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Conversazione di Livio Partiti con Alessandro Spedale
ALESSANDRO SPEDALE
ASSESSORE ALLA CULTURA, COMUNE DI CUNEO
SCRITTORI IN CITTA' 2015
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CONVERSAZIONE DI LIVIO PARTITI
CON EMANUELE TREVI
"QUALCOSA DI SCRITTO"
PONTE ALLE GRAZIE
Roma, primi anni Novanta. Mentre i sogni del Novecento volgono a una fine inesorabile e Berlusconi si avvia a prendere il potere, uno scrittore trentenne cinico e ingenuo, sbadato e profondo assieme trova lavoro in un archivio, il Fondo Pier Paolo Pasolini. Su quel dedalo di carte racchiuso in un palazzone del quartiere Prati, regna una bisbetica Laura Betti sul viale del tramonto: ma l'incontro con la folle eroina di questo libro, sedicente eppure autentica erede spirituale del poeta friulano, equivale per il giovane a un incontro con Pasolini stesso, come se l'attrice di "Teorema" fosse plasmata, posseduta dalla sua presenza viva, dal suo itinerario privato di indefesso sperimentatore sessuale e dalla sua vicenda pubblica d'arte, eresia e provocazione. "Qualcosa di scritto" racconta la linea d'ombra di questo contagio e l'inevitabile congedo da esso - un congedo dall'adolescenza e da un'intera epoca; ma racconta anche un'altra vicenda, quella di un'iniziazione ai misteri, di un accesso ai più riposti ed eterni segreti della vita. Una storia nascosta in "Petrolio", il romanzo incompiuto di Pasolini che vide la luce nel 1992 e che rivive qui in un'interpretazione radicale e illuminante. Una storia che condurrà il lettore per due volte in Grecia, alla sacra Eleusi: come guida, prima il libro postumo di Pier Paolo Pasolini, poi il disincanto della nostra epoca - in cui può tuttavia brillare ancora il paradossale lampo del mistero.
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C'è un posto nuovo per i pensieri che attraversano i libri.
c'è un posto dove Ascoltare fa Pensare.
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le storie dei libri, da leggere e ascoltare, sul nuovo sito.
Conversazione di Livio Partiti con Stefano Zuffi
"DA RAFFAELLO A SCHIELE"
A CURA DI STEFANO ZUFFI
24ORECULTURA
La mostra "Da Raffaello a Schiele" a Milano presenta 76 capolavori provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, che conserva una delle più grandi collezioni di dipinti al mondo.
Attraverso una selezione delle migliori opere del museo ungherese è possibile ripercorrere la storia dell'arte occidentale dal Rinascimento fino alle soglie del Novecento, attraverso i più svariati generi della pittura, dal soggetto sacro al ritratto fino alla natura morta: opere di Raffaello, Tintoretto, Artemisia Gentileschi, Dürer, Rodin, Goya, Manet, Monet, Cezanne, Gauguin, Schiele ripercorrono l'evoluzione artistica degli ultimi cinquecento anni, in una sorta di "museo ideale", selezionato e pregiatissimo.
La mostra "Da Raffaello a Schiele" presenta rotazione anche importanti disegni preparatori di opere di Leonardo, Rembrandt, Van Gogh e Schiele, per illustrare come anche i processi della produzione artistica si siano modificati nei secoli.
La mostra "Da Raffaello a Schiele" presso Palazzo Reale a Milano è una mostra imperdibile, di respiro internazionale, che racconta l'evoluzione dell'arte moderna, della quale negli stessi mesi Palazzo Reale celebra il padre, con la straordinaria mostra dedicata a Giotto
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Da Raffaello a Schiele
Catalogo della mostra
24OreCultura
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Conversazione di Livio Partiti con Carlo Dalla Costa
CLAUDIO DALLA COSTA
"IL VANGELO DEI BANCHETTI"
PER ANIME AFFAMATE DI DIO
EFFATA' EDITRICE
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Gesù che siede a tavola e che parla del Regno dei Cieli come una mensa imbandita è solo l’inizio, il pretesto per poi passare ad una carrellata di umanità che si pone di fronte alla grande domanda su Dio: chi è Dio veramente? E cosa significa nella sua essenza ultima: «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo»?
Dio si comunica non solo con le parole, ma con i fatti. E ogni incontro chiede una risposta. Si legge per nutrirsi, dal momento che noi abbiamo non soltanto un corpo biologicamente affamato, ma anche un’anima affamata. E poi, non solo l’uomo ha “fame” di Dio, ma anche Dio ha “fame” dell’uomo, dal momento che Dio è amore e il suo desiderio di donarsi è letteralmente infinito. Basterebbe questo per impazzire. È la follia dei santi.
Padre Serafino Tognetti
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Conversazione di Livio Partiti con Marco Balzano
MARCO BALZANO
"L'ULTIMO ARRIVATO"
SELLERIO EDITORE
La storia di un bambino e di un viaggio, le avventure e le disavventure di un piccolo emigrante con la testa piena di parole. «Balzano mostra come la letteratura sappia, e possa, parlare del mondo che ci circonda» (Marco Belpoliti, l’Espresso).
Negli anni Cinquanta a spostarsi dal Meridione al Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne pronti all’esperienza e alla vita, ma anche bambini a volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa. Il fenomeno dell’emigrazione infantile coinvolge migliaia di ragazzini che dicevano addio ai genitori, ai fratelli, e si trasferivano spesso per sempre nelle lontane metropoli. Questo romanzo è la storia di uno di loro,di un piccolo emigrante, Ninetto detto pelleossa, che abbandona la Sicilia e si reca a Milano. Come racconta lui stesso, «non è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr’otto. Prima mi hanno fatto venire a schifo tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impizzati, e solo dopo me ne sono andato via. Era la fine del ’59, avevo nove anni e uno a quell’età preferirebbe sempre il suo paese, anche se è un cesso di paese e niente affatto quello dei balocchi». Ninetto parte e fugge, lascia dietro di sé una madre ridotta al silenzio e un padre che preferisce saperlo lontano ma con almeno un cenno di futuro. Quando arriva a destinazione, davanti agli occhi di un bambino che non capisce più se è «picciriddu» o adulto si spalanca il nuovo mondo, la scoperta della vita e di sé. Ad aiutarlo c’è poco o nulla, forse solo la memoria di lezioni scolastiche di qualche anno di Elementari. Ninetto si getta in quella città sconosciuta con foga, cammina senza fermarsi, cerca, chiede, ottiene un lavoro. E tutto gli accade come per la prima volta, il viaggio in treno o la corsa sul tram, l’avventurarsi per quartieri e periferie, scoprire la bellezza delle donne, incontrare nuovi amici, esporsi all’inganno di chi si credeva un compagno di strada, scivolare fatalmente in un gesto violento dalle conseguenze amare. In quel teatro sorprendente e crudele, col cuore stretto dalla timidezza, dal timore, dall’emozione dell’ignoto, trova la voce per raccontare una storia al tempo stesso classica e nuova. E questa voce, con la sua immaginazione e la sua personalità, la sua cadenza sbilenca e fantasiosa, diventa quella di un personaggio letterario capace di svelare una realtà caduta nell’oblio, e di renderla di nuovo vera e vitale.
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Marco Balzano è nato a Milano nel 1978, dove vive e lavora come insegnante di liceo. Ha esordito nel 2007 con la raccolta di poesie Particolari in controsenso (Lieto Colle, Premio Gozzano). Nel 2008 è uscito il saggio I confini del sole. Leopardi e il Nuovo Mondo (Marsilio, Premio Centro Nazionale di Studi Leopardiani). Il suo primo romanzo è Il figlio del figlio (Avagliano 2010, finalista Premio Dessì 2010, menzione speciale della giuria Premio Brancati-Zafferana 2011, Premio Corrado Alvaro Opera prima 2012), tradotto in Germania presso l’editore Kunstmann. Con questa casa editrice ha pubblicato Pronti a tutte le partenze (2013) e L'ultimo arrivato (2014).
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Conversazione di Livio Partiti con Domiziano Pontone
«Tutti siamo in grado di guardare un film:
e questa cosa, invece di spingerci a considerare il cinema
un potentissimo mezzo per comunicare delle idee, ci porta a sottovalutarlo.
Se lo possono capire tutti, siamo portati a pensare, non è cultura».
(dalla Prefazione di Marco Malvaldi)
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Inevitabilmente un titolo come L’educazione cinematografica non può che rimandare a L’educazione sentimentale di Flaubert.
Con tutto il rispetto dovuto allo scrittore francese, lo scopo di questo libro, lungi dal porsi come romanzo, è di rilevare come anche l’avvicinamento al cinema necessiti in qualche modo di “educazione”.
La facile fruibilità e immediatezza dei film non devono, infatti, destituire il cinema stesso della sua importanza.
Non a caso, da poco maggiorenne, esso fu definito come «settima arte» da Ricciotto Canudo.
Tuttavia, se si tratta di arte, come l’Arte in sé è oggetto di studio nelle scuole, tanto quanto la Letteratura e la Musica, non si capisce per quale motivo non si dovrebbe dedicare un minimo di spazio anche a quest’ultima sorella minore che ha saputo conglobare tutte le precedenti, in alcuni casi sublimandole mediante opere di spessore assoluto.
In attesa che qualche Ministro dell’Istruzione ci ragioni su, specie tenendo presente quanto il cinema abbia peso nell’orientamento culturale e sociale odierno, questo piccolo libro tenta di dare una sventagliata non cattedratica sulla “settima arte”, quel misterioso coacervo di capacità umane che s’incarna nella stessa densità materica del sogno.
Una cosa è certa: se è assai difficile incontrare qualcuno che non sia mai andato al cinema, probabilmente è del tutto impossibile trovare qualcuno che non abbia mai visto – tout court – un film. Dunque, la settima arte è arcinota e piace.
Questo libro desidera pertanto essere anzitutto divulgativo e dare – insieme a qualche strumento e a molte curiosità – alcune possibili chiavi di lettura a coloro i quali vorrebbero “saperne di più”, senza per questo voler divenire oltranzisti della semiotica cinematografica.
Il tutto tenendo presente quanto possa nascondere insidie mettere su carta qualcosa che peraltro appartiene alla celluloide, se consideriamo quanto sia vero l’icastico pensiero dello studioso francese Christian Metz: «Il cinema è difficile da spiegare perché è facile da capire».
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Conversazione di Livio Partiti con Fabio Stassi
FABIO STASSI
"FUMISTERIA"
SELLERIO EDITORE
Fumisteria è un affascinante mosaico di amore, odio, odori e rimpianti, in cui le sensazioni e i sentimenti conducono la narrazione e raccontano la Sicilia con la sua storia e la sua realtà cruda, oltre quel folclore e quel mito che spesso offuscano la vita e la verità. Il primo romanzo di Fabio Stassi, vincitore del Premio Vittorini 2006 per il miglior esordio.
Il cadavere si trova riverso nell’acqua della fontana, sulla strada della chiesa madre in modo che tutti lo vedano. È Rocco La Paglia, giovane comunista ex partigiano. Un morto strano. Se per vendetta, una strana vendetta. Rocco da tempo era silenzioso nel suo lavoro a bottega. Da quando la strage aveva insegnato a lui, come a tutti i contadini che avevano creduto di poter alzare la testa, a stare al suo posto, in basso.
Così, adesso, sembra ovvio a tutti che il cadavere sia legato alla solita storia: a una signora troppo bella e troppo altera per sfuggire alle dicerie del paese, e a un possidente, chiacchierato per non essere abbastanza maschio. Delitto d’onore, come una specie di dramma collettivo di espiazione, per gli anni scorsi di troppa libertà.
La storia vera la scrive un galeotto balbuziente ex contrabbandiere ex contadino ed ex minatore. Finalmente, quando ormai l’emigrazione ha svuotato il paese, egli può, senza essere interrotto nel silenzio della cella del carcere dov’è rinchiuso, avvolgere la storia con il filo della verità. Ricordando i personaggi, gli ambienti, le situazioni, le figure di paese, che tremolano dietro quella verità come dietro un filo di fumo.
Nel cuore di questo romanzo è il concreto, umano significato della strage di Portella della Ginestra del 1947, quando il bandito Giuliano, su mandato di oscure potenze e chiari interessi, sparò sul Primo maggio dei contadini della Sicilia occidentale, uccidendone e ferendone a decine, per fermare la lotta per la terra e spezzare il movimento delle sinistre. Secondo l’autore Fabio Stassi fu «punto di svolta per tutta la storia precedente e per quella futura». Ma tutto il suo racconto risuona di quella malinconia senza tempo evocante solitudini che riempie il passato tramandato ai bambini.
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Fabio Stassi è nato a Roma (1962) da famiglia originaria di Piana degli Albanesi (il paese di Portella della Ginestra). Ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, in traduzione in diciannove lingue (2012, secondo classificato al Premio Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio), Come un respiro interrotto (2014), Fumisteria, suo primo romanzo (GBM 2006, Premio Vittorini per il miglior esordio), un contributo nell’antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro (2009) e la cura dell’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno (2013).
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Conversazione di Livio Partiti con Elisa Ruotolo
ELISA RUOTOLO
"OVUNQUE, PROTEGGICI"
NOTTETEMPO EDIZIONI
In una giornata qualsiasi dei suoi cinquant’anni, Lorenzo Girosa riceve una lettera in cui qualcuno mostra di conoscere un segreto che da anni ha smesso di tormentarlo: un delitto commesso quando era poco piú che bambino. Tentando di riannodare i fili di quell’epoca remota, Lorenzo racconta della grande villa in cui ha vissuto, generosa negli spazi ma gravata dalla malasorte di casa senza figli, e della sua famiglia fatta di uomini inconcludenti e donne compromesse. È la storia del nonno Domenico che cerca fortuna in America, di suo padre Nicola che senza un mestiere e un talento diventa un rude saltimbanco chiamato Blacmàn, di sua madre Francesca che scappa di casa per andare sulla pubblicità del sapone LUX. Tutti loro rivivono nello sguardo di Lorenzo che, nascosto dietro le tende di una Villa Girosa ormai deserta, è ben determinato a proteggere quanto di oscuro c’è nel proprio passato. Con una prosa classica e una lingua di carne, Ovunque, proteggici denuncia la forza di un destino che è scelta e di un sangue che si riconosce solo nelle ferite.
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Elisa Ruotolo è nata nel 1975 a Santa Maria a Vico (Ce) dove vive tuttora. Insegna Italiano in una scuola superiore. Ha esordito per nottetempo nel 2010, con la raccolta Ho rubato la pioggia, vincitrice del Premio Renato Fucini e finalista al Premio Carlo Cocito 2010. Nel 2014 ha pubblicato Ovunque, proteggici, selezione Premio Strega 2014.
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Conversazione di Livio Partiti con Stefano Zuffi
STEFANO ZUFFI
"DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO"
PALAZZO DUCALE - GENOVA
Dagli Impressionisti a Picasso
I capolavori del Detroit Institute of Arts
Van Gogh, Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani, Kandinsky, Picasso
25 settembre 2015 – 10 aprile 2016
Appartamento del Doge - Palazzo Ducale - Genova
Tra la nascita dell’Impressionismo e le prime opere cubiste di Picasso trascorrono all’incirca trent’anni, gli anni cruciali nei quali in Europa tutto cambia: l’arte, la storia, la società.
E’ un’età straordinaria durante la quale si sperimentano nuovi orizzonti espressivi, nuovi stimoli culturali, divenuti poi le basi della nostra stessa modernità. I cinquantadue capolavori provenienti dal Detroit Institute of Arts ed esposti qui per la prima volta in Italia appartengono a quel periodo e ne costituiscono una splendida sintesi.
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La mostra consente di ripercorrere la storia dell’arte europea a cavallo tra Otto e Novecento, dall’Impressionismo a Van Gogh e Cézanne, dall’Ecole de Paris alle avanguardie storiche, dalle spinte verso l’astrattismo di Kandinskij sino alla eccezionale parabola artistica di Picasso, offrendo una rara occasione per osservare da vicino i grandi maestri che hanno rivoluzionato l’intera cultura mondiale.
Allo stesso tempo, la mostra punta l’attenzione sulla sorprendente avventura del collezionismo americano, che va di pari passo con il rapido sviluppo del capitalismo dell’Occidente industrializzato. I grandi imprenditori diedero origine infatti ad una forma di mecenatismo che permise di aprire un nuovo immaginario culturale, alimentato dagli stimoli delle avanguardie europee che proprio in quegli anni venivano raccolte e diffuse dal Detroit Institute of Arts.
Nelle splendide sale di Palazzo Ducale, una grande mostra e unica tappa europea per presentare al pubblico una collezione straordinaria. Curata da Salvador Salort-Pons e Stefano Zuffi, la mostra è organizzata dal Detroit Institute of Arts, prodotta da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura in collaborazione con MondoMostre Skira ed è promossa dal Comune di Genova con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Missione Diplomatica americana in Italia e dell’American Chamber of Commerce in Italy.
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Conversazione di Livio Partiti con Davide Rampello
DAVIDE RAMPELLO
CON LUCA MASIA
"PAESI E PAESAGGI"
INTRODUZIONE DI ANTONIO RICCI
SKIRA
“Paesi, paesaggi”, la popolare rubrica di Striscia la notizia, diventa un libro: il racconto dei viaggi dell’inviato Davide Rampello con il curatore dei testi Luca Masia.
Una serie di itinerari che dal Piemonte alla Sicilia attraversano l’Italia della qualità.
Ogni capitolo è una tappa del viaggio: un taccuino ricchissimo di annotazioni, riflessioni, indicazioni su cosa vedere, cosa gustare, cosa fare.
Una guida molto personale alla scoperta di luoghi spesso dimenticati e nascosti, dove sentirsi sempre ospiti e mai semplici turisti.
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Davide Rampello (1947), manager e consulente culturale e gestionale per istituzioni nazionali e internazionali, ha ricoperto negli ultimi tre decenni numerosi incarichi in ambito televisivo e artistico.
Presidente della Triennale di Milano dal 2004 al 2011, è curatore del Padiglione Zero e curatore dei contenuti artistici per Expo Milano 2015. Con Skira ha pubblicato La mia Triennale. Cronache di una ribellione (2013).
Luca Masia, creativo pubblicitario e scrittore, ha lavorato presso agenzie internazionali come Tbwa e Young & Rubicam; si occupa di narrativa, televisione, drammaturgia teatrale e comunicazione d’impresa. Il suo ultimo libro Il sarto di Picasso (2013) è stato pubblicato anche in Francia, Stati Uniti e Giappone.
Dal 2013 è autore di “Paesi, paesaggi”, la rubrica settimanale di Striscia la notizia.
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Conversazione di Livio Partiti con Elvira Seminara
ELVIRA SEMINARA
"ATLANTE DEGLI ABITI SMESSI"
EINAUDI
Eleonora è una donna eccentrica con un modo tutto suo di guardare il mondo. Ma è anche una donna impetuosa. E ora che l'ex marito è scomparso, il rapporto con la figlia Corinne si è strappato, «come un lenzuolo che ha subito troppi lavaggi, vestito troppi letti». È anche per questo che Eleonora lascia Firenze e si rifugia a Parigi, in cerca di solitudine e di chiarezza, perché certe fughe «non si organizzano, si subiscono e al massimo cerchi di perfezionarle ». Da lí, osserva il parco sotto casa e le abitudini bizzarre degli inquilini del suo palazzo - un «ottimo esercizio di equa e diffusa compassione» - e tesse nuove trame. Ma soprattutto scrive a Corinne, per ricucire il loro rapporto. Un giorno dopo l'altro compila un campionario sfavillante degli abiti lasciati nella casa di Firenze. Una sorta di vademecum per orientarsi fra il silenzio ostinato degli armadi e il frastuono dell'umanità. Il catalogo animato di Eleonora diventa cosí un modo di trasmettere l'esperienza del tutto singolare, «fuori dalle ante». Un vortice di parole febbrili, inventive, con una forza espressiva inesausta, che ci trascina senza sosta, lasciandoci alla fine la sensazione di avere vissuto una storia che ci riguarda molto da vicino.
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«Vestiti elfi. Che non trovi in nessun posto quando li cerchi. Ma poi rispuntano beffardi come niente fosse, in bella vista, proprio là, esattamente dove prima non c'erano. Inutile spostare grucce e rovistare, in questi casi, meglio non accanirsi, tanto ritornano. Tu devi far finta di nulla. Tieni gli occhi chiusi, se senti un fruscio mentre dormi. Devi stare al gioco se vuoi la pace nel tuo armadio».
«Vestiti che vogliono brillare, come le bombe».
«Vestiti che hai paura a rimettere, perché quel giorno sei stata cosí felice».
«Le vite non vogliono essere risparmiate. Ogni cosa, ogni corpo, non chiede che questo, sgualcirsi, logorarsi, cadere e ferirsi, sporcarsi e cicatrizzare, urtare, sanguinare, ricucire».
Elvira Seminara, giornalista e pop artist, ha pubblicato per Mondadori L'indecenza (2008) e per nottetempo Scusate la polvere (2011) e La penultima fine del mondo (2013). I primi due romanzi sono stati messi in scena nel 2014 e nel 2015 dal Teatro Stabile di Catania. Suoi testi sono tradotti in diversi paesi. Vive ad Aci Castello. Per Einaudi ha pubblicato Atlante degli abiti smessi.
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Conversazione di Livio Partiti con Yasemin Taskin
L’arte della libertà, maratona di arte e scienza
In occasione della mostra ‘Gradi di libertà’ Fondazione Golinelli di Bologna, ha proposto un evento speciale di approfondimento e discussione attorno a una grande domanda: che cos’è davvero la libertà? Nel corso della maratona si è parlato dei gradi di libertà della mente umana e della libertà degli artisti, di che cosa passa per la testa di un giovane islamista e del perché è l’adolescenza l’età in cui si può diventare più o meno liberi, del potere delle tecnologie digitali di renderci più liberi e di quello di limitare le nostre scelte, di arte e scienza come palestre di libertà, di come oggi in alcuni paesi si stia uccidendo la libertà.
L’evento, progettato e condotto da Giovanni Carrada e Cristiana Perrella. In ciascuna sessione, gli interventi di scienziati, artisti e testimoni si alternano alle domande e agli interventi del pubblico.
Sono intervenuti: Salvatore Aglioti, Università di Roma La Sapienza; Cristina Giudici, giornalista; Marco Gui, Università di Milano Bicocca; Antonio Malgaroli, Università San Raffaele di Milano; Cesare Pietroiusti, artista; Yasemin Taskin, giornalista. Armando Massarenti, responsabile del supplemento culturale de Il Sole-24 Ore
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Gradi di libertà è la mostra ideata e prodotta dalla Fondazione Golinelli in collaborazione con il MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, che la ospiterà dal 18 settembre al 22 novembre 2015. E’ un progetto di Giovanni Carrada in collaborazione con Gilberto Corbellini, a cura di Giovanni Carrada per la parte scientifica e di Cristiana Perrella per la parte artistica.
Quali sono i nostri gradi di libertà? Chiediamolo alla scienza e all’arte
Gradi di libertà è una mostra di arte e scienza. Tratta un tema di stringente attualità: dove e come nasce la nostra possibilità di essere liberi o di non esserlo? Siamo sempre noi a decidere? Liberi si nasce o si diventa? La libertà finisce dove iniziano i diritti degli altri o dove dice il nostro cervello? Di quali libertà avremo bisogno fra cento anni?
La scienza illumina i segreti della mente e ce li sta finalmente svelando. L’arte ce li ha sempre svelati. Dunque, attraverso il doppio sguardo della scienza e dell’arte, la mostra propone un percorso di esplorazione attorno al tema più importante della nostra vita.
Artisti in mostra: Halil Altindere, Vanessa Beecroft, Cao Fei, Igor Grubić, Susan Hiller, Tehching Hsieh, Dr. Lakra, Ryan McGinley, Pietro Ruffo, Bob and Roberta Smith, Ryan Trecartin, Nasan Tur.
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Conversazione di Livio Partiti con Daniele Petruccioli
ED WOOD
"SPLATTER"
TRADUZIONE DI DANIELE PETRUCCIOLI
GALLUCCI HD
Ed Wood (Edward D. Wood Jr: Poughkeepsie, NewYork, 1924 – Los Angeles, 1978) è noto soprattutto come regista di B-movies. Plan 9 from Outer Space (1955), definito “uno dei peggiori film di tutti i tempi”, dopo la sua morte è diventato un classico di culto. Scrittore prolifico per le riviste soft porno degli Anni Sessanta e Settanta, prediligeva i generi horror, western e poliziesco. Il genio folle e fuori dalle regole di Ed Wood è tornato alla ribalta negli Anni Novanta grazie a Johnny Depp, che ne ha vestito i panni nel film omonimo diretto da Tim Burton, vincitore di due premi Oscar.
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Finalmente, dopo quarant’anni, per la prima volta un’antologia raccoglie 34 racconti scritti da Edward D. Wood Junior tra la fine degli Anni Sessanta e i primi Anni Settanta quando, per pagare l’affitto, il regista americano avviò un’intensa attività di scrittore.
Sono storie che, in origine, erano destinate a riempire gli spazi bianchi tra le foto delle pin-up nei girlie magazines dell’epoca. Wood, che aveva tentato in tutti i modi di sfondare a Hollywood, affronta nei racconti tematiche scomode per quegli anni, come il feticismo e il travestitismo, che lui stesso praticò.
Cimiteri, bordelli, strade di provincia, ma anche palazzi lugubri e verdi campi da golf fanno da scenario alle ossessioni di un uomo che in vita ha subìto umiliazioni e fallimenti, ma che, decenni prima dell’avvento di Facebook e di Instagram, ha saputo creare la propria identità attraverso l’artificio. E che, tra fiumi di alcol, schizzi di sangue e golfini d’angora, emerge ora come l’autentico maestro del pulp.
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Conversazione di Livio Partiti con Margherita Oggero
MARGHERITA OGGERO
"LA RAGAZZA DI FRONTE"
MONDADORI
I LUOGHI DELLE PAROLE
VOLPIANO - TORINO
MARGHERITA OGGERO
DOMENICA 25 OTTOBRE 2015
Quando era bambino, arrivato a Torino dal Sud, Michele era rimasto incantato dalla bambina che leggeva, seduta sul terrazzino di fronte. Quando era bambina, tormentata dai fratelli gemelli scatenati, Marta si rifugiava sul balcone per sognare le vite degli altri. Come una folata di vento che scompigli la quiete del grande cortile che li separa, ora la vita ha rimescolato le carte. Marta è una donna adulta, indipendente e sola, con un solo motto – bastare a se stessi, come i gatti – e un solo piacere segreto: spiare da dietro le tende, al buio, la finestra di fronte. È andata lontano, ha viaggiato e da poco è tornata a casa, in un condominio simile a quello dell'infanzia. Anche Michele si è spinto dove nessuno avrebbe pensato, e ogni giorno per mestiere vede gente che fugge e che torna: guida i Frecciarossa attraverso l'Italia, e in poche ore solca la penisola per poi rientrare nel suo nuovo appartamento e affacciarsi ancora una volta su un cortile. Fino a quando succede una cosa imprevista, anzi più d'una: di quelle che accelerano il corso dell'esistenza, che costringono a uscire dal guscio protettivo che ci costruiamo, a guardarsi negli occhi. A quanti di noi è capitato di abitare in un grande caseggiato, di quelli con un ampio cortile di giorno popolato di voci e la sera di luci che rivelano le vite degli altri? Margherita Oggero intesse con sapienza l'invisibile rete di sguardi e traiettorie, di significati e desideri nati tra quelle finestre e destinati a unire, separare, far danzare i suoi personaggi tra le quinte reali eppure poetiche della sua Torino. Queste pagine sono percorse da una sorta di "leggerezza dolente", da un'ironia che non è mai disgiunta dall'umanissima partecipazione alle sorti di persone autenticamente impegnate a trovare un senso ai propri giorni. La ragazza di fronte è uno splendido spaccato della storia sociale di una grande città italiana negli ultimi cinquant'anni e insieme una storia d'amore bellissima, veloce, sorprendente.
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Margherita Oggero, ex insegnante di lettere, è nata e vive a Torino. Nel 2002 pubblica il suo primo romanzo, La collega tatuata, con Mondadori. L'anno successivo esce Una piccola bestia ferita, che ispira la serie televisiva "Provaci ancora, prof!" con Veronica Pivetti. La professoressa investigatrice Camilla Baudino è anche la protagonista dei romanzi L'amica americana (2005) e Qualcosa da tenere per sé (2007). I suoi ultimi libri, sempre con Mondadori, sono Risveglio a Parigi (2009), L'ora di pietra (2011) e Un colpo all'altezza del cuore (2012).
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Conversazione di Livio Partiti con Giuseppe Culicchia
I LUOGHI DELLE PAROLE
VOLPIANO - SABATO 24 OTTOBRE
GIUSEPPE CULICCHIA
"MY LITTLE CHINA GIRL"
EDT
Pechino. Non c'è città in cui ci si senta stranieri come questa. Sarà che c'è la nebbia anche con il sole. Sarà che i viali sono lunghi quaranta chilometri. Sarà che lo skyline cambia continuamente e le cose vecchie lasciano spazio a quelle nuove e quelle nuove a quelle nuovissime, all'infinito.
Così anche la storia si sfarina, sommersa da cantieri eretti su cantieri. A Pechino vai dove devi, non dove vuoi. Ad esempio: sei certo che il prezzo da pagare al ristorante del Partito Comunista Cinese sia solo quello del conto?
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Giuseppe Culicchia (Torino 1965), figlio di un barbiere siciliano e di un”operaia piemontese, cresce mangiando pane cunzato e leggendo l”enciclopedia Conoscere.
Vince il torneo di calcio della scuola in qualità di riserva disputando solo uno splendido secondo tempo da ala sinistra nella partita contro i professori. Per tutte le superiori passa il tema in classe al compagno di banco in cambio del compito di matematica, esame di maturità compreso.
All”università, abbozza storie in una biblioteca di Palazzo Nuovo e nelle sale del Caffè Fiorio a Torino. Tra i suoi eroi, Hem, Scott e Buk. Ormai ventiduenne, impara a nuotare. Poi finisce a fare l”aiuto-bibliotecario a Londra, e scrive i racconti pubblicati da Pier Vittorio Tondelli nell”antologia Papergang Under 25 III (1990).
Dopodiché torna a Torino e dato che vuol continuare a scrivere cerca lavoro in una libreria, dove scopre che Thomas Bernhard ha dato alle stampe un romanzo di circa 500 pagine con un unico punto a capo, più o meno a metà. Commesso/edicolante/magazziniere/tuttofare per una decina d”anni, pubblica il long-seller Tutti giù per terra (1994, premio Montblanc e Premio Grinzane Cavour Autore Esordiente).
Grazie al romanzo d”esordio finisce in copertina su L”Indice dei Libri del Mese, cosa che gli procura molti nemici e molto onore. Invitato più volte al Maurizio Costanzo Show, rifiuta di parteciparvi. Nel 1997 il suo primo romanzo diventa un film con Valerio Mastandrea per la regia di Davide Ferrario. Seguono Paso Doble (1995), Bla Bla Bla (1997), Ambarabà (2000), A spasso con Anselm (2001), Liberi tutti, quasi (2002), Il paese delle meraviglie (2004, premio Grinzane Cavour Francia) e Un”estate al mare (2007), tutti editi da Garzanti e tradotti in una decina di lingue. Nel frattempo, per sei mesi suona la batteria in un gruppo fantasma chiamato Ratones, che però si scioglie dopo che lui propone agli altri membri una canzone intitolata McChicken il cui testo sotto forma di haiku recita: “McChicken / McChicken / McChicken”. Comunque: con Laterza pubblica Torino è casa mia (2005) e Ecce Toro (2006).
Da Einaudi, l”atto unico Ritorno a Torino dei Signori Tornio (2007). Da Feltrinelli, il memoir Sicilia, o cara. Un viaggio sentimentale (2010). Per Mondadori scrive i romanzi Brucia la città (2009), Ameni Inganni (2011) e Venere in Metrò (2012). Nel corso degli anni traduce tra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis. Gli piacerebbe tradurre il caro vecchio Ernest, in particolare Fiesta, o al limite Festa Mobile, o anche solo l”ultimo capitolo di Morte nel Pomeriggio, o giusto il racconto Colline come Elefanti Bianchi, ma non gliel”hanno mai proposto. Purtroppo non conosce il norvegese, altrimenti avrebbe fatto di tutto pur di tradurre Knut Hamsun. Collabora o ha collaborato con i quotidiani La Stampa, La Repubblica e il manifesto, con i mensili GQ, Traveller e Linus, con il settimanale Gioia. Tifa per la squadra di calcio di Torino, il Toro. Ma, da vero sportivo, tifa anche per tutte le squadre che in tutte le serie e i tornei incontrano di volta in volta l”altra squadra cortesemente ospitata in città.
Cos”altro? Ama giocare a calciobalilla, anche se non ha mai frequentato l”oratorio (e si vede). Ogni anno a Ferragosto guarda Il sorpasso. Desidera essere sepolto a Marsala. Non subito, però.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Silvia Cosimini
"I pesci non hanno gambe"
Jon Kalman Stefansson
traduzione di Silvia Cosimini
Iperborea
Tutto comincia con l’amore, questa «esplosione solare che ti distrugge la vita e rende abitabili i deserti», ma che con il tempo può raffreddarsi diventando un banale martedì. È allora che Ari, poeta di vocazione ed editore di successo, manda tutto in frantumi, tradisce sua moglie e i tre figli e fugge dall’Islanda. È allora che sua nonna Margrét, un secolo prima, ritorna dal Canada piena di sogni e libertà, si toglie il suo vestito americano per il marito che si è scelta, ma si ritrova soffocata da un villaggio di pescatori che destina l’uomo al mare e la donna a un’inerte solitudine. Ed è l’urgente ricerca di se stessi e della felicità a guidare questa insolita storia famigliare, che procede a flashback nel tempo e attraverso i due angoli opposti d’Islanda, da un arcaico fiordo dell’est alla piana di Keflavík, «il posto più nero del paese», che ha avuto il suo unico periodo di splendore all’epoca della controversa base americana, quando navi cariche di prodotti mai visti venivano accolte come messaggere di nuovi tempi, ponti verso il mondo e la modernità. Una storia di pescatori che vogliono navigare fino alla luna e di astronauti americani che si addestrano all’allunaggio nei campi di lava, di giovani sognatori che scoprono i Beatles e i Pink Floyd e di monelli che assaltano i camion USA per fare scorta di M&M’s. Un romanzo corale in cui tanta voce hanno le donne e la stessa natura parla per raccontare l’anima di un paese, e quel potere delle parole di dare corpo ai desideri e decidere destini, di farci affrontare le acque più insidiose, anche se non sappiamo nuotare, anche se i pesci non hanno gambe.
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Jón Kalman Stefánsson (Reykjavík, 1963), ex professore e bibliotecario, è passato alla narrativa dopo tre raccolte poetiche. I suoi romanzi sono stati nominati più volte al Premio del Consiglio Nordico e pubblicati dalle più importanti case editrici europee. Luce d’estate ed è subito notte ha ricevuto nel 2005 il Premio Islandese per la Letteratura. Paradiso e inferno, primo volume della sua trilogia, è stato definito il miglior romanzo islandese degli ultimi anni.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Oliviero Ponte Di Pino
BOOKCITY MILANO
dal 22 al 25 ottobre 2015
www.bookcitymilano.it
BOOKCITY MILANO è un’iniziativa voluta dal Comune di Milano e dal Comitato Promotore (Fondazione Rizzoli “Corriere della Sera”, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri), a cui si è affiancata l’AIE (Associazione Italiana Editori), in collaborazione con l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) e l’ALI (Associazione Librai Italiani).
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IL POSTO DELLE PAROLE
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Conversazione di Livio Partiti con Simona Segre Reinach
venerdì 23 ottobre ore 21
VOCE DEL VERBO MODA | storie sul filo
KADHI. LA FABBRICA DELLA LIBERTA'
con Asha Sarabhai, designer e Simona Segre Reinach, antropologa della moda
Asha Sarabhai e lo studio Raag realizzano prodotti tessili interprentando in chiave contemporanea le tecniche della tradizione artigianale, senza tradirne le origini, attraverso un lavoro attento e responsabile, incoraggiato e sostenuto da molti amici, come Robert Rauschenberg, Frank Stella, Zubin Mehta, Valerio Adami, Martand Singh.La collaborazione con Issey Miyake e il Design Studio continua fin dal 1984.
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Asha Sarabhai, designer, vive tra Ahmedabad (Gujarat – India occidentale) e Londra.Ha studiato scienze sociali e politiche alla Cambridge University.Dal 1975 difende la tradizione tessile indiana, adattando l’abito tradizionale ai gusti moderni.Nel 1993 il Victoria&Albert Museum le dedica una personale.
nota Love Minus Zero/No Limits, Bob Dylan
Simona Segre Reinach, professore associato dell’Università di Bologna – Rimini Campus, è specializzata negli aspetti antropologici e sociologici della moda.Il principale argomento di studio e ricerca è la globalizzazione della moda in rapporto all’identità nazionale, alla comunicazione e alle caratteristiche di produzione e consumo transnazionali.
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Conversazione di Livio Partiti con Alberto Cavalli
Voce del Verbo Moda
Circolo dei Lettori
Torino 22-25 ottobre
Voce del Verbo Moda mette in scena il racconto della moda attraverso le voci, le esperienze e i saperi di ospiti italiani e internazionali, per cogliere le molteplici sfumature del concetto “moda” e per analizzare fenomeni e tendenze che producono continue innovazioni nel modo di pensare contemporaneo.
L’edizione 2015 racconta la “sapienza dell’intreccio”, il percorso (e i passaggi) per arrivare dal filato al prodotto finito, fatto non solo di materie prime e chimica, ma anche di conoscenze, storie e persone.
Il tessuto è la chiave di lettura di questa narrazione di cui sono protagonisti designer, stilisti, imprenditori, costumisti, fotografi, antropologi, chef, scrittori e storici del costume che intrecciano sguardi e punti di vista in quattro giorni di incontri, workshop, itinerari, progetti, confronti.
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venerdì 23 ottobre ore 18.00
TRA FARE IMPRESA, ARTE E VIVERE NON C'E' CONFINE
storie sul filo
con Giovanni Bonotto, imprenditore tessile e Caroline Corbetta, curatrice di arte contemporanea, introduce Alberto Cavalli, direttore Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte
Pergiovanni Bonotto, che con il fratello Lorenzo guida l’azienda di famiglia, la qualità di un prodotto sta nel tempo che ci si impiega a produrlo.Dal 2007, oltre alle macchine digitali, ci sono telai meccanici anni ‘50, affidati a duecento maestri.La “Fabbrica Lenta” lavora per una produzione con imperfezioni uniche e inimitabili.Fondamentale è l’arte: Marcel Duchamp, John Cage, Yoko Ono sono alcuni degli ospiti dei Bonotto, che, proprietari della più ampia collezione della corrente Fluxus, la tengono esposta in fabbrica, come ispirazione per gli artigiani.
in collaborazione con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte
Giovanni Bonotto, direttore creativo della Bonotto Spa, è ambasciatore di una nuova maniera di pensare e produrre, battezzata “Fabbrica Lenta”.Tutti i processi produttivi sono affidati a macchinari meccanici, privi di automatismi.
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Conversazione di Livio Partiti con Franco Buffoni
Premio Castello di Villalta Poesia 2015
Franco Buffoni, vincitore
autore di "Jucci", Mondadori 2014
Va al poeta Franco Buffoni, autore di Jucci (Mondadori 2014) - la raccolta di liriche dedicata a un’intensa interrogazione sui sentimenti e sulle emozioni della giovinezza – il Premio di Poesia Castello di Villalta 2015, presieduto dalla contessa Marina Gelmi di Caporiacco, assegnato dalla giuria composta da Antonella Anedda, Alberto Bertoni, Roberto Galaverni, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta (presidente). Franco Buffoni, riconosciuto come poeta di notevolissimo spessore da molto tempo, è anche figura di studioso, di critico e traduttore di grande rilevanza nel panorama nazionale.
«Ma – spiega la Giuria del Premio Villalta nelle sue motivazioni - non si tratta di un riconoscimento alla carriera bensì, com’è negli intenti del Premio del Castello fin dai suoi esordi, di un omaggio al libro ritenuto più interessante tra quelli usciti a stampa dal maggio 2014 al maggio 2015. In quest’opera il poeta rievoca una vicenda personale, il profondo legame con la donna che dà il titolo al libro, Jucci, nel tormento e nella febbre di crescita della giovinezza. Una vicenda di passione e amore che include la poesia e il mondo, sincera e dolente, quanto più difficile è la maturazione del distacco, da una parte, per un’identità riconosciuta di desiderio diverso, e dall’altra il precipizio della malattia e della morte. A distanza di molti anni, da una distanza non consumata, Franco Buffoni mette in scena un colloquio intenso e sincero, che ci pone di fronte nuove verità emotive ed etiche»
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Franco Buffoni è nato a Gallarate 1948, vive a Roma. Esordisce come poeta nel 1978 su Paragone presentato da Giovanni Raboni. è un poeta, traduttore, giornalista pubblicista e professore ordinario di Critica Letteraria e Letterature Comparate. Ha insegnato nelle università di Parma, Bergamo, Milano IULM, Torino. Attualmente e' professore ordinario di Critica Letteraria e Letterature Comparate presso l'Università degli studi di Cassino. Dal 1989 è direttore della rivista sulla teoria e pratica della traduzione poetica «Testo a fronte» e dal 1991 è curatore dei Quaderni italiani di poesia contemporanea, pubblicati ogni due anni. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e romanzi. Le sue opere sono state incluse in varie antologie di poesia italiana contemporanea. Ha tradotto tra gli altri Keats, Donald Barthelme, Robert Fergusson, George Byron, Coleridge, Rudyard Kipling, Oscar Wilde, e Yeats.
www.francobuffoni.it
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Conversazione di Livio Partiti con Patrizia Patelli
PATRIZIA PATELLI
"FACCIAMO POSTO"
ZONA CONTEMPORANEA
"Facciamo posto" è un reality tutto italiano che mette in palio un posto di lavoro. I sei concorrenti, disoccupati o quasi, vengono reclutati dopo un'accurata selezione. Provengono da varie parti d'Italia ma hanno in comune la necessità di ricostruirsi un'identità e l'impossibilità di farlo da soli. Le loro vite verranno setacciate dagli autori del programma che vogliono dimostrare che la chiave di ogni riuscita è la bellezza e che la bellezza può essere insegnata. Un mantra scandisce le puntate: - la bellezza è intelligenza - la bellezza è potere - la bellezza è amore - la bellezza è successo. Ma l'Italia sta cambiando e forse non è più vero che è vero solo ciò che si vede.
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"GLI ULTIMI OCCHI DI MIA MADRE"
PATRIZIA PATELLI
SIRONI EDITORE, 2009
«Non c’è niente che io guardi che non vedano anche gli occhi tuoi. Mai mi sei stata vicina come adesso che sei morta. Vedi tutto, ascolti tutto, fai tutto quello che faccio io. Non ti ho mai portata con me da nessuna parte. Tu neanche, ma tu non andavi da nessuna parte.»
Una figlia racconta la madre, una donna difficile, inflessibile, con la quale non si può che vivere in battaglia. Racconta tutto, senza reticenze: scrive del corpo trasfigurato dalla malattia, della morte che arriva. Parla alla madre come non ha mai fatto in vita, ci combatte, infine vi si immedesima. E impara il modo di lasciarla andare.
Una figlia si affida alla scrittura per conservare la memoria della madre. E, per non perderne nulla, racconta tutto: anche il brutto, il terribile, l’osceno. La malattia. Nel racconto, fin dalle prime pagine, la malattia trasfigura il corpo della madre e diventa l’ultima occasione della figlia per ripercorrere le tappe di un rapporto conflittuale e doloroso, dalle durezze dell’infanzia, alle incomprensioni dell’adolescenza fino all’immedesimazione nell’identico ruolo di madre. E per riuscire finalmente a sentire prossima e familiare quella donna inflessibile e remota.
Scritto in una lingua arroventata e convulsa, in capitoli brevi come fiammate, Gli ultimi occhi di mia madre si inserisce nella tradizione dei romanzi che raccontano l’immedesimazione e il distacco, la differenza e la ripetizione tra madri e figlie e figlie e madri. Ma se ne distingue per violenza e lucidità, e riesce a raggiungere ciò che sta oltre le storie singole, per raccontare il corpo, la morte, la maternità.
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Conversazione di Livio Partiti con Nicla Vassallo
NICLA VASSALLO
BREVE VIAGGIO TRA SCIENZA E TECNOLOGIA, CON ETICA E DONNE
ORTHOTES EDITRICE
Una volta superati i “sermoni retorici”, che da più parti si fanno sulla pericolosità della scienza, e quando siano stabiliti i confini tra la conoscenza scientifica e le sue applicazioni tecnologiche, si capisce meglio l’indipendenza della scienza dalla questione etica del bene e del male. Ciò tuttavia non comporta l’aver già risolto tutti i problemi che sono legati alla tecnologia, anche nelle sue ricadute sul corpo femminile, né si può dire superata la necessità di ricordare che l’aspirazione al conoscere rientra nella stessa costituzione dell’essenza umana. Tornare a chiedersi che cos’è la scienza serve piuttosto a limitare il ruolo dei valori non epistemici, che possono al limite entrare nel contesto della scoperta, ma non in quello della giustificazione dell’impresa scientifica.
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Nicla Vassallo, professoressa di Filosofia teoretica presso l’Università di Genova, collabora regolarmente all’inserto "Domenica" de Il Sole 24 Ore e alle pagine culturali di altre riviste e quotidiani. Le sue innovative ricerche riguardano, da una parte, la natura della conoscenza nelle sue tante declinazioni, dall’altra alcune specifiche forme di sapere che presuppongono categorie ontologiche, nonché le relazioni tra filosofia e scienza. Tra i suoi libri: Teoria della conoscenza (2003), Filosofia delle donne (con P. Garavaso, 2007), Knowledge, Language, and Interpretation (con M.C. Amoretti, 2008), Piccolo trattato di epistemologia (2010), Per sentito dire. Conoscenza e testimonianza (2011), Conversazioni (con A. Longo, 2012). Ha curato: Donna m’apparve (2009), Reason and Rationality (2011), Orlando in ordine sparso. Poesia 1983-2013 (2013). Il matrimonio omosessuale è contro natura! "Falso", Laterza (2015). Per Orthotes ha pubblicato Breve viaggio tra scienza e tecnologia, con etica e donne (2015).
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Conversazione di Livio Partiti con Igiaba Scego
IGIABA SCEGO
"ADUA"
GIUNTI EDITORE
"Ti ho dato il nome della prima vittoria africana contro l’imperialismo. Io, tuo padre, stavo dalla parte giusta. E non devi mai credere il contrario. Dentro il tuo nome c’è una battaglia, la mia…"
Il ritratto di una donna, Adua, alla ricerca di sé in un lungo viaggio dalla Somalia a Roma.
Igiaba Scego nel suo romanzo ci racconta la storia di una donna matura, Adua, che vive a Roma da quando ha diciassette anni. Adua è una Vecchia Lira, così i nuovi immigrati chiamano le donne giunte nel nostro paese durante la diaspora somala degli anni Settanta. Ha da poco sposato un giovane immigrato sbarcato a Lampedusa e ha con lui un rapporto ambiguo, fatto di tenerezze e rabbie improvvise. Adua è a un bivio della sua vita: medita di tornare in Somalia, paese che non ha più visto dallo scoppio della guerra civile. Ormai è sola a Roma (la sua amica Lul è già rientrata in patria), per questo confida i suoi tormenti alla statua dell’elefantino del Bernini che regge l’obelisco in piazza Santa Maria sopra Minerva. Piano piano racconta a questo amico di marmo la sua storia: suo padre Zoppe, ultimo discendente di una famiglia di indovini, lavorava come interprete durante il regime fascista e negli anni Trenta baratta involontariamente la sua libertà con la libertà del suo popolo. Adua, fuggita dai rigori paterni e dalla dittatura comunista, approda a Roma inseguendo il miraggio del cinema.
Romanzo a due voci, quella di un padre e di una figlia, Adua indaga il loro rapporto impossibile e ci racconta il sogno di libertà che ha consumato in modi e tempi diversi le vite di entrambi.
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Igiaba Scego è nata a Roma nel 1974. Collabora con «Internazionale», «Lo straniero», «la Repubblica». Tra i suoi libri: Pecore nere, scritto insieme a Gabriella Kuruvilla, Laila Wadia e Ingy Mubiayi (Laterza 2005); Oltre Babilonia (Donzelli 2008); La mia casa è dove sono (Rizzoli 2010, Premio Mondello 2011), Roma negata (con Rino Bianchi, Ediesse 2014). Esperta di transculturalità, adora gli elefanti, i gatti, il parmigiano, la cedrata e Caetano Veloso.
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Conversazione di Livio Partiti con Diego Cugia
DIEGO CUGIA
NESSUNO PUO' SFRATTARCI DALLE STELLE
MONDADORI
La notte in cui Mandela muore in Sudafrica, Massimo Pietro Cruz è uno dei centoventi milioni di europei caduti in povertà. Dopo un passato come autore di musical e varietà televisivi ha perso tutto. Ora è solo, in un casale nel bosco, con l'unica compagnia di due cani lupo e una pecora, ad aspettare che, all'alba, il padrone di casa e l'ufficiale giudiziario arrivino a rendere esecutivo lo sfratto. Improvvisamente, sente un rumore al piano di sotto.
Scende le scale e trova un piccolo intruso. Sulle prime pensa a un ladruncolo. Ma chi è davvero quel ragazzino che dice di chiamarsi come lui e sogna di scrivere il romanzo di un bambino che incontra se stesso a sessant'anni per scoprire come sarà da grande?
E quella del piccolo sosia non è che la prima delle imprevedibili visite che Massimo Pietro riceverà quella notte...
Sospeso tra il Canto di Natale di Dickens e la magia del Piccolo Principe, Cugia scrive un libro meraviglioso e sorprendente come il più bello dei regali. Una favola incantata che contiene una parte di confessione autobiografica e una riflessione sul destino e sulle costellazioni familiari, le scelte nostre e dei nostri antenati che ci hanno portato a essere quel che siamo. Soprattutto ci ricorda che possiamo perdere tutte le cose materiali ma resteremo eternamente ricchi finché nel nostro cuore, anche il più buio e solitario, brillerà la stella della fantasia.
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Diego Cugia di Sant'Orsola è uno scrittore e sceneggiatore italiano. Dopo i suoi esordi come autore di varietà per la radio, poi di show televisivi, attualmente si dedica al cinema e alla narrativa. Fra i suoi romanzi più apprezzati dai lettori: No (Bompiani, 2001) e presso Mondadori Alcatraz (2000), Il Mercante di Fiori (2002), Un amore all'inferno (2005) e Tango alla fine del mondo (2013).
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Conversazione di Livio Partiti con Daniele Novara
DANIELE NOVARA
"MEGLIO DIRSELE"
Imparare a litigare bene per una vita di coppia felice
RIZZOLI EDITORE
Silenzi tenuti troppo a lungo, incomprensioni che si ingigantiscono e poi esplodono, un dispiacere mai confessato che si trasforma in rabbia. E una società in cui sono radicalmente cambiati i punti di riferimento che hanno puntellato i legami affettivi negli ultimi decenni. Quali sono i motivi per cui una coppia "scoppia"? E, soprattutto, come possiamo imparare a evitare che accada? Secondo Daniele Novara, massimo esperto di gestione dei conflitti in Italia, la soluzione non è quella di cercare di evitare a tutti i costi gli attriti. Al contrario, per costruire una vita di coppia solida e piena è necessario imparare a "dirsele", ma nel modo giusto. Partendo dalla sua trentennale esperienza con coppie e genitori, Novara sfata il pericoloso luogo comune che amarsi significhi vivere sempre in armonia e spiega come trasformare gli inevitabili disaccordi che ogni relazione comporta in un'occasione di ascolto e rinnovamento reciproco. In un percorso che tocca le diverse fasi della vita di coppia, l'autore offre preziosi orientamenti e indicazioni pratiche per governare, con soddisfazione di entrambi, gli inevitabili conflitti. Perché, con i giusti accorgimenti, è possibile "evolvere reciprocamente e diventare sempre più se stessi insieme al partner".
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Daniele Novara, pedagogista, nato a Piacenza nel 1957, ha fondato e dirige il CPP (Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti). È docente del Master in Formazione Interculturale presso l’Università Cattolica di Milano. È responsabile scientifico della Scuola Genitori. Ogni mercoledì sera gioca a calcetto con gli amici, ama le trattorie, il buon vino e cantare in compagnia. Appassionato di arte e film appena ha un momento libero si intrufola in una mostra o al cinema. È autore di numerosi libri, fra gli ultimi: Litigare con metodo. Gestire i litigi dei bambini a scuola, con C. Di Chio (Erickson, 2013); Litigare fa bene. Insegnare ai propri figli a gestire i conflitti per crescerli più sicuri e felici (BUR Rizzoli, 2014); Urlare non serve a nulla. Gestire i conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita (BUR Rizzoli, 2014); È meglio dirsele. Saper litigare per una vita di coppia felice (BUR Rizzoli) in uscita a settembre 2015.
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Conversazione di Livio Partiti con Paolo Nucci
PAOLO NUCCI
DA GRANDE ANCH'IO. APRI GLI OCCHI
In occasione della XIII Edizione di BergamoScienza viene presentato per la prima volta al pubblico Da grande anch’io, innovativo progetto educativo ideato e realizzato dall’associazione culturale e di promozione sociale Mercurio, già promotrice di Pinksie the Whale ospite del festival lo scorso anno.
Da grande anch’io è un progetto educativo dedicato agli studenti della scuola secondaria di primo grado che, attraverso lezioni-spettacolo, giochi interattivi, laboratori, workshop e quiz, si confronteranno con una nuova idea di scienza e affronteranno un viaggio entusiasmante di conoscenza ed esplorazione della vita e del mondo. Il progetto accompagnerà i ragazzi alla scoperta di se stessi in un periodo di importanti cambiamenti psico-fisici, grazie alla maggiore conoscenza del funzionamento del corpo umano e del suo dialogo con la scienza e le sue nuove frontiere, e li metterà a diretto contatto con i grandi protagonisti della scienza e della cultura contemporanea (scienziati, medici, artisti, fotografi, musicisti, sportivi etc).
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ll Prof. Paolo Nucci è Docente di Malattie dell'Apparato Visivo all'Università degli Studi di Milano, Direttore della Clinica Oculistica Universitaria dell'Ospedale San Giuseppe, e presidente della Società Italiana di Oftalmologia Pediatrica.
Professore Associato di Malattie dell'Apparato Visivo dell' Università di Milano, si occupa in particolare delle patologie oculari infantili e rappresenta uno dei punti di riferimento nazionali per le anomalie della motilità oculare (strabismo del bambino e dell'adulto e delle problematiche neurologiche degli strabismi paralitici). E' docente di Malattie dell'Apparato Visivo nel corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano presso il Polo San Giuseppe. Attualmente è Direttore dell'U.O. Oculistica - Clinica Oculistica Universitaria dell'Ospedale San Giuseppe di Milano.
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Conversazione di Livio Partiti con Gian Marco Marzocchi
GIAN CARLO MARZOCCHI
DISLESSIA: IMPARIAMO A CONOSCERLA
BERGAMOSCIENZA
Varie abilità visive, attentive e cognitive sono implicate nell'impegno scolastico dello studente, con differenti gradi di rilevanza ai fini della lettura. Il prof. Maffioletti presenterà l'aspetto visivo: se alcune delle abilità visive di base degli studenti sono inadeguate o inefficienti, questi esprimeranno difficoltà nella decodifica della lettura. Il dottor Marzocchi presenterà gli aspetti cognitivi correlati alla lettura: un'abilità complessa e correlata allo sviluppo. La prof.ssa Possenti descriverà la sua attività di sensibilizzazione e approfondimento delle tematiche, nonché di supporto vero e proprio ai colleghi insegnanti direttamente coinvolti nell'applicazione didattica mentre il dottor Facoetti illustrerà lo stato dell'arte della ricerca sull'attenzione visiva spaziale. Un particolare ringraziamento alla professoressa Antonella Giannellini, Responsabile DSA,Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, che tratterà il tema dell'inclusività e dei bisogni educativi speciali.
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Gian Marco Marzocchi.
Psicologo, Ricercatore Universitario in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Milano-Bicocca dal 2003. Svolge attività clinica presso il Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Neuroscienze presso la SISSA di Trieste. È docente di temi legati ai disturbi neuropsicologici dello sviluppo dal 1997.
Si occupa principalmente di Disturbi dell’Apprendimento Scolastico e di Disturbi di Attenzione e Iperattività (ADHD). Socio fondatore dell'Associazione Italiana Disturbi di Attenzione Iperattività (AIDAI) e dell’Associazione Italiana Ricerca e Intervento in Psicopatologia dell’Apprendimento (AIRIPA-Lombardia). Autore di una decina di libri in lingua italiana e circa 50 articoli pubblicati su riviste italiane ed internazionali.
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Conversazione di Livio Partiti con Rocco Pinto
PORTICI DI CARTA - TORINO
ROCCO PINTO
Nona edizione per Portici di Carta, uno degli appuntamenti irrinunciabili della Torino d’inizio autunno. Per un intero week-end, i portici di via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice si trasformano in una libreria lunga oltre due chilometri. Più di cento librai, bouquinistes e piccoli editori. L’edizione 2015 è dedicata a Sebastiano Vassalli. All’Oratorio di San Filippo il Corner Eventi ospita tutto il giorno incontri, presentazioni, reading, spettacoli. Fra gli autori Andrea Bajani, Arturo Brachetti, Alessandro Barbero, Giuseppe Culicchia, Fabio Geda, Antonio Manzini, Paola Mastrocola, il ricordo di Luca Rastello, Bruno Gambarotta che presenta la nuova mappa WalkTo. Sotto il colonnato e sul sagrato della Chiesa di San Filippo lo spazio per i più piccoli. Lungo il percorso gli spettacoli del Festival dell’Oralità Popolare. E domenica 11 tornano le Passeggiate di Portici di Carta – quattro più una per i più piccoli - alla scoperta dei luoghi letterari di Torino.
