Conversazione di Livio Partiti con Elisa Pinna "Padri Nostri", Manni Editore.
ELISA PINNA
PADRI NOSTRI
MANNI EDITORE
Papa Francesco "non ha molto tempo per rimettere in acqua la barca di
Pietro", uscita "alquanto malconcia dalle tempeste dei preti pedofili e
delle divisioni della Curia che hanno arenato il pontificato di
Ratzinger". E se è vero che "è necessario riparare vele e timone" e
"liberarsi di zavorre maleodoranti", è anche vero che "il tempo
incalza": può giocare a suo favore, come nel caso di Giovanni XXIII che
con il Concilio "aprì la Chiesa a una nuova era", oppure l'età potrebbe
rivelarsi un ostacolo anche insuperabile. Le molte sfide del pontificato
di Bergoglio, e le loro radici affondate nei nodi lasciati irrisolti
dai due precedenti Pontefici - Giovanni Paolo II e Benedetto XVI -, sono
al centro di "Padri nostri" (Manni, 206 pp., 14,00 euro), in cui la
vaticanista Elisa Pinna offre una vision attenta e approfondita del
passaggio storico vissuto dalla Chiesa: quello che attraverso le
dimissioni-shock di Ratzinger ha portato all'elezione del Papa "venuto
dalla fine del mondo".
Un Papa la cui "semplicità francescana",
"l'attenzione ai poveri", nonché "l'impronta personale di frugalità",
sono "in straordinaria sintonia con il sentimento della maggioranza dei
fedeli (e non solo dei fedeli) nei Paesi europei, schiantati da una
crisi economica ormai divenuta crisi sociale". Ma la sfida di Francesco
sarà anche quella di saper raccogliere "la richiesta di maggiori
diritti", di saper dialogare con le domande di cambiamento che emergono
dalle comunità ecclesiali. E quanto sarà disponibile Francesco "a
trovare un punto di equilibrio con le istanze progressiste"? Tutto
questo mentre la "nomenclatura" scruta con inquietudine - sottolinea
l'autrice - le mosse del nuovo Papa, "nella speranza segreta che la
rivoluzione non sia poi così dolorosa e radicale come si è
preannunciato".
"Padri nostri" ripercorre analiticamente, con
grande efficacia e leggibilità, tutta la cupa stagione dei segreti
inconfessabili, dei "corvi", degli scandali di pedofilia, degli intrighi
finanziari e dei complotti di potere per il controllo della Curia e
della Cassaforte vaticana, lo Ior: stagione culminata "con una rottura
clamorosa", le dimissioni di Ratzinger, "ammissione di una resa". Ma
descrive anche la voglia di riforme profonde e la speranza che
l'elezione di Bergoglio ha portato con sé, per quanto cert "dossier
segreti", come quelli "contenuti nella fortezza della Banca Vaticana o
nei faldoni su Vatileaks", possano essere "muri invalicabili anche per
il più audace dei riformatori".
La stessa personalità di
Bergoglio viene descritta come molto più complessa di quanto non appaia a
una visione superficiale. Un "italo-argentino dalle mille sfumature",
lo definisce l'autrice: ma proprio questa "complessità" può spiegare la
"convergenza trasversale e, a quanto pare, plebiscitaria sul suo nome"
che si è registrata al Conclave. Nelle riunioni preparatorie è piaciuto
al Collegio dei cardinali "il suo discorso su una Chiesa capace di
prendere il largo e non più chiusa nei propri recinti". E' questo il
marchio programmatico del nuovo pontificato, e non potrebbe essere
altrimenti per il primo Papa gesuita della storia, insieme all'idea
francescana di "una Chiesa povera e per i poveri". E se Bergoglio sarà
capace di condurre la barca di Pietro su questa rotta, liberandola da
tutte le zavorre e le resistenze, quella sì, resta una storia ancora
tutta da scrivere.
ascolta qui la conversazione
Elisa Pinna (Firenze 1956), esperta di questioni religiose
internazionali, lavora per l'Agenzia giornalistica ANSA. È stata
vaticanista e redattrice diplomatica. Ha compiuto numerosi viaggi e
soggiorni in Medio Oriente e ha trascorso un anno di lavoro negli Stati
Uniti, di cui parte nella redazione di Newsweek a Washington. Ha
collaborato con la RAI e con quotidiani americani, francesi e di Hong
Kong.
In questo suo primo libro, Elisa Pinna dedica dedica un'intero capitolo
al villaggio di Taybeh-Efraim, ai suoi ulivi e al frantoio appena
realizzato. E da Padre Raed raccoglie un'importante affermazione, vero
principio ispiratore del piano di sviluppo attuato nel villagio e
tutt'ora in atto: «Non possiamo diventare un popolo di accattoni,
abituarci a vivere della solidarietà e degli aiuti». Per l'Associazione
«Coltiviamo la Pace», Elisa Pinna è stata correlatrice, insieme a Don
Raed Abusahlia, nel convegno di economia sociale «L'economia di pace»,
che si è tenuto nell'Aula Magna dell'Istituto Tecnico Agrario di Firenze
il 19 novembre 2005.
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