea del settore. Tornato in Italia è coordinatore
nazionale del “Piano Nazionale per la Biotecnologia Vegetale” del
Ministero dell’Agricoltura. È dottore honoris causa dell’Università di
Bologna e Chairman del Comitato Scientifico del Parco Tecnologico
Padano. Collabora come esperto scientifico alla realizzazione dell’Expo
2015 ed è membro del Comitato scientifico. Durante la sua carriera di
scienziato si è speso per valutare gli effetti irreversibili indotti
dalle correnti tecniche agronomiche e le priorità della conservazione
della biodiversità del pianeta e la sostenibilità dei sistemi agricoli
nei confronti della produzione di cibo. Questo aspetto è considerato il
problema principale del nostro tempo.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Claudio Visentin
CLAUDIO VISENTIN
GUARIRE, CURARE, ASCOLTARE, CONSOLARE.
L'ARTE DEL FARMACO NELLA STORIA
BERGAMOSCIENZA FESTIVAL
13 OTTOBRE 2013
In ogni epoca le malattie hanno minacciato gli individui e, nel caso delle epidemie, l’intera società. Per questo lungo tutto l’arco della storia l’uomo ha cercato di comprendere la natura e le cause delle malattie, al fine di preparare rimedi sempre più efficaci. E questi ultimi sono scaturiti dapprima da un’attenta osservazione della natura, animata e inanimata, poi dal ricorso alla chimica moderna. Nel quadro di questa tensione fondamentale verso la cura ha preso forma la figura del farmacista così come la conosciamo oggi, distinguendosi per via dagli speziali e da altre figure affini. Una vicenda affascinante, raccontata dal massimo specialista in questo campo.
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Claudio Visentin si è formato nell’ambito della storia delle relazioni internazionali, approfondendo il ruolo dei viaggiatori nei rapporti tra diverse culture e civiltà. In particolare ha analizzato l’immagine della Germania in Italia tra l’unità e la prima guerra mondiale. In seguito ha conseguito il PhD in storia del turismo, con una tesi che ricostruisce la nascita dei viaggi organizzati in Italia tra XIX e XX secolo. È segretario generale della International Commission for the History of Travel and Tourism (ICHTT) affiliata all’ICHS (International Committee for Historical Sciences), e membro dell’Editorial Board del Journal of Tourism History. Negli ultimi anni ha esteso i suoi interessi alla formazione e sviluppo dell’immagine turistica del Canton Ticino.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Claudio Gorlier
ROBERTA ROMANI - IL SEGRETO DI SHAKESPEARE - MONDADORI
CIRCOLO DEI LETTORI
VIA BOGINO 9 - TORINO
Presentazione del libro di Irene Bellini e Roberta Romani edito da Mondadori
con Pietro Crivellaro, responsabile Centro studi TST e Claudio Gorlier, anglista
Chi era, davvero, il bardo di Stratford-upon-Avon, il più grande scrittore di tutti i tempi? La tradizione vuole sia un attore inglese venuto dalle campagne. Ma non tutti ci credono. Le autrici presentano una nuova, sconvolgente, biografia.
In collaborazione con Centro Studi del Teatro Stabile di Torino
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Su Shakespeare e sulla sua opera si fanno ipotesi da secoli, e tutto sembra già essere stato detto. Ne siamo sicuri? Forse c'è dell'altro da sapere, nuovi protagonisti da conoscere e un punto di vista in grado di unire i tanti, preziosi dati raccolti nel tempo da ricercatori colti e appassionati, troppo spesso osteggiati e rimasti nell'ombra. Questo libro ci accompagna senza pregiudizi attraverso i confini del tempo, per farci assistere, con occhi nuovi, a una rappresentazione finora conosciuta solo in parte: la vita dell'enigmatico e geniale William Shakespeare e di chi, con lui, ha deciso un giorno di cambiare il volto dell'Inghilterra e dell'intera cultura occidentale. Prefazione di Roberto Giacobbo.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Ugo Perone
Potere politico e interpretazione religiosa
Sacralizzazione e desacralizzazione
La Scuola di Alta Formazione Filosofica, sostenuta dalla Compagnia di San Paolo, organizzata dal Centro studi filosofico religiosi Luigi Pareyson e dalla Fondazione Guardini di Berlino, porta in Italia il sociologo di fama internazionale, che nella lectio magistralis parla di potere politico e interpretazione religiosa, sacralizzazione e desacralizzazione.
A cura di SFI e SdAFF | con il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino | nell’ambito di XII ciclo attività SdAFF
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HANS JOAS
Hans Joas (Monaco di Baviera, 1948) è sociologo di fama internazionale. I suoi interessi spaziano dalla teoria sociologica generale alla teoria della cultura, alla discussione sull'esperienza religiosa nella società globale.
Nel 1981 consegue la Habilitation in sociologia alla Freie Universität Berlin. Dal 1979 al 1983 è Research Fellow presso il Max Planck Institute per lo Sviluppo umano e l’educazione di Berlino. Dal 1984 al 1987 è Heisenberg Fellow presso il medesimo istituto.
Ha in seguito insegnato sociologia presso numerose università tedesche, quali Erlangen-Nuremberg e la Freie Universitat di Berlino. Dal 2002 al 2011 è stato Max Weber Professor e Direttore del Max Weber Center for Advanced Cultural and Social Studies dell’Università di Erfurt. Dal 2000 è Visiting Professor presso il Dipartimento di sociologia dell’Università di Chicago.
Dal 1998 è membro ordinario dell’Accademia delle Scienze di Berlino-Brandenburg e nel periodo 2006-2010 è stato dal Vicepresidente dell’International Sociological Association. Ha ricevuto il 2010 Premio Niklas Luhmann dall’Università di Bielefeld.
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