In aggiunta al grande appuntamento di maggio con il Salone Internazionale del Libro - attraverso Portici di Carta, il Salone Off 365 e le altre iniziative nel corso dell’intero anno - la Fondazione per il Libro conferma il suo impegno nel promuovere l’amore per il libro e la lettura in ogni luogo e per tutte le età.
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Portici di Carta è la più grande manifestazione italiana en plein air dedicata ai libri e alla lettura e imperniata sul coinvolgimento diretto dei librai. Torna con la sua nona edizione a Torino sabato 10 e domenica 11 ottobre 2015.
Portici di Carta è un progetto del Salone Internazionale del Libro, promosso da Città di Torino e Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, realizzato con il sostegno di Regione Piemonte e Fondazione Crt e la partecipazione dei librai piemontesi coordinati da Rocco Pinto. La presidente della Fondazione per il Libro, Giovanna Milella, così illustra l’edizione 2015: «Portici di Carta è una manifestazione unica in Italia, per la sua formula che sposa in modo armonioso la festa per tutti con la qualità culturale e il rapporto privilegiato con il pubblico dei migliori festival letterari. È uno fra i progetti più importanti, in cui la vocazione internazionale del Salone viene messa a frutto quale servizio reso alla città e al territorio».
Sotto i due chilometri di portici di via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice, per due intere giornate oltre 120 librerie indipendenti, di catena, antiquarie e remainders offrono migliaia di titoli dei generi più diversi. Accanto a loro trovano spazio anche circa 40 piccoli e medi editori piemontesi, presenti grazie al sostegno della Regione Piemonte. L’intero percorso dei portici è suddiviso in 18 tratti tematici che raggruppano in modo omogeneo le bancarelle a seconda del genere proposto.
Da quest’anno Portici di Carta si presenta: su ogni bancarella, una scheda con i dati e le informazioni essenziali (nome, indirizzo, telefono, e-mail, sito web e una fotografia) permette di riconoscere ogni libreria, di ritrovarla e di tornarci a manifestazione conclusa. Ogni libraio, inoltre, consiglia ed espone il libro che ritiene più significativo. Le schede, le foto e la lista dei Libri di Portici di Carta 2015 sono tutte sul sito www.porticidicarta.it.
Portici di Carta propone come sempre un ricco programma di incontri con l’autore, presentazioni, reading, tavole rotonde. Il Corner Eventi quest’anno è ospitato nell’Oratorio di San Filippo Neri (via Maria Vittoria, 5), capolavoro barocco del 1715 di Filippo Juvarra che i restauri hanno appena restituito al suo splendore. Fra gli autori: il primo romanzo di Arturo Brachetti, Alessandro Barbero, Paolo Cognetti, Giuseppe Culicchia, Fabio Geda, Antonio Manzini, Paola Mastrocola, Vittorio Nessi.
Lo Spazio Bambini - allestito nell’adiacente porticato e sagrato della Chiesa di San Filippo Neri - offre ai più piccoli letture, laboratori, giochi e animazioni a tema letterario.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.
Ogni edizione di Portici di Carta è dedicata al ricordo di importanti figure della letteratura italiana. Quest’anno l’omaggio è doppio: a Sebastiano Vassalli e a Luca Rastello.
Domenica mattina tornano inoltre le cinque Passeggiate di Portici di Carta, itinerari alla scoperta dei luoghi letterari di Torino, realizzati in collaborazione con Alba Andreini dell’Università di Torino.
E in piazza San Carlo e in via Roma per l’intera giornata le animazioni del Festival dell’Oralità Popolare, a cura della Rete di Cultura Popolare.
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Conversazione di Livio Partiti con Virginia Bertone
MONET
Dalle Collezioni del Musée d'Orsay
Torino - Gam
fino al 31 gennaio 2016
VIRGINIA BERTONE
curatrice della mostra e conservatrice Gam Torino
Dopo la mostra di Degas nel 2012 e quella dedicata a Renoir nel 2013, la collaborazione tra la Città di Torino e l’asse Musée d’Orsay e gruppo Skira si rinnova con una straordinaria esposizione dedicata a Claude MONET (1840-1926), capofila della grande stagione impressionista accanto a Manet, Renoir, Degas, Pissarro, Sisley e Cézanne.
Il Musée d’Orsay, che conserva la più importante collezione di opere di Claude Monet, ha concesso oltre quaranta capolavori per dare vita a una strabiliante mostra monografica incentrata sul maestro.
Sono presenti in mostra alcune opere di carattere eccezionale, mai presentate prima in Italia: un esempio su tutti è quello del grande frammento centrale della Colazione sull’erba, opera fondamentale nel percorso di Monet per la precoce affermazione di una nuova, audace concezione della pittura en plein air, rappresentativa di un passaggio cruciale che culminerà con l’Impressionismo.
La mostra documenta, proprio a partire da opere capitali come la Colazione sull’erba, momenti decisivi del percorso di Monet sino al 1886, anno in cui l’artista realizza l’emblematica figura intrisa di luce dello Studio di figura en plein air: donna con parasole girata verso destra, affiancando a essa capolavori come il dipinto Rue Montorgueil a Parigi. Festa del 30 giugno 1878, con l’immagine delle bandiere che si sfaldano nella luce parigina o Le ville a Bordighera (1884) che restituisce gli sfolgoranti colori che Monet registra nel suo primo soggiorno nella Riviera ligure.
A evocare la ricchezza dell’ultima parte della produzione dell’artista sono altre presenze d’eccezione, note al grande pubblico: le due straordinarie versioni della La cattedrale di Rouen. Il portale con tempo grigio (Armonia grigia) e La cattedrale di Rouen. Il portale e la torre Saint-Romain in pieno sole: qui il gioco di scelte cromatiche quasi antitetiche rimanda alla messa a punto di serie e ripetizioni che egli compone tra gli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, mentre in Londra, il Parlamento, effetto di sole nella nebbia, l’architettura monumentale del parlamento inglese è ormai pressoché dissolta nella luce.
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CATALOGO MOSTRA "MONET" - EDIZIONI SKIRA
L’opera del pittore francese attraverso i capolavori dei due musei parigini.
Il volume, a corredo dell’importante rassegna torinese (la più grande mai realizzata sull’artista in Italia) illustra il percorso artistico di Claude Monet attraverso oltre sessanta dipinti provenienti dai musei d’Orsay e dell’Orangerie, le due istituzioni parigine che ne custodiscono l’opera.
Nato a Parigi nel 1840, Claude Monet viene considerato il padre dell’Impressionismo, il movimento che rivoluzionò la pittura europea della fine dell'Ottocento. Nessun artista più di Claude Monet (1840-1926) ha cercato di catturare l’essenza della luce sulla tela. Di lui Cézanne soleva dire: “Monet non è che un occhio, ma, buon Dio, che occhio!”. Tra tutti gli impressionisti, fu lui a rimanere sempre totalmente aderente al principio di fedeltà assoluta alla sensazione visiva, dipingendo direttamente l’oggetto sulla tela.
Dalle prime prove, al Salon, alla storica esposizione del gruppo impressionista nel 1874, dalla scoperta della pittura en plein air all’estrema avventura della Ninfee, il volume ricostruisce l’itinerario artistico di Monet attraverso opere capitali come Le déjeuner sur l’herbe, La cathédrale de Rouen e La rue Montorgueil à Paris. Gli straordinari dipinti presentati in questo catalogo documentano tutti i momenti e le svolte della prolifica carriera artistica di Monet, permettendo di ricostruire la parabola artistica del maestro impressionista dagli esordi alla maturità..
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Conversazione di Livio Partiti con Lorenza Bravetta
CAMERA
CENTRO ITALIANO PER LA FOTOGRAFIA
LORENZA BRAVETTA
DIREZIONE CAMERA
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ha aperto al pubblico il 1° ottobre 2015, istituendo in Italia una struttura per accedere alla fotografia nazionale e internazionale attraverso un dialogo aperto con artisti e istituzioni.
Mediante studi, sperimentazioni e attività dedicate alla fotografia, l’offerta culturale di CAMERA vuole stimolare il confronto, suscitare domande e approfondire il racconto della realtà attraverso le immagini. Il linguaggio della fotografia sarà studiato in ogni sua forma in modo trasversale e i risultati messi in mostra senza eccezioni di genere o funzione.
CAMERA promuove una rete internazionale di individualità e istituzioni, la cui collaborazione è volta a sviluppare nuovi progetti che portino l’esperienza e le molteplici potenzialità della fotografia a un pubblico ampio ed eterogeneo.
La sede – 2000 mq – si trova in Via delle Rosine 18, all’interno del complesso di proprietà dell’Opera Munifica Istruzione denominato Isolato di Santa Pelagia, nell’edificio in cui fu aperta la prima scuola pubblica del Regno d’Italia.
Il Centro contribuirà alla vitalità di un quartiere già animato dalla presenza di enti culturali come il Museo Nazionale del Cinema, Palazzo Reale, il Museo Egizio e numerose gallerie private.
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CAMERA proporrà ogni anno tre esposizioni principali e una serie di cinque/sei mostre complementari.
Organizzerà e accoglierà mostre antologiche di artisti affermati, collettive tematiche, così come progetti che investigheranno le più recenti ricerche dei giovani fotografi. Ampio spazio sarà dato all’approfondimento della fotografia anonima, familiare e d’archivio.
La programmazione espositiva affronterà i differenti generi e le diverse pratiche della fotografia, oggi sempre più in dialogo con le altre discipline dell’arte e non solo. Tutte le mostre saranno prodotte o co-prodotte da CAMERA in associazione con altre istituzioni italiane e internazionali.
CAMERA si impegnerà nella valorizzazione del patrimonio archivistico fotografico italiano attraverso diverse attività, fra cui il riordino, la catalogazione, la meta-datazione e la realizzazione di mostre e pubblicazioni su materiali provenienti da fondi pubblici e privati.
Ambito principale dell’intervento di CAMERA saranno gli archivi fotografici di enti e professionisti che hanno fatto la storia della fotografia italiana, documentando i cambiamenti sociali ed economici del paese.
L’obiettivo a lungo termine del progetto è di costruire una piattaforma che consenta a ricercatori, operatori culturali e al pubblico di accedere ai contenuti visivi dei fondi fotografici italiani, convogliati in un sistema archivistico digitale condiviso.
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Conversazione di Livio Partiti con Davide Camarrone
FESTIVAL DELLE LETTERATURE MIGRANTI
DAVIDE CAMARRONE
DIREZIONE ARTISTICA
Le letterature migrano i popoli, li accompagnano da una storia all’altra. I nostri mondi si sono fatti vicini. Noi sapevamo già che era uno solo. Le guerre tornano a minacciarci. Noi riprendiamo i nostri libri, torniamo a sognare con le parole e a scrivere storie nuove e ad usarne di antiche. Cu avi lingua, passa u mari.
Palermo è stata di tanti popoli, fino alle cacciate. Oggi, Palermo torna ad essere città tutto porto e l’Unesco riconosce il Patrimonio arabo normanno. Gli intrecci e le architetture a più voci dicono sempre di città ricche e interessanti. Chiudersi al mondo è assopirsi, rinunciare al futuro.
Questo è il Festival delle Letterature che migrano tra i popoli e tra le culture e da un genere all’altro. Esistono tante Letterature, e Migrazioni è il tema che meglio definisce il nostro tempo: Comunicazione e Memoria ci avvicinano. Questo Festival si offre al Mediterraneo e al mondo per ricordare le nostre Storie comuni, per riflettere sul Contemporaneo, per dare al Futuro un volto gioioso.
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Davide Camarrone (Palermo, 1966) è un giornalista che coniuga l’impegno sociale con l’attività di scrittore. Ha pubblicato diversi romanzi e reportage letterari e ha vinto il premio Kaos con “Lampaduza” (Sellerio), in cui racconta come l’isola è diventata capitale dell’accoglienza e dei diritti umani.
