Conversazione di Livio Partiti con Mauro Corona "Confessioni ultime", Chiarelettere
MAURO CORONA
CONFESSIONI ULTIME
con un film di Giorgio Fornoni
CHIARELETTERE
“Le uniche parole che meritano di esistere sono quelle migliori del
silenzio, diceva Juan Carlos Onetti. Le parole di questo libro sono
lontane anni luce dall’essere migliori del silenzio. Stare zitti sarebbe
stato ideale ma io di tacere non sono capace e tantomeno uso parole
migliori del silenzio. Questo è tutto, tutto qui dentro. Amen.”
Mauro Corona
Pensieri e racconti di vita. Le CONFESSIONI ULTIME di Mauro Corona sono
il diario intimo di “un sognatore”. Un autoritratto che richiama in
alcuni passaggi l’indimenticabile tradizione degli scritti morali, da
Seneca al filosofo e samurai Jōchō Yamamoto, e si trasforma con
impennate improvvise in un personalissimo sfogo sull’attualità e la
politica. Suoni e basta, le parole hanno perso consistenza, volume,
spessore, e con loro la vita. Le CONFESSIONI prendono forma da queste
parole ormai vuote. Libertà, silenzio, memoria, corpo, fatica, invidia,
orgoglio, competizione, amore, amicizia, dolore, morte, Dio e la fede.
Una rappresentazione laica profonda e illuminante: “Sono un grande
peccatore, ma per tradizione e per educazione spero in Dio, e lo
rispetto a modo mio. Spero in Dio, però non so più dov’è finito...
Diceva Zvi Kolitz: ‘Caro Dio, io credo in te nonostante te’”.
Con un videoreportage di Giorgio Fornoni. Le splendide musiche di Nick
Cave e Warren Ellis, tratte dal film “The Assassination of Jesse James”,
accompagnano Mauro Corona in un viaggio a Erto, “paese di crolli e di
dolore”, cinquant’anni dopo la tragedia del Vajont. Dalla tana rifugio
in cui vive e lavora ai luoghi della sua quotidianità, 44 minuti che
raccontano in presa diretta uno tra gli scrittori italiani più letti e
amati.
Mauro Corona è nato a Erto (Pordenone) nel 1950. È autore di IL
VOLO DELLA MARTORA; LE VOCI DEL BOSCO; FINCHÉ IL CUCULO CANTA; GOCCE DI
RESINA; LA MONTAGNA; NEL LEGNO E NELLA PIETRA; ASPRO E DOLCE; L’OMBRA
DEL BASTONE; VAJONT: QUELLI DEL DOPO; I FANTASMI DI PIETRA; CANI,
CAMOSCI, CUCULI (E UN CORVO); STORIA DI NEVE; IL CANTO DELLE MANÉRE; LA
FINE DEL MONDO STORTO (premio Bancarella 2011); LA BALLATA DELLA DONNA
ERTANA; COME SASSO NELLA CORRENTE; LA CASA DEI SETTE PONTI; VENTI
RACCONTI ALLEGRI E UNO TRISTE e delle raccolte di fiabe STORIE DEL BOSCO
ANTICO e TORNERANNO LE QUATTRO STAGIONI.
Il suo sito internet è www.maurocorona.it
ascolta qui la conversazione
“Ultimamente,
e sempre più spesso, ho
un desiderio impossibile,
ma forse chissà, potrebbe
anche essere possibile,
però non ci credo molto,
anzi non ci credo per nulla.
Ma questo non è importante,
importante sarebbe realizzare questo desiderio per avere una
soddisfazione, l’ultima.
Vorrei vedere il mio volto dopo che
sarò morto, vorrei vederlo, almeno per
una volta, rilassato, lisciato, disteso, sereno, pacifico,
anche solo pochi secondi. Per vederlo così
dovrò essere morto e i morti non vedono più… Solo
da morto, credo, il mio volto sarà rilassato.
La morte stende e distende. Fin da piccolo, da bambino,
ho avuto un volto impaurito, un volto
tirato, teso, ansioso, inquieto, angosciato, triste, deluso,
amareggiato, sconfitto, rassegnato,
avvilito e si potrebbe andare avanti. A volte arrabbiato,
irato, altre contuso e tumefatto, altre sporco,
mai disteso. Ho eliminato gli specchi, non mi hanno
mai ridato un volto tranquillo come acqua
ferma, per questo evito gli specchi. Quando vedo il mio
volto, quella tragica maschera di dolori
e fallimenti e menzogne e sconfitte, penso a coloro che
hanno contribuito mettendocela tutta
a ridurlo così, io per primo. E ormai non cambia più,
si è irrigidito, imbalsamato, fermo e secco
in quei tratti angosciati che hanno piallato ogni dolcezza.
Verrà la morte a stirarlo, lo so, solo la morte
potrà spianarlo, e dirò finalmente. Ma non potrò vederlo,
per questo ho l’impossibile desiderio
di vedermi morto, per osservare il mio volto in pace,
finalmente. Ma non sarà così. ”
"Sono milioni quelli che desiderano l'immortalità
e poi non sanno che fare la domenica
pomeriggio se piove"
Susan Ertz
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare