Conversazione di Livio Partiti con Nicola Gardini
NICOLA GARDINI
LA LACUNA
FESTIVAL DELLA MENTE 2013
Un incontro che tratta di cose non dette: omissioni, riduzioni, abbreviazioni, contrazioni, cancellazioni, eliminazioni, abolizioni, scorciature, tagli, mancanze, di varia natura ed entità. Non si parlerà di linguistica, neppure di neuroscienza – seppure sia un campo del sapere nato dall’indagine di veri e propri buchi, "i deficit” – ma di letteratura, una “letteratura della lacuna”. Nessuno l’ha fatto finora. Da Omero a Primo Levi, da Dante a Virginia Woolf, la letteratura non è fatta solo di parole e affermazioni, ma anche di silenzi, e questi silenzi parlano. La lacuna, proprio in virtù dell’omissione che la caratterizza, induce il lettore a presupporre l’esistenza di quel che non appare, e dunque ad attribuire all’invenzione verbale lo statuto di verità. La lacuna produce quindi un’esperienza estetica in cui il trauma della sottrazione è compensato dal rito – più o meno consapevole – dell’integrazione e del restauro.
Nicola Gardini insegna Letteratura italiana presso l’Università di Oxford ed è fellow del Keble College. Autore di numerosi saggi, articoli, poesie e opere narrative, ha tradotto W.H. Auden (Un altro tempo, Adelphi, 1997), E. Dickinson (Buongiorno notte, Crocetti Editore, 2001), M. Aurelio (Colloqui con se stesso, Medusa, 2005), V. Woolf (Sulla malattia, Bollati Boringhieri, 2006), T. Hughes (Poesie, «i Meridiani» Mondadori, 2008), C. Simic (Club Midnight, Adelphi, 2008). Tra le sue recenti pubblicazioni ricordiamo: i saggi Rinascimento (2010), Per una biblioteca indispensabile (2011) per Einaudi; il libro di poesia Le parti dell’amore (sedizioni, 2010); i romanzi I baroni (Feltrinelli, 2009), Lo sconosciuto (BEAT, 2012). Nel 2012 ha vinto il Premio Letterario Viareggio-Rèpaci per Le parole perdute di Amelia Lynd (Feltrinelli, 2012), «una esortazione a ricercare con forza il nucleo di verità che, come insegna Leopardi, è nelle parole».
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IL POSTO DELLE PAROLE
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