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Conversazione di Livio Partiti con Alberto Garlini
ALBERTO GARLINI
"PIANI DI VITA"
MARSILIO EDITORI
Tre vite si incrociano in un condominio alla periferia di Treviso: Marco, sceneggiatore quarantenne, viene da Roma per vendere l'appartamento del padre defunto; Fatima, giovane donna reclusa in casa, immagina di riscattare la miseria della sua vita con sogni febbrili ed estemporanei; Achmet, marito di Fatima, licenziato dalla fabbrica, tampona a stento una disperazione sempre più evidente. Fatima è innamorata di Marco - o almeno immagina di esserlo -, Marco è gay e non sospetta nulla, Achmet crede che Marco abbia molestato Fatima. In Piani di vita Alberto Garlini sembra dirci che in fondo una realtà, una realtà vera, non esiste; esistono le storie che raccontiamo e che ci raccontiamo per dare sfogo ai desideri o per tenere a bada i mostri; e se si incastrino con le storie che inventano i nostri prossimi, è tutto da vedere. Qualcosa di reale si manifesta però, incidentalmente - forse provvidenzialmente -, come un'illuminazione o un oggetto estraneo la cui imprevedibile presenza s'impone. In questo romanzo è un cucciolo di tigre, fuggito da un miserabile circo accampato a poca distanza dal condominio, simbolo tanto inquietante quanto rassicurante dell'esistenza di una vita vera.
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Alberto Garlini è nato a Parma nel 1969. Vive a Pordenone. Ha pubblicato Una timida santità (2002) e Fútbol bailado (2004) per Sironi Editore, Tutto il mondo ha voglia di ballare (Mondadori, 2007), La legge dell'odio (Einaudi, 2012). Quest'ultimo, pubblicato da Gallimard, ha avuto un'ottima accoglienza anche in Francia. È tra i curatori della manifestazione culturale Pordenonelegge.
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Conversazione di Livio Partiti con Antonella Frontani
ANTONELLA FRONTANI
"TUTTO L'AMORE SMARRITO"
GARZANTI
Adele adora fermarsi a guardare l'orizzonte dove i confini del sole si perdono. Quel panorama le dona serenità, nonostante tutto. Nonostante il lavoro da giornalista in cui non si sente realizzata e i tanti sogni lasciati in un cassetto. La sua unica ragione di vita è Amata, sua figlia. Amata, che ha bisogno di lei più che mai, chiusa nel suo mondo fatto di melodie, spartiti e tasti del pianoforte. Ogni gesto, ogni pensiero, ogni scelta di Adele è per lei nei suoi giorni che scorrono sempre uguali. Fino a quando non conosce Pietro e il suo silenzio che non riesce a trovare una voce. Pietro è sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen e porta ancora dentro il gelo di quel tempo lontano. I suoni, i rumori, le immagini invadono i suoi incubi. Adele deve solo intervistarlo, poche semplici domande per poi lasciarsi tutto alle spalle. Ma ci sono incontri che cambiano la vita per sempre. Ci sono sguardi capaci di arrivare in luoghi dove il buio non ha lasciato spiragli. Ci sono persone a cui non si può mentire. E questo fa paura. Eppure, più Pietro tenta di fuggire davanti ai suoi fantasmi, più capisce che Adele è la sola che può aiutarlo a fare pace con sé stesso. Perché in lei riconosce i suoi stessi errori. E un dolore simile al suo. Un dolore che parla di un amore impossibile che non ha avuto il coraggio di vincere il destino. Di ferite mai rimarginate. Di scelte senza riscatto. Per la prima volta si sentono vicini a qualcuno senza finzioni né scappatoie. Ma quando il passato torna con la sua forza dirompente, c'è solo una strada da percorrere. La strada più difficile. Quella della verità. A ogni costo. Tutto l'amore smarrito è un esordio potente che lascia una traccia profonda nell'animo di chi lo legge. Antonella Frontani con una penna decisa e suggestiva ci regala una storia che sorprende ed emoziona. Un romanzo in cui la memoria incontra il perdono e l'amore ritrova la speranza. Perché chiudere i conti con il passato è difficile, ma la partita con la vita non è finita fino all'ultima mossa.
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Antonella Frontani, giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva, vive a Torino. Tutto l'amore smarrito è il suo primo romanzo.
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Conversazione di Livio Partiti con Diego Siragusa
ALAN HART
IL SIONISMO
PREFAZIONE DI DIEGO SIRAGUSA
ZAMBON EDITORE
"La ricostruzione puntigliosa e documentata con cui Hart illumina le trame, gli inganni e i raggiri mediante i quali i sionisti coartarono il voto delle Nazioni Unite, e come costrinsero Truman ad appoggiare il loro progetto, nonostante la sua riluttanza, mette una pietra tombale su ogni pretesa di 'ripulire' il sionismo dalla cloaca in cui è sempre stato."
Diego Siragusa
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Alan Hart, giornalista inglese, è stato corrispondente capo di Independent Television News, presentatore di BBC Panorama e inviato di guerra in Vietnam. Ha lavorato a lungo in Medio Oriente, dove, nel corso degli anni, ha conosciuto personalmente i maggiori protagonisti del conflitto arabo-israeliano. Le sue conversazioni private con personaggi quali, ad esempio, Golda Meir e Yasser Arafat gli hanno permesso di conoscere verità spesso taciute all’opinione pubblica. Autore di una biografi a di Arafat e della trilogia “Sionismo, il vero nemico degli Ebrei” è fra i promotori dell’iniziativa “La verità sull’11 settembre”. Hart è fiero di essere un pensatore indipendente e di non essere mai stato membro di alcun partito o gruppo politico. Alla domanda sul motivo del suo impegno, lui rispose: “Ho tre figli e, quando il mondo andrà in pezzi, voglio essere in grado di guardarli negli occhi e dire: Non prendetevela con me. Io ci ho provato.”
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Conversazione di Livio Partiti con Alessio Mussinelli
ALESSIO MUSSINELLI
"NEMMENO HOUDINI"
FAZI EDITORE
Sarnico, lago d’Iseo, agosto 1938.
La vedova Moranti, dopo una lunga e scrupolosa ricerca di un nuovo collaboratore domestico, assume Esperanto Barnelli, giovane avvenente quanto avido, che la convincerà ad acquistare, tra le altre cose, una villa sul lago di Garda, una motocicletta e un’auto di lusso, con il pretesto di farle conquistare le attenzioni dell’amato D’Annunzio, morto in realtà già da tempo. In paese, intanto, Metello Patelli, detto il Bruttezza, insegue il proprio sogno di diventare organista della parrocchia ma don Fulvio Martinelli, il nuovo reverendo, gli mette i bastoni fra le ruote. Mentre l’infatuazione della Moranti verso il maggiordomo inizia a scemare, e Metello decide di fondare un’orchestrina per dar sfogo alla propria passione, la vedova scopre d’avere un figliastro: l’emaciato e delicatissimo Archemio, organista provetto.
Da qui, mille colpi di scena – un finto prete, un baule pieno di documenti, un buffo incidente stradale, un tesoro nascosto in fondo al lago – fino al rocambolesco finale in cui, come in una commedia delle più classiche, tutti i fili si scioglieranno in una piacevole soluzione. Gli abitanti del piccolo centro affacciato sul lago sono i protagonisti di questa storia vivace e piena di intrecci. Lo stile garbato e l’ironia dell’autore fanno del romanzo un tenero e appassionato omaggio all’esuberante vita di provincia dell’Italia che fu.
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Alessio Mussinelli è nato e vive in provincia di Bergamo, a due passi dal lago d’Iseo. Laureato in Lettere, ha conseguito il diploma di Master in scrittura e produzione per la fiction e il cinema presso l’Università Cattolica di Milano. Appassionato di dolci e fai-da-te, è tastierista in un gruppo di musica da ballo e si dedica con grande trasporto alla scrittura. Nel 2013, con Fazi, ha pubblicato Nemmeno le galline.
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Conversazione di Livio Partiti con Rita Bignante
RITA BIGNANTE
"SENZA PARI ALLO SPECCHIO"
LA CARAVELLA EDIZIONI
Questa è una storia vera, sebbene rivisitata con le “ali” della fantasia: amore, ossessione e somiglianze pericolose... Il passato flirta col presente e “radici antiche” riecheggiano in sottofondo, come in un bisbiglio, ma sempre latente...
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Rita Bignante, ama viaggiare. Legge e scrive per passione e per un’esigenza dell’anima, coccolando, fra una pagina e l’altra, i suoi tesori a quattro zampe e le sue phalaenopsis. Con la Caravella editrice ha già pubblicato il romanzo Un incantesimo lungo una notte, 3' Premio Concorso Internazionale "Marchesato di Ceva" 2014, Finalista al "Priamar" Lions Club Savona 2015.
Rita Bignante, presenta il suo libro al "Circolo dei Lettori" di Torino il 7 ottobre.
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Conversazione di Livio Partiti con Massimo Tarenghi
MASSIMO TARENGHI
BERGAMOSCIENZA
DOMENICA 4 OTTOBRE, ORE 11.30
ASTRONOMIA OGGI: NUOVI STRUMENTI, NUOVE SCOPERTE
Gli ultimi 50 anni hanno visto una rivoluzione nella conoscenza dell’universo. Nuovi telescopi a terra e nello spazio, nuovi strumenti e rivelatori hanno permesso di esplorare il cielo dalle onde radio ai raggi gamma con incredibile dettaglio. Le scoperte di energia oscura e materia oscura, la conferma di esistenza di altri sistemi planetari e buchi neri ci hanno fatto capire la bellezza e complessità del mondo dove viviamo. Nella conferenza si ripercorrerà la storia dell’astronomia degli ultimi 50 anni e si esplorerà il grande future che ci aspetta grazie alla messa in funzione di telescopi ancor più potenti.
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Massimo Tarenghi nato a Monza il 30-7-1945, laureatosi all’Università di Milano in fisica,dopo un periodo allo Steward Observatory in Arizona ha iniziato come borsista all’ ESO nel 1977 per poi diventare membro del personale internazionale dell’ ESO dal 1979 . Direttore,nel periodo 1983 – 1991,del Progetto del Telescopio di Nuova Tecnologia ( NTT) dell’ESO finanziato dall’ingresso dell’ Italia e la Svizzera nell Organizzazione. Dal 1988 ha assunto varie responsabilita nel progetto VLT ( Very Large Telescope), per poi diventare nel 1991 Program Manager del VLT e Direttore della Divisione del VLT . Ricoprendo inoltre dal gennaio 1996 all'ottobre 1999 la posizione di Direttore dell'Osservatorio di Paranal. Dall'aprile 2003 all'aprile 2008 ricoprire la responsabilita di Direttore di ALMA .e dal 2008 al 2013 e’ stato il rappresentante dell’ESO in Cile.
Vincitore di un concorso nazionale di professore ordinario, nel periodo di 1985 - 1988 e’ stato professore di astrofisica all'Università di Milano.
I suoi interessi scientifici includono gli ammassii di galassie, la distribuzione della materia su grande scala, e nuclei attivi.
Ha ricevuto la nazionalita’ cilena “per grazia” nel 2013.
È membro dell'Accademia dei Lincei.
Commendatore della Repubblica Italiana
Decorato della “Bernardo O’Higg Grand Cross” dal governo cileno
Nel 2006 ha ricevuto “Premio Internazionale Barsanti e Matteucci”.
Nel 2013 ha ricevuto il premio “Tycho Brahe”
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Conversazione di Livio Partiti con Alessandro Bettonagli
ALESSANDRO BETTONAGLI
BERGAMOSCIENZA
BergamoScienza è un Festival di divulgazione scientifica che dal 2003, grazie all’intuito e alla volontà di un gruppo di amici, Soci dell’Associazione Sinapsi, coinvolge la città proponendo un programma fitto di eventi gratuiti. Lo scopo è portare la scienza "in piazza” e renderla fruibile a tutti, soprattutto ai giovani e alle scuole.
Nel 2005 è nata l’Associazione BergamoScienza: tra i Soci Fondatori vi sono, oltre al gruppo ideatore del progetto, l’Università degli Studi di Bergamo, l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura di Bergamo, Confindustria Bergamo e UBI Banca. Con il Comune di Bergamo e la Provincia di Bergamo tra i Soci Ordinari, la manifestazione si svolge quest'anno con l'Adesione del Presidente della Repubblica.
Sono molti gli eventi che rendono il Festival, in programma ogni anno nelle prime due settimane di ottobre, una manifestazione di grandi scoperte, incontri ed emozioni: conferenze, tavole rotonde, mostre, laboratori interattivi, spettacoli e molto altro fanno di BergamoScienza uno degli appuntamenti più attesi dell'autunno.
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Conversazione di Livio Partiti con Massimo Arcangeli
LA PAROLA CHE NON MUORE
CIVITA DI BAGNOREGGIO
2/4 OTTOBRE 2015
MASSIMO ARCANGELI
DIREZIONE ARTISTICA
La parola che non muore, che si svolge sotto la direzione artistica di Massimo Arcangeli e di Giancarlo Liviano D'Arcangelo, parte dalla necessità della conservazione della memoria libraria e della memoria poetica che prende a modello la Commedia di Dante, simbolo di una poesia universale che continua a parlare, in tante lingue disseminate per il mondo, a milioni e milioni di lettori. La memoria poetica sarà chiamata innanzitutto in causa da un'esperienza di lettura che vedrà coinvolti alcuni poeti italiani di maggior esperienza, ognuno dei quali leggerà sue composizioni e porterà con sé un “testimone”. Sempre alla poesia sono poi dedicati, all'interno della manifestazione: una serata di lettura della più significativa poesia novecentesca (Una difficile eredità); un incontro pomeridiano (Tandem) che vedrà lavorare in coppia, per la realizzazione di un progetto di lavoro in comune, giovani poeti e giovani poetesse; un'esperienza di lettura incentrata su una versione della Divina Commedia in calabrese dell'Ottocento (una delle due sole versioni integrali del poema – l'altra è in veneziano – realizzate in quel secolo) e, a partire dalla “traduzione” in milanese di Carlo Porta, sulla sfida raccolta, in quanto a scelta del dialetto, dal poeta Franco Loi. Quanto alla memoria libraria, durante la manifestazione sarà annunciata l'inaugurazione (prevista per la fine dell'anno corrente) di una Casa del libro, aperta a tutti, nella sede messa generosamente a disposizione dall'amministrazione comunale. Una casa nella quale confluiranno i libri che i partecipanti, gli organizzatori, gli ospiti e i semplici spettatori avranno voluto donare, cui si aggiungeranno quelli che arriveranno via via in seguito. Una casa che un mese all'anno (quello in cui non sarà aperta al pubblico) si trasformerà in residenza per un poeta, uno scrittore, uno studioso, un giornalista, un regista o un artista perché ne faccia, per quel mese, luogo di ritiro, di concentrazione, di riflessione per il suo lavoro. Arricchiranno il programma varie altre iniziative centrate sulla parola e, a complemento del tutto, un contest rivolto alle scuole del territorio nel quale si chiederà ai partecipanti di comporre una poesia o un testo per musica (i relativi incipit saranno pubblicati su Twitter, hashtag #poesiasenzabarriere). Ai migliori testi per ciascuna delle due categorie sarà assegnata una dotazione in dizionari e libri.
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Conversazione di Livio Partiti con Grazia Lissi
GRAZIA LISSI
"IL CORAGGIO DI RESTARE"
LONGANESI
La profonda crisi economica, la burocrazia asfissiante, la schiacciante pressione fiscale. Sono mille i motivi che possono spingere un imprenditore a lasciare l’Italia, a spostare la produzione all’estero, in Paesi dove la forza lavoro ha un costo infinitamente più basso. Molti hanno ceduto e cedono a questa tentazione. Altri, al contrario, resistono. E lo fanno perché credono profondamente che la scelta di restare in Italia, nonostante le molte difficoltà, possa fare la differenza e, nel lungo periodo, ripagare gli sforzi. Questo libro racconta le storie di diciotto imprenditori italiani che hanno deciso di restare. Come José Rallo, delle cantine Donnafugata di Marsala, o Pina Amarelli, presidente dell’omonima azienda calabrese di liquirizia, che hanno strettamente legato lo sviluppo delle loro imprese alla tutela del territorio. O come la famiglia Damiani, che con i suoi gioielli ha riportato nel mondo la maestria del distretto orafo di Valenza. Alcuni dei protagonisti di questo libro hanno avuto la forza di proporre idee nuove che hanno conquistato i mercati internazionali. Paolo Fazioli, che ha trasformato un’azienda di mobili in una produzione di pianoforti tra i migliori al mondo. Antonio Zamperla, che costruisce giostre per i grandi parchi di divertimento dei cinque continenti, fra cui Coney Island, e Alberto Biancheri, floricoltore che a forza di sperimentare e ibridare ha rilanciato la «Riviera dei Fiori» sul mercato internazionale. Altri hanno saputo rinnovare e rilanciare l’azienda dopo una difficile crisi, come Ali Reza Arabnia, che ha portato la Geico Taikisha ai vertici del mercato mondiale degli impianti per la verniciatura auto. Impegno, creatività, coraggio: le vite di questi imprenditori sembrano romanzi, ma sono tutte vere. E italiane.
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Grazia Lissi, fotografa e giornalista, inizia a lavorare a Parigi, effettuando reportage e ritratti di personaggi, attori, scrittori, artisti. Sue le foto del libro Diario di bordo di Vasco Rossi. Ha realizzato la mostra fotografica L’Ora della Luce. La preghiera dei monaci. Nel 2012 ha pubblicato, con il biblista Bruno Maggioni, il libro Solo il necessario. Collabora con diversi periodici e con L’Eco di Bergamo, Treccani Pem, ilsole24ore.com. È nata a Como, dove vive.
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Conversazione di Livio Partiti con Cristina Battocletti
CRISTINA BATTOCLETTI
DIALOGHI DI TRANI
BORIS PAHOR
Boris Pahor racconta attraverso le domande di Cristina Battocletti - con cui ha scritto la sua autobiografia "Figlio di nessuno" (Rizzoli, 2012, premio Manzoni come miglior romanzo storico) - l'amicizia con Stéphane Hessel che nasce dalla tragica esperienza del lager. Pahor, autore del pluripremiato "Necropoli", 103 anni, vuole ricordare l'amico e scrittore francese, già autore di "Indignatevi!", scomparso nel 2013, con cui ha condiviso l'esperienza di Dora Buchenwald. Anche l'orrore può generare bellezza.
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Cristina Battocletti, giornalista, lavora alla Domenica de Il Sole 24 Ore dove cura gli spettacoli, segue i festival cinematografici e la letteratura balcanica. Ha scritto a quattro mani la biografia di Boris Pahor che ha vinto il premio Manzoni per il miglior romanzo storico.
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CRISTINA BATTOCLETTI
Conversazione di Livio Partiti con Matteo Corradini
MATTEO CORRADINI
IMPROVVISO SCHERZO NOTTURNO
ILLUSTRAZIONI DI PIA VALENTINIS
RUE BALLU EDIZIONI
Il libro è dedicato al grande musicista romantico Fryderyk Chopin. Le illustrazioni sono di Pia Valentinis. “Perfino i rami smettono di agitarsi, tutto fa silenzio per ascoltare Fryderyk. Non è mai uscito niente di così bello dal mio container. Quando Fryderyk finisce e i camionisti salutano per andare a dormire, gli angeli battono le mani dai loggioni tra le nuvole…”.
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Nato nel 1975, Matteo Corradini è ebraista e scrittore. Pubblica con Rizzoli, Salani, Einaudi Scuola. Dottore in Lingue e Letterature Orientali con specializzazione in lingua ebraica, si occupa di didattica della Memoria e di progetti di espressione. Dal 2003 fa ricerca sul ghetto di Terezin, in Repubblica Ceca, recuperando storie, oggetti, strumenti musicali. È tra i curatori del festival scrittorincittà (Cuneo). Fa parte del team di lavoro del MEIS, Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (Ferrara). Collabora con Avvenire - Popotus. Prepara conferenze musicali e regie teatrali. Tra i suoi ultimi libri, Annalilla (Rizzoli), La repubblica delle farfalle (Rizzoli), Improvviso scherzo notturno (RueBallu).
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Conversazione di Livio Partiti con Roberto Ippolito
CON PASOLINI 2015
CONVERSAZIONE CON ROBERTO IPPOLITO, DIRETTORE ARTISTICO
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Conversazione di Livio Partiti con Pietrangelo Buttafuoco
PIETRANGELO BUTTAFUOCO
TORINO SPIRITUALITA'
I FANTASMI DELL'INFELICITA'
La cupa e infinita tristezza che deriva dall’afasia dei sentimenti: questo il “poco meno” che ci allontana dal divino, l’alito demoniaco che soffia infelicità sulla terra. La vera dannazione dell’uomo non sta infatti nel consegnarsi a piaceri e tentazioni, ma nell’incapacità di svuotarsi di sé, nel non sapere intraprendere l’abbandono come chi invece, poco meno che goccia, trova negli altri l’oceano.
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Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista, scrive su Il Fatto e Il Foglio. È ospite fisso del programma Mix24 in onda su Radio24. Il feroce saracino (Bompiani 2015) è l’ultima pubblicazione.
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Conversazione di Livio Partiti con Maria Nadotti
JOHN BERGER
"CATARATTA"
GALLUCCI HD
TORINO SPIRITUALITA'
MARIA NADOTTI E JOHN BERGER
Costretti a osservare la realtà attraverso semplificazioni e interpretazioni che incrinano la nostra capacità di orientarci nel presente, immersi nell’oscurità artificiale di un mondo sempre più disconnesso, abbiamo bisogno di persone che non abbiano paura di muoversi al buio. Una riflessione su cosa voglia dire fronteggiare lo smarrimento di un mondo percepito a frammenti.
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Maria Nadotti, giornalista, saggista, consulente editoriale e traduttrice, scrive di teatro, cinema, arte e cultura per testate italiane e estere tra cui Il Secolo XIX, Il Sole 24 Ore, Lo Straniero, L’Indice. Collabora con il settimanale Internazionale.
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Conversazione di Livio Partiti con Maria Chiara Giorda
TORINO SPIRITUALITA'
DOMENICA 27 SETTEMBRE ORE 18.30
CHIESA DI SAN FILIPPO NERI
LA LOGICA DELLA VITA
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Conversazione di Livio Partiti con Francesco Cordero
TORINO SPIRITUALITA'
IL CALAPRANZI
DI HAROLD PINTER
ALBA - TEATRO SOCIALE
DOMENICA 27 SETTEMBRE, ORE 21
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Conversazione di Livio Partiti con Sergio Claudio Perroni
SERGIO CLAUDIO PERRONI
RENUNTIO VOBIS
BOMPIANI EDITORE
TORINO SPIRITUALITA'
In un luogo non luogo, in un tempo scandito da una clessidra, si confrontano e scontrano a colpi di versi tratti dall’Antico e Nuovo Testamento un Vecchio stanco e sofferente che ha rinunciato al soglio pontificio, e un Ospite, misterioso frate indifferente alla fragilità umana che gli sta di fronte. Sergio Claudio Perroni affronta un evento della storia recente che ha sconcertato il mondo e ne fa un racconto straniante e visionario.
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Sergio Claudio Perroni, editor e traduttore di narrativa inglese e francese (ha tradotto, tra gli altri, Houellebecq, Ellroy e Foster Wallace), è autore di Nel ventre (Bompiani 2013) e Renuntio vobis (Bompiani 2015).